Risiko nomine: Enel, Starace pronto al tris
Enel porta il Web a casa con Melita, la cui proprietà ha il manager come consulente
Francesco Starace, a giudicare da certe recenti iniziative, sembra in preda a una sindrome di onnipotenza. E infatti gli altri boiardi di Stato – che vivono con apprensione i giorni che precedono le nomine di primavera e li contano con l’ansia di chi non detiene il proprio destino, cioè la propria carriera – invidiano l’amministratore delegato di Enel senza ombre e senza macchie che attende la seconda riconferma come una semplice formalità dovuta e neppure richiesta.
Se necessario, in caso di inestricabile emergenza, il governo può implorare l’ingegnere Starace di immolarsi per salvare l’Eni. Altrimenti resta lì dov’è dall’epoca renziana, due mandati fa, e anzi suggerisce al governo di ribadire la fiducia anche al presidente Patrizia Grieco. E poi Starace vuole consolidare la posizione di Enel nel settore delle telecomunicazioni e non soltanto nel mercato energetico.
ALL’INIZIO fu reticente rispetto al progetto renziano di costruire una rete in fibra per Internet a controllo pubblico con Open Fiber, di cui Enel è azionista al cinquanta per cento con Cassa depositi e prestiti. Adesso protegge Open Fiber dalla fusione con l’infrastruttura di Telecom e anzi la supporta con accordi collegati a Enel. Quest’anno Enel ha ampliato il catalogo delle offerte commerciali con la proposta di un contratto unico per i clienti energia più Internet con la società maltese Melita, in gennaio sbarcata in Italia con al vertice Riccardo Ruggiero, ex di Telecom ai tempi di Marco Tronchetti Provera.
Melita ha firmato una convenzione con Open Fiber nel febbraio scorso, in estate il fondo Eqt l’ha comprata e in dicembre ha sottoscritto l’accordo con Enel. Eqt gestisce un capitale di 61 miliardi di euro e ha investimenti operativi per circa 40 miliardi, si muove in tre continenti e ha 110.000 dipendenti in Asia, Europa e Stati Uniti. E tra i consulenti citati nei documenti ufficiali c’è proprio Francesco Starace. Per ricapitolare: Starace ad di Enel ha siglato un patto con Melita di proprietà di Eqt che ha Starace tra gli “advisor”. Se non è un conflitto di interessi, come si dice al solito, si tratta di questione di opportunità. Enel non smentisce il rapporto di Starace con il fondo Eqt, ma lo descrive, però, come compatibile con il ruolo in Enel: “Non è senior advisor di Eqt, ma fa parte di un comitato consultivo che può essere interpellato dal fondo su specifici progetti che non riguardino in alcun modo l’energia, o nella fattispecie le tlc, o alcun settore in cui opera il gruppo Enel”.
In sostanza, il fondo Eqt cerca i consigli di Starace per tematiche estranee all’esperienza dell’ingegnere Starace. Quantomeno originale. Conclude Enel: “Questa attività è nota agli organi interni competenti ed è svolta nel rispetto delle regole di governance del gruppo”. Starace ha portato il titolo di Enel ai massimi storici. In Borsa capitalizza 85 miliardi. Nel 2019 i ricavi sono aumentati del 6 per cento e superano gli 80 miliardi, ma pure il debito è cresciuto, di dieci punti, e si attesta a 45,2 miliardi.
Il governo lo adora, è il manager che unisce Renzi, che lo volle, e il premier Giuseppe Conte, ma anche Cinque Stelle e Partito democratico. Starace è il perfetto ad di colore giallorosa. Era dai francescani di Assisi col premier Conte per il manifesto sull’economia verde. Ha concesso ai ministri Cinque Stelle l’auditorium di Enel – riservato agli eventi aziendali – per presentare, con la sacra teca, la tessera del reddito di cittadinanza. Sicuro di sé e dei risultati che ha raggiunto, anche se la Corte dei Conti ha invitato alla prudenza sul debito, Starace è diventato determinante con Open Fiber per le politiche su internet dell’Italia. Il cinquanta per cento di capitale permette a Enel di bloccare la vendita a Telecom e di sottolineare il doppio (e pericoloso) ruolo di Cassa depositi e prestiti: da una parte è socia alla pari di Enel, dall’altra è unica azionista pubblica di Telecom col 9,89 per cento.
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LA REPLICA DELLA SOCIETÀ
La consulenza fornita non riguarda l’energia o settori di cui si occupa Enel E il ruolo è noto agli organi interni dell’azienda
OPEN FIBER ha vinto le gare per impiantare la banda larga nelle zone a fallimento di mercato, le province più disagiate, i paesini di montagna o di periferia, ma è in clamoroso ritardo e ballano 2,5 miliardi di finanziamenti europei, oltre a un prestito di 3,5 miliardi di un consorzio europeo di tredici banche. La società è in trattativa con le banche per ridiscutere il debito e per aumentare gli investimenti e dunque si pone in aspra concorrenza con Telecom a danno anche di Cdp. Ogni tanto veline anonime fanno sapere che le negoziazioni proseguono, Open Fiber per Telecom vale 2,5 miliardi, per Enel il triplo. Hanno punti di vista diversi. Enel è perentoria sul l’argomento, che Telecom si rassegni: “Come più volte dichiarato, siamo soddisfatti del modo in cui svolge il mestiere per il quale è stata creata, ossia cablare in fibra il paese. La società non è interessata a schemi confusi di cui si sente parlare da tanto tempo e che non sono mai sfociati in nulla”. Starace è un tipo pratico. La confusione fa male.
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