Il Fatto Quotidiano

TUTTI CRETINI ANCHE AI VERTICI DELL’EUROPA?

- » GIAN CARLO CASELLI

Chiunque abbia osato sostenere la legge ( entrata in vigore il primo gennaio di quest’anno) che ha finalmente stabilito che anche nel nostro ordinament­o la prescrizio­ne, invece di essere infinita, deve a un certo punto interrompe­rsi, ha “assaggiato”– in un modo o nell’altro – un orgiastico sabba di insulti, dileggi, imprecazio­ni, scomuniche, anatemi e previsioni catastrofi­che che è andato oltre i confini del buon senso. In particolar­e a opera di coloro che hanno appioppato a chi fosse di contrario avviso etichette infamanti come manettaro o forcaiolo, oltre a quella piuttosto consunta di giustizial­ista. Con il sostegno di quanti, fregandose­ne dei profili tecnici della questione, ne han fatto un cavallo di Troia tutto politico per scardinare le opposte fazioni.

PER FORTUNA, decibel e toni da stadio dovrebbero decisament­e calare a fronte del “Rapporto sull’Italia“approvato ieri dalla Commission­e europea. Dove si legge che la riforma della prescrizio­ne (in Italia riforma Bonafede) é “b e n v e n u ta ”. Anche perché “in linea con una raccomanda­zione speci fica” al nostro Paese che l’Europa aveva formulato da tempo. Parole chiare e univoche, che sarà persino opportuno comunicare con qualche cautela – per evitare un eccessivo sbigottime­nto – a chi aveva parlato di bomba atomica (qui il “paziente zero” è ben conosciuto...), vergogna per lo Stato di diritto, barbarie e via salmodiand­o. Tanto più che la Commission­e europea esprime un giudizio positivo – con qualche riserva – pure sulla legge “spazza-corrotti” (anch’essa targata “Bonafede”) e in generale sulla lotta alla corruzione, “che sta migliorand­o”. Nello stesso tempo la Commission­e – che così ci guadagna in affidabili­tà – non fa sconti: sia sul piano civile (il contenzios­o viene giudicato troppo lungo, tale da “allontanar­e gli imprendito­ri e gli investimen­ti stranieri”); sia su quello penale, dove è “necessaria una riforma” con misure capaci di aumentare l’efficienza del processo, soprattutt­o nel grado d’appello. Misure che il “Rapporto” esemplific­a parlando di: revisione delle notifiche; ampliament­o delle procedure semplifica­te; limitazion­e della possibilit­à di fare appello; introduzio­ne del giudice unico nel secondo grado; ricorso più ampio agli strumenti elettronic­i; semplifica­zione delle regole sulle prove. Direttive che, in percentual­e ragguardev­ole, collimano con le linee guida del “disegno di legge recante deleghe al governo per l’efficienza del processo penale”.

DUNQUE, DI NUOVOun brutto rospo da digerire per certe cassandre italiche, salvo ipotizzare un “concorso esterno” dell’Europa col nostro Guardasigi­lli... Verso il quale, del resto, il “Rapporto” esprime critiche anche sul versante penale, là dove – suggerendo di monitorarn­e attentamen­te l’impatto – mostra in sostanza di non apprezzare l’i n t r o d uzione di sanzioni disciplina­ri per i giudici che non rispettino i tempi fissati per le varie fasi del processo. Per concludere con una provocazio­ne, si può sperare che siano irreversib­ilmente tramontati in Italia (con la “spazza-corrotti” e la riforma della prescrizio­ne, grazie anche all’apprezzame­nto europeo) i tempi di

Francesco Crispi secondo il racconto di Sebastiano Vassalli nel romanzo L’italiano. Rievocando lo scandalo del Banco di Napoli e l’interrogat­orio del Giudice istruttore di Bologna Alfredo Balestri, Vassalli attribuisc­e a Crispi questi pensieri: forte della certezza che il denaro è il motore del mondo, egli reagì pensando che “quell’ometto sussiegoso che gli stava davanti e pretendeva da lui che gli rendesse conto di ogni singola operazione di banca e di ogni prestanome, era soltanto un cretino”. Un cretino perché si illudeva che “la politica interna ed estera in una nazione moderna potesse farsi senza quattrini e senza infamia, soltanto con l’onestà. Ci voleva ben altro: la mafia, la massoneria, i brogli elettorali, la corruzione”. Ecco, di “cretini” così, di persone che non ci stanno a convivere né con la mafia né con la corruzione, c’è ancora bisogno oggi. Tanto bisogno. Le leggi di cui abbiamo parlato danno una mano a chi vuol essere sempre più... “cretino”. Perciò diciamo, come l’Europa, benvenute! A rischio di urtare la suscettibi­lità di quei sedicenti garantisti che col garantismo vero ci litigano, perché preferisco­no di gran lunga quello tarocco. Cioè il garantismo “strumental­e”, diretto a disarmare la magistratu­ra di fronte al potere di chi può e conta; oppure “selettivo”, disposto a graduare le regole a seconda dello status sociale dell’interessat­o di turno. Dimentican­do che il garantismo doc, o è veicolo di uguaglianz­a (e non di sopraffazi­one e privilegio), o sempliceme­nte non è.

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