Faccia d’angelo, la dura vita dell’ex padrino
Il crepuscolo di Felice Maniero: denunciato dalla compagna e picchiato in carcere
Risse, un occhio nero, provvedimenti disciplinari, minacce e pure un memoriale sui suoi anni criminali che tira in ballo la ex che lo ha fatto finire nuovamente in cella. Oltre a una nuova collaborazione con i magistrati veneti. C’è di tutto nella nuova vita dietro le sbarre di Felice Maniero, in carcere dal 19 ottobre con l’accusa di aver maltrattato la compagna Marta Bisello, per 24 anni al suo fianco. Ieri mattina per l’ex boss del Brenta doveva iniziare il processo a Brescia, città dove viveva sotto falso nome e dove è stato arrestato. L’udienza è durata meno di un’ora. Maniero voleva essere presente ma il ministero della Giustizia prima e il giudice poi hanno detto no. “Questioni di sicurezza”. E sulla sua incolumità fisica Maniero ne sa qualcosa se è vero che da alcuni giorni ha un occhio nero. Regalo di un ergastolano nel carcere di Voghera. A oggi, l’ex boss pentito ha già subito 30 giorni di provvedimenti disciplinari per non aver rispettato le regole carcerarie. Dura la vita da (ex) collaboratore che ha pure incassato una denuncia da un altro carcerato. Il napoletano Gennaro Polizzy, condannato per aver ucciso a bastonate un amico, che in una querela ha raccontato di un piano che Maniero avrebbe avuto per ucciderlo. Il caso è sul tavolo del sostituto procuratore di Brescia, Lorena Ghibaudo, che ieri ha appesantito il carico di accuse nei confronti di
“Faccia d’angelo”.“Ha minacciato la figlia, il figlio, una cognata e continuato a maltrattare psicologicamente la compagna”. Tutto durante cinque mesi di detenzione. La figlia 18enne, ascoltata a inizio febbraio, ha negato tutto: “Non mi ha minacciata, rimango neutrale tra i miei genitori”. Di diverso avviso il figlio maggiore: “Papà mi ha detto che se non avessi convinto Marta a ritirare la denuncia mi avrebbe fatto sequestrare l’appartamento”. Marta Bisiello non ha ritirato le accuse nei confronti del temuto ex. A inizio mese in una stanza della questura di Firenze ha detto: “Confermo tutto”. E ancora: “Mia figlia mi ha detto che Felice non vuole farsi altri 5 anni di carcere. Mi ha fatto dire a chi dovevo scrivere per ritirare tutto: alla Procura di Brescia, al tribunale, all’avvocato Luca Broli che lo difende. E se non lo avessi fatto sarebbe andato a parlare alla Dda di Venezia”. Ma di cosa? “Quando ero rinchiuso nel carcere di Novara gestivo dalla cella la mia organizzazione mafiosa tramite pizzini che lei portava dentro e fuori e che dava o a mia madre o ad altri componenti della banda del Brenta” ha scritto a mano su un foglio a quadretti ora agli atti dell’inchiesta. “Lei ha comprato appartamenti con i soldi assolutamente illeciti. E lo sapeva. Così come dell’evasione che avevo personalmente organizzato dal carcere di Padova”. Verità o vendetta? “È tutto dimostrabile”.
Voghera È di nuovo in galera dal 19 ottobre, accusato di aver maltrattato Marta Bisello