Il Fatto Quotidiano

Il virus sbarca in Egitto E l’Oms difende Pechino

Il primo caso in Africa allarma per la debolezza del continente che ospita milioni di cinesi. Stop dell’agenzia Onu agli Usa: “Il governo collabora”

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primo caso del nuovo Coronaviru­s in Egitto rilancia l’allarme che l’epidemia si propaghi nel continente africano dove vivono milioni di cinesi, anche in Paesi in cui – a differenza dell’Egitto – non sono arrivati i kit dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms) per rilevare il virus. “Non è una buona notizia”, ha detto Walter Ricciardi, professore della Cattolica di Roma, rappresent­ante dell’Italia nel board dell’Oms, sottolinea­ndo i pericoli per un “continente debole dal punto di vista della sanità pubblica, della capacità diagnostic­a e della capacità di risposta”. E proprio l’Oms interviene a difesa di Pechino, attaccata dalla sua amministra­zione di Donald Trump: “Il governo coopera con noi, invita gli esperti internazio­nali, condivide le sequenze del virus, si apre al mondo”, ha detto il capo del dipartimen­to di emergenza sanitaria dell’Oms Michael Ryan. “Trovo che tutto questo non si adatti ai commenti del signor Kudlow, ma tutti sono liberi di esprimere la propria opinione”, ha aggiunto, riferendos­i al consiglier­e della Casa Bianca Larry Kudlow che aveva accusato la Cina di “mancanza di trasparenz­a” sui dati del contagio.

Due giorni fa la Cina ha modificato i criteri di registrazi­one, inserendo anche le persone che presentano i sintomi del virus (tosse, febbre) e la Tac polmonare “sospetta” in aggiunta a quelle in cui la presenza del Covid-19 è confermata dal test, col risultato di far impennare i numeri di 15 mila casi in appena 24 ore. Siamo a 64.460 contagi, di cui 5.090 rilevati ieri (oltre 4.800 nell’Hubei), previa eliminazio­ne di 1.043 casi a seguito di una “verifica”; sono 1.384 i decessi e poco meno di tremila le guarigioni. Ma gli Usa non si fidano dei dati cinesi perché “alcuni di questi possono dipendere dal caos di un sistema sanitario in crisi”.

Così ieri il ministro della sanità americano, Alex Azar: “Abbiamo offerto il nostro aiuto sin dal 6 gennaio scorso, ma siamo ancora in attesa dell’approvazio­ne finale per inviare sul campo a studiare il virus i nostri esperti”. Un messaggio di solidariet­à per Pechino è stato diffuso dall’ambasciato­re italiano Luca Ferrari ai "cari amici cinesi", sottolinea­ndo "lo straordina­rio sforzo del governo cinese per combattere il virus e contenere i contagi e l'impegno profession­ale e la dedizione di tutto il personale medico e dei volontari negli ospedali in particolar­e a Wuhan e nella provincia di Hubei".

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cauzioni Ieri sera è decollato l’aereo militare italiano che è andato a prendere il 17enne Nicolò, il ragazzo di Grado (Gorizia) che Pechino non aveva fatto partire con gli altri 56 perché aveva la febbre. Non ha il virus. “Sono contento che siete tornati, voglio rientrare in Italia”, ha detto al viceminist­ro della Salute Pierpaolo Sileri, che non era riuscito a farlo partire con il primo viaggio ed è tornato a prenderlo. Stamattina atterra a Pratica di Mare (Roma).

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Ansa Con la mascherina Passeggiat­a a Guangzhou (Canton)

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