Altro che barbarie, la Ue elogia la legge Bonafede: “Benvenuta”
Lo stop dopo le sentenze di primo grado finalmente “è in linea con una richiesta specifica avanzata da tempo dalla commissione Ue”
■ La Commissione europea, nel rapporto semestrale sull’Italia, parla di “riforma positiva in linea con una raccomandazione specifica formulata da tempo”. Bruxelles soddisfatta anche per Spazzacorrotti e anti-evasione
Alt roche“ergastolo processuale ”. Altro che “barbarie”, frutto del“populismo giudiziario ”. La Commissione europea promuove la legge Bonafede in vigore da gennaio. Proprio quella che blocca la prescrizione dopo la sentenza di primo grado per tutti. Condannati e assolti.
“Nel gennaio 2020 – si legge nel rapporto semestrale sull’Italia – è entrata in vigore una riforma positiva che interrompe il decorso della prescrizione dopo una sentenza di primo grado, in linea con una raccomandazione specifica per il Paese formulata da tempo”.
INVECE, in Italia, per evitare una crisi di governo per l’opposizione interna dei renziani e in parte anche del Pd, si è arrivati al cosiddetto lodo Conte2 che, se diventerà legge (è nel ddl sulla riforma penale), stabilirà una prescrizione a doppio regime: bloccata definitivamente solo per i condannati in primo grado e appello.
Per il rapporto di Bruxelles la legge sulla prescrizione si porta dietro una riforma per sveltire i processi, come previsto dal ministro Bonafede: “Saranno necessarie misure per aumentare l’efficienza, in particolare nelle Corti d’appello dove ancora un 25% di casi è caduto in prescrizione nel 2018”. Nel documento, scritto prima dell’approvazione della riforma penale nel Consiglio dei ministri del 13 febbraio, si racconta delle proposte in ballo per migliorare il sistema giustizia, dalle notifiche elettroniche, ai giudici monocratici per alcuni processi d’appello e così via: “Una rapida adozione di queste misure potrebbe migliorare l’efficienza della giustizia penale e l’efficacia della lotta alla corruzione”. Insomma, una promozione anche della riforma penale, che dovrà essere approvata dal Parlamento. La stessa Commissione, però, mette in guardia sulle sanzioni disciplinari ai magistrati, già respinte dalle toghe, per violazione dei temi processuali prestabiliti, come prevede la riforma: “Dovrebbero essere attentamente monitorate per quanto riguarda il loro impatto sul funzionamento della magistratura”.
Bene, pure la legge Spazzacorrotti: “Il quadro anticorruzione è stato recentemente rafforzato, anche mediante la legge anticorruzione del gennaio 2019, ma deve essere completato”. Inoltre, l’ Ue mette sotto una luce positiva “il traffico di influenze illecite, configurato come reato in linea con le norme internazionali” e l’equiparazione di mafia e corruzione in modo da poter avere “gli stessi strumenti investigativi”. Ci sono, però, delle macchie ancora da cancellare, a cominciare dal conflitto di interessi: “Non esiste una regolamentazione che sanzioni i conflitti di interessi per i funzionari pubblici eletti” e “le disposizioni in materia di lobbying non si applicano ai membri del governo e ai parlamentari”.
C’È POI un’aumentata flessibilità sull’assegnazione degli appalti: “L’Anac ha proseguito nei suoi sforzi di lotta alla corruzione” ma “le modifiche apportate al codice degli appalti pubblici possono aumentare il margine di discrezionalità nelle procedure di appalto, elevando il massimale per le aggiudicazioni dirette da 40 mila euro a 150 mila”.
E veniamo a un tasto dolente, atavico per l’Italia: l’evasione fiscale: “È ancora diffusa. Il governo stima il divario fiscale totale a 109,1 miliardi di euro nel 2016 (9,4 % del pil)”. La maggior parte del divario “è legata al reddito non dichiarato (83% della propensione media all’evasione nel periodo 2012-2017), mentre solo una piccola parte riguarda errori od omessi pagamenti per i redditi dichiarati (17 %)”. Ci sono,
COMMISSIONE EUROPEA
Bene l’equiparazione di mafie e corruzione in modo da poter avere gli stessi strumenti investigativi
però, dei provvedimenti ridicolizzati nel nostro Paese ma apprezzati dalla Ue perché “incoraggiano la tracciabilità del denaro”. Per esempio, “è stato creato un fondo (0,2% del Pil a partire dal 2021) per ricompensare i consumatori che effettuano pagamenti elettronici” anche se ci vogliono incentivi pure “mirati ai settori più esposti all’evasione fiscale”. Apprezzata la riduzione del limite per i pagamenti in contanti, due mila euro da luglio e mille euro da gennaio 2021.