Politica e ’ndrine, retata in Calabria: anche deputato FI e consigliere Fd’I
L’operazione Sul forzista deciderà Palazzo Madama. Ai domiciliari Domenico Creazzo, appena eletto in Regione con Fratelli d’Italia
“Questi sono tutti con noi... Perché sono vari ceppi là! Tutti in prima linea, stanno facendo l’ira di Dio”. È il 25 gennaio, vigilia delle elezioni regionali in Calabria. A parlare è Nino Creazzo, il fratello di Giuseppe, il sindaco di Sant’Eufemia D’Aspromonte candidato a consigliere regionale nella lista di Fratelli d’Italia.
I “tutti” che stanno facendo “l’ira di Dio” sono gli esponenti della cosca Alvaro di Sinopoli, stroncata ieri mattina con l’operazione “Eyphemos”, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto della Dda Giulia Pantano. Associazione mafiosa, traffico di armi, droga, ma anche voto di scambio. Sono 65 gli arresti eseguiti dalla squadra mobile: 53 in carcere e 12 ai domiciliari.
TRA QUESTI un consigliere regionale appena eletto e un senatore della Repubblica per il quale è stata presentata al Parlamento la richiesta di autorizzazione all’arresto. La misura cautelare è stata già eseguita, invece, nei confronti del neo consigliere regionale Domenico Creazzo che il 26 gennaio, con il partito della Meloni, ha rastrellato più di 8mila voti. Un risultato elettorale per il quale, secondo il gip Tommasina Cotroneo, il politico “è sceso a patto con la terribile e temibile ’ ndrangheta dei territori aspromontani”. Lo ha fatto utilizzando il fratello finanziere e massone Antonino Creazzo. È stato quest’ultimo a mettersi in contatto con Domenico Laurendi, ritenuto il capo di una delle fazioni criminali che si contendono il territorio di Sant’Eufemia
D’Aspromonte. Prima vicino al centrosinistra ( che lo aveva sponsorizzato come vicepresidente dell’Ente Parco d’Aspromonte) e adesso con il centrodestra. Sponda Lega o sponda Meloni, Domenico Creazzo non aveva problemi a cambiare casacca.
Non era importante il partito ma essere eletti e rispettare i patti con la cosca Alvaro: “Garanzia (del risultato elettorale)” in cambio di “garanzia (di soddisfacimento delle pretese della ’ndrangheta)”.
I contatti del presunto esponente del clan Alvaro con il fratello del sindaco erano funzionali a manifestare “quello che – scrive il gip – sarebbe stato il suo impegno personale nonché della sua cosca in supporto di Creazzo, ma già aveva messo sul tavolo quelle che sarebbero state le condizioni cui il politico avrebbe dovuto sottostare”.
In sostanza, una candidatura che “rientrava in un unitario progetto politico-mafioso”. Il progetto prevedeva l’interessamento di Nino Creazzo per avvicinare alcuni magistrati e aggiustare un processo.
Voto di scambio così come per il senatore di Forza Italia Marco Siclari per il quale il gip ha disposto gli arresti domiciliari. In attesa che il Parlamento decida, dall’inchiesta è emerso che il senatore è stato appoggiato dalla cosca Alvaro alle politiche del 2018. In cambio, due mesi dopo le elezioni, si è interessato per far ottenere il trasferimento a Messina a una dipendente delle Poste, figlia di un affiliato.
A battere cassa dal senatore Siclari è stato sempre Domenico Laurendi attraverso il medico Giuseppe Galletta finito agli arresti domiciliari. Quest’ultimo, nelle intercettazioni, rassicura il presunto boss sull’impegno del politico per i desiderata della cosca: “La prossima settimana dobbiamo parlare perché Tajani ( non indagato, ndr) a questo qua, Tajani, personalmente lo conosce a questo… questo qua è di Riccione”. Detto fatto: “In men che non si dica Laurendi veniva accontentato”.
IL GIP COTRONEOnon ha dubbi: “Come nelle migliori tradizioni ’ndranghetiste, anche la politica, tutta, è terreno elitario di interesse mafioso”.
“È un dato sconfortante che i politici si rivolgono alle cosche. – sono le parole del procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri –. Era indifferente se venivano candidati dalla Lega, da Fratelli d’Italia o da Forza Italia o altri partiti, purché ci fossero serie possibilità di essere eletti”.
“Ci domandiamo – è il commento del presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra – come si possa conciliare un assessore come il ‘capitano Ultimo’ che è stato voluto dal presidente Jole Santelli per la sua immagine di combattente la mafia e i voti di Creazzo”.
L’ordinanza
Per il gip la candidatura del consigliere “rientrava in un unitario progetto politico-mafioso”
Le accuse dei pm
Il parlamentare di FI sarebbe stato appoggiato dalla cosca Alvaro alle politiche del 2018
Mi domando: si può conciliare un assessore come il ‘capitano Ultimo’ e i voti di Nino Creazzo?
NICOLA MORRA