Il dottor Verdone e la sua commedia molto “scorretta”
IN SALA DAL 26 A quarant’anni dal debutto con “Un sacco bello”, il cineasta firma un’opera divertente e classica con protagonista una équipe medica, allergica al politicamente corretto
Carlo Verdone si smarca, “non è un omaggio ad Amici miei, nonostante gli scherzi”. Piuttosto, si professa discepolo di Pietro Germi, il primo a “fare della commedia cinema d’autore”. Eppure, sarà che tra il suo professor Umberto Gastaldi, chirurgo internista vocato all’oncologia, e il primario Alfeo Sassaroli che fu di Adolfo Celi il parallelo regge, sarà che battute quali “Quasi quasi me faccio les b i ca ” ( Anna Foglietta) sembrano riecheggiare il Melandri, l’in di me nt ic at a zingarata di Mario Monicelli (1975) non è questa sconosciuta per Si vive una volta sola, che riporta il regista romano dietro la macchina da presa a quarant’a nn i dall’esordio Un sacco bello (1980).
DAL 26 FEBBRAIO in sala con Filmauro, che produce, e Vision, prossimamente su Amazon Prime Video insieme a tutti i film di Verdone, la commedia corale trova i propri protagonisti in sala operatoria: l’équipe di Gastaldi è formata dall’a ssistente Corrado Pezzella (Max Tortora), la strumentista Lucia Santilli ( Anna Foglietta) e l’anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo). A unirli non solo l’amicizia e gli scherzi ai danni della vittima designata Amedeo, ma anche la divaricazione tra il successo professionale e le difficoltà nel privato: c’è chi aveva la moglie “z o cc o l a”; chi si ritrova con una figlia strappona, Tina (Mariana Falace), avuta incidentalmente da un’in fe rmi er a; chi ha una consorte dedita ai tartufi, e non solo quelli; chi ha un bello e possibile (Sergio Muniz), chissà se in esclusiva. Si tira a campare, ma quando un referto non lascia scampo tocca abbandonare la corsia e mettersi per strada: verso Sud, verso una Puglia di mare e masserie d el ux e, per accompagnare un amico nell’ultimo viaggio.
Tranquilli, il voltaggio sarà pure esistenziale, lo spettro del cancer-movie dietro l’angolo, ma l’unico colpo letale che Verdone, alla scrittura con Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino, assesta è alle commedie pudiche e compite ultime scorse, alle Feste trascorse senza i peti e i rutti dei cinepanettoni che furono, ai Pinocchi benigni e i migranti a modino di Zalone: qui i culi si vedono, i “cazzo!” si urlano, i ménage à trois e quatre non si risparmiano, e nemmeno il Kamasutra, i preservativi small e gli “hot dog” porcelloni tra le coltri.
CI SONO – e se la cavano egregiamente – P ap al eo , Tortora e Foglietta a lasciare sotto i ferri il bon ton e, perché no, il politically correct, ma anche Boldi e De Sica si sentirebbero a proprio agio, sentite qua: “Io co’ ‘sto culo c’ho fatto il picco d’ascolti”, “Fatte fa’ ’na scopata con David Bowie”, “Chi è? Sto cazzo”, “Scopi solo col vento a favore”, “Ho fatto una vomitata straordinaria, sto benissimo”, “Ho capito perché quella colite ulcerosa, lei ce gioca troppo con quel culo”, “Q ua nd o viene (orgasmo, ndr) morde”, “Ma quale cazzo di bananone!”. Insomma, il Paradiso può attendere, e forse è davvero una buona novella: il glioblastoma è lo spauracchio, ma anche il Papa ha bisogno del tagliando, e la cistifellea sotto osservazione viene proprio da Un sacco bello.
La competenza fa rmaceutica di Verdone è notoria, non è la prima volta che incarna un medico – però il chirurgo è inedito – e la confidenza col camice è palpabile, nondimeno l’obiettivo è più il mutuo che il pronto soccorso: “Quanti ne conosco di fenomeni con una vita privata che non corrisponde alla venerazione del pubblico”. Capita, come a questi quattro, che “tra noia e scherzi l’amicizia degeneri”, nondimeno, Verdone confessa di aver burlato i propri affetti a più riprese, con esiti infausti: il figlio calciatore, cui simulò una telefonata del segretario di Totti desideroso di conoscerlo, non gli parlò per un mese e mezzo; la madre, che si ritrovò la casa sottosopra e la passata di pomodoro per terra a mo’ di sangue, quasi ci rimase.
Dopo Benedetta follia, Si vive una volta solaconferma su spartiti diversi il buono stato di salute e di famiglia – Papaleo, Tortora e Foglietta sono indovinati e possono tornare – di Carlo, ma c’è un corpo estraneo da contenere se non rimuovere: tra relais, bollicine e auto, un product placement im ba ra zzante, anche per gli standard Filmauro. Non se lo merita, Verdone.
Un cast tutto da ridere
“Non è un omaggio ad ‘Amici miei’, nonostante gli scherzi”. Carlo si ispira piuttosto a Germi, il primo a “fare della farsa un film d’autore”