Processo ai capi del porto: “Abusi e falsi pro Grimaldi”
Adesso non c’è più spazio per le polemiche. Il ministro dei Trasporti del Pd, Paola De Micheli, dovrà prendere una d ec i si on e sui vertici de ll’Aut ori tà Portuale di Livorno: ieri il giudice per l’udienza preliminare Mario Profeta ha rinviato a giudizio il presidente Stefano Corsini, il Segretario Generale Massimo Provinciale con l’accusa di abuso d’ufficio e falso ideologico e l’ex dirigente dell’area Demanio dell’Autorità portuale (oggi ad Ancona) Matteo Paroli. Questi sono accusati dalla Procura di Livorno di aver favorito illegalmente il gruppo Grimaldi provocando danni milionari per l’erario e interferendo nella libera concorrenza.
Per questo a processo con loro andranno anche quattro imprenditori, uno referente al gruppo Grimaldi, il manager Costantino Baldassarra, l’amministratore della Seatrag Autostrade del Mare Massimiliano Ercoli e i cugini omonimi con grossi interessi nel porto di Livorno, Corrado Neri. Il giudice invece ha deciso di non dover procedere nei confronti dell’ex presidente dell’Authority, l’avvocato Giuliano Gallanti deceduto nel giugno scorso. La prima udienza è fissata per il 9 giugno prossimo. Il gup di Livorno Profeta ha quindi confermato l’ipotesi accusatoria della Procura che, grazie al lavoro della Guardia di Finanza guidata dal colonnello Gaetano Cutarelli, aveva scoperto una gestione illecita del porto per parecchi anni: secondo l’accusa, per ben 28 volte, le banchine sarebbero state affidate alla compagnia Grimaldi senza rispettare a pieno le necessarie procedure a evidenza pubblica. A febbraio scorso i vertici dell’Autorità portuale erano stati interdetti con il porto di Livorno che era rimasto decapitato per mesi, anche se il provvedimento di interdizione è stato annullato a luglio dalla Cassazione. Ieri però è arrivato il rinvio a giudizio.