Il Fatto Quotidiano

“Vasco mi ha scelta perché sono una ragazzacci­a”

- » STEFANO MANNUCCI

Vuole proteggerl­a, la ragazzina Irene. “Credevo nelle favole. Finché presi la prima mazzata, un amore finito male quando ero adolescent­e: conobbi la rabbia e il dolore. Qualcosa che ti scava e lascia disillusa, e che ti porti dentro anche da adulta. Ma decenni dopo è successo qualcosa di ina sp et tat o”. Cosa? “Qu el la persona ha chiesto scusa per avermi fatto soffrire. Oggi è mio marito. Questo è il regalo della vita. Il dolore può preparare un riscatto”.

SORRIDE, LA GRANDI. Guarda indietro alla sua storia e prova tenerezza per la giovinetta che “dopo quello smacco trasformav­a la sconfitta in una totale attitudine rock: buttati, mi dicevo. Fregatene! Così andavo sulla spiaggia in mezzo a una comitiva di sconosciut­i, senza presentarm­i. E cantavo. Il chitarrist­a è quello che non rimorchia mai, suona mentre gli altri pomiciano. Io simpatizza­i con lui, che mi portò per la prima volta in uno studio. Ecco, quello era il mio destino”. Del resto, in casa l’avevano svezzata con le pappe più succulente del rock’n’roll. “Mamma ascoltava Lou Reed. Io scoprii di amare quegli irregolari che mi invitavano a essere diversa. Gli Stones, i Police. I grandi cerimonier­i del suono black: cantavo e ballavo imitando Prince. E James Brown. Il funk di Lenny Kravitz e Terence Trent D’Arby, il soul di

Sade e Aretha. In famiglia consumavam­o anche i primi dischi di Vasco”.

Quel maturo signore che oggi tempesta Irene di messaggi da Los Angeles: “Mi scrive: ‘Vai, sei una bomba, spacchi tutto, fantastica’”. E glielo ripeterà di persona il 19 e 20 giugno al Circo Massimo, quando la cantautric­e aprirà i concertoni del Blasco.

Una lunga storia d’amicizia, quella tra Grandi e Rossi. Il primo approccio fu nel 2000: “Al mio discografi­co venne l’idea vincente: Vasco aveva già regalato a Patty Pravo Dimmi che non vuoi morire, così avan

Mamma ascoltava Lou Reed: scoprii allora di amare gli irregolari come me, dagli Stones a Prince

zammo la proposta al re del rock italiano. Al massimo ci dirà di no, pensavamo. Invece gli piacque il mio atteggiame­nto ribelle, quello di Bum BumeIn vacanza da una vita. Vasco vedeva la mia personalit­à, gli anfibi indossati senza rinunciare alla femminilit­à, quel caratterac­cio maschile che mi spinge a non comportarm­i, sul palco, come un’educanda. A me piace allargare le gambe...”. Ride, temendo di essere fraintesa. “Mentre canto, beninteso!”.

Vasco le cucì addosso La tua ragazza sempre. Tre anni più tardi rinsaldò la collaboraz­ione: “Prima di partire per un lungo viaggioera un titolo profetico, il viatico per un cambiament­o profondo nella mia vita. Stavo ripudiando il dovere di compiacere gli altri. Dovevo instaurare un confronto anche duro, ma sincero, con me stessa. Non ha senso andare a caccia di approvazio­ne a tutti i costi. E ora mi piaccio così, con i miei pregi e difetti. In stato di grazia, definitiva­mente curata e salvata dal potere della musica, la rabbia trasformat­a in una potente energia positiva”. Quella che traspare da Finalmente io, la sua proposta sanremese (comparirà nel repackagin­g dell’ultimo album Grandissim­o), di nuovo firmata da Vasco e Gaetano Curreri. Uomini che amano le donne e le ritraggono con intuizione psicoanali­tica. “Questo è il dialogo che mi serve, lo scambio con autori e musicisti per indagare sulla mia anima. Il rock è una vibrazione misteriosa che non ti deve far vergognare di ciò che sei, è un modo per denudarsi davanti agli altri, restando vestita, e sentendoti bella. Se volessi trasgredir­e fino in fondo urlerei parolacce a bocca piena, nel mezzo di una canzone, davanti a milioni di telespetta­tori. Perché no?”. Nel festival avvelenato dalle polemiche sulle donne, Irene Grandi invita tutte a “cercare la strada verso ciò che ci fortifica, invece che pensarci solo vittime. Siamo libere di girare come meglio crediamo. Sentiamoci ganze”.

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Ansa “In vacanza da una vita” Irene Grandi sul palco dell’Ariston con Bobo Rondinelli
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