“Vasco mi ha scelta perché sono una ragazzaccia”
Vuole proteggerla, la ragazzina Irene. “Credevo nelle favole. Finché presi la prima mazzata, un amore finito male quando ero adolescente: conobbi la rabbia e il dolore. Qualcosa che ti scava e lascia disillusa, e che ti porti dentro anche da adulta. Ma decenni dopo è successo qualcosa di ina sp et tat o”. Cosa? “Qu el la persona ha chiesto scusa per avermi fatto soffrire. Oggi è mio marito. Questo è il regalo della vita. Il dolore può preparare un riscatto”.
SORRIDE, LA GRANDI. Guarda indietro alla sua storia e prova tenerezza per la giovinetta che “dopo quello smacco trasformava la sconfitta in una totale attitudine rock: buttati, mi dicevo. Fregatene! Così andavo sulla spiaggia in mezzo a una comitiva di sconosciuti, senza presentarmi. E cantavo. Il chitarrista è quello che non rimorchia mai, suona mentre gli altri pomiciano. Io simpatizzai con lui, che mi portò per la prima volta in uno studio. Ecco, quello era il mio destino”. Del resto, in casa l’avevano svezzata con le pappe più succulente del rock’n’roll. “Mamma ascoltava Lou Reed. Io scoprii di amare quegli irregolari che mi invitavano a essere diversa. Gli Stones, i Police. I grandi cerimonieri del suono black: cantavo e ballavo imitando Prince. E James Brown. Il funk di Lenny Kravitz e Terence Trent D’Arby, il soul di
Sade e Aretha. In famiglia consumavamo anche i primi dischi di Vasco”.
Quel maturo signore che oggi tempesta Irene di messaggi da Los Angeles: “Mi scrive: ‘Vai, sei una bomba, spacchi tutto, fantastica’”. E glielo ripeterà di persona il 19 e 20 giugno al Circo Massimo, quando la cantautrice aprirà i concertoni del Blasco.
Una lunga storia d’amicizia, quella tra Grandi e Rossi. Il primo approccio fu nel 2000: “Al mio discografico venne l’idea vincente: Vasco aveva già regalato a Patty Pravo Dimmi che non vuoi morire, così avan
Mamma ascoltava Lou Reed: scoprii allora di amare gli irregolari come me, dagli Stones a Prince
zammo la proposta al re del rock italiano. Al massimo ci dirà di no, pensavamo. Invece gli piacque il mio atteggiamento ribelle, quello di Bum BumeIn vacanza da una vita. Vasco vedeva la mia personalità, gli anfibi indossati senza rinunciare alla femminilità, quel caratteraccio maschile che mi spinge a non comportarmi, sul palco, come un’educanda. A me piace allargare le gambe...”. Ride, temendo di essere fraintesa. “Mentre canto, beninteso!”.
Vasco le cucì addosso La tua ragazza sempre. Tre anni più tardi rinsaldò la collaborazione: “Prima di partire per un lungo viaggioera un titolo profetico, il viatico per un cambiamento profondo nella mia vita. Stavo ripudiando il dovere di compiacere gli altri. Dovevo instaurare un confronto anche duro, ma sincero, con me stessa. Non ha senso andare a caccia di approvazione a tutti i costi. E ora mi piaccio così, con i miei pregi e difetti. In stato di grazia, definitivamente curata e salvata dal potere della musica, la rabbia trasformata in una potente energia positiva”. Quella che traspare da Finalmente io, la sua proposta sanremese (comparirà nel repackaging dell’ultimo album Grandissimo), di nuovo firmata da Vasco e Gaetano Curreri. Uomini che amano le donne e le ritraggono con intuizione psicoanalitica. “Questo è il dialogo che mi serve, lo scambio con autori e musicisti per indagare sulla mia anima. Il rock è una vibrazione misteriosa che non ti deve far vergognare di ciò che sei, è un modo per denudarsi davanti agli altri, restando vestita, e sentendoti bella. Se volessi trasgredire fino in fondo urlerei parolacce a bocca piena, nel mezzo di una canzone, davanti a milioni di telespettatori. Perché no?”. Nel festival avvelenato dalle polemiche sulle donne, Irene Grandi invita tutte a “cercare la strada verso ciò che ci fortifica, invece che pensarci solo vittime. Siamo libere di girare come meglio crediamo. Sentiamoci ganze”.