La protesta non ferma la nave delle armi
Il cargo saudita attracca in porto, ripartirà per lo Yemen. Via libera anche dalla Farnesina
Come da tradizione anche per il ministero degli Esteri nulla osta al passaggio di armi destinate all’ esercito saudita impegnato nella guerra in Yemen. La legge 185 del 1990 che regola import/export e transito di armi in Italia non è stata ancora mai modificata (pende una proposta di legge del senatore M5S Gianluca Ferrara) e, quindi, le maglie larghe garantiscono che la Bahri Yanbu, la nave saudita carica di armamenti destinati alle forze armate impegnate in Yemen, possa proseguire il suo cammino.
LO HA DENUNCIATOanche ieri la 5Stelle Alice Salvatore, capogruppo in Consiglio regionale ligure. E del resto la Prefettura genovese, come raccontato dal Fatto , aveva sostenuto l’ inapplicabilità della legge 185: “Non sono coinvolte imprese italiane nella spedizione, il transito è regolare”.
Come avvenuto nei porti europei finora scalati (col caso estremo di Anversa, dove le autorità fiamminghe hanno impedito l’attracco), la nave ieri mattina è stata accolta anche a Genova da un presidio di associazioni pacifiste. La differenza è stata che per qualche ora, malgrado il mancato appoggio alla protesta da parte della Cgil (che a maggio in un caso analogo aveva indetto uno sciopero), i portuali hanno valutato la possibilità di astenersi dal lavoro, adducendo l’obiezione di coscienza sulla base proprio della 185. Nel primo pomeriggio, però, è arrivata la rinuncia e l’inizio delle operazioni di carico (di materiale civile).
“Senza iniziative sindacali, pensavamo di poterci appellare almeno a quella norma. Ma i rappresentanti del M5S, che avevamo investito della questione data la titolarità degli Esteri, ci hanno riferito del diverso avviso del Ministero”, racconta Jose Nivoi, delegato Filt Cgil ed esponente del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali. “Il Ministro Luigi Di Maio si è attivato con l’Uama (Unità autorizzazioni materiali armamento) per verificare l’applicabilità della norma. Ma la 185 negli anni passati è stata svuotata ed è per questo che il senatore Ferrara ha depositato un ddl per potenziarla in modo da impedire episodi simili”, sostiene Salvatore.
A CONFERMARLO è la Farnesina: “Il caso della Yanbu è un caso di transito. La 185 non si applica, perché non c’è passaggio doganale”. Una mozione sottoscritta da diverse forze parlamentari lo scorso 26 giugno impegnava il governo italiano a spingere in sede europea per l’adozione di un embargo comunitario alle forniture militari all’Arabia e ad “adottare gli atti necessari a sospendere le esportazioni di bombe d’aereo e missili che possono essere utilizzati per colpire la popolazione civile”. Intanto l’associazione Weapon Watch ha depositato un esposto in Procura. La norma è contraddittoria: vieta il transito di armamenti (quale che sia la nazionalità dello spedizioniere) verso “Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani” (e sulle violazioni saudite in Yemen non mancano le prese di posizione internazionali, citate anche dalla stessa mozione parlamentare), ma all’articolo 16 dice che il divieto non si applica alle armi “oggetto di transazioni commerciali all’estero da parte di soggetti residenti in Stati terzi”. Come quelle sulla Yanbu.
La Procura per il momento non si è pronunciata. Ma nei giorni scorsi una nave libanese, la Bana, è stata bloccata dagli inquirenti a Genova, sebbene il sospetto traffico d’armi fra Turchia e Libia fosse stato svelato dalla Marina francese, per giunta in acque internazionali.
Via libera
Per il ministero degli Esteri si tratta di un caso di transito: “Non c’è passaggio doganale”