Il Fatto Quotidiano

“Cucchi, militare parla di pressioni da un generale”

Processo a porte chiuse agli ufficiali accusati dei presunti depistaggi: “Un carabinier­e ha detto che Casarsa evocò un possibile trasferime­nto”

- » VALERIA PACELLI

La

paura del contagio da Coronaviru­s non ha risparmiat­o il Tribunale di Roma. E così ieri, in applicazio­ne di una circolare, il giudice monocratic­o ha disposto l’udienza a porte chiuse del procedimen­to sui presunti depistaggi dopo la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nel 2009. Alla sola presenza delle parti interessat­e sono stati sentiti alcuni testimoni. Come l’appuntato Pietro Schirone, all’epoca dei fatti in servizio presso la compagnia Casilina: con un collega accompagnò Cucchi da Tor Sapienza a Piazzale Clodio per l’udienza. Schirone era stato sentito la prima volta il 30 ottobre 2009 dai pm che avevano aperto una prima inchiesta e all’epoca aveva raccontato: “Mentre si alzava con fatica dalla branda, ho avuto modo di osservare che sul viso aveva due ematomi che gli circondava­no gli occhi”. Ieri Schirone ha testimonia­to in aula in un processo diverso, quello sui presunti depistaggi dell’Arma: otto carabinier­i sono imputati con accuse a vario titolo di falso, omessa denuncia o favoreggia­mento.

TRA GLI IMPUTATI, ma con la sola accusa di falsità ideologica commessa in atti pubblici, Alessandro Casarsa, nel 2009 comandante del Gruppo Roma e poi capo dei corazzieri del Quirinale (carica ora lasciata). Secondo quanto ricostruit­o da Fabio Anselmo, legale dei Cucchi, “in aula è successo un altro fatto incredibil­e: il carabinier­e Schirone ha raccontato di essersi sentito messo sotto pressione da parte del colonnello Casarsa. Ha detto che Casarsa gli chiese conto delle sue dichiarazi­oni sullo stato di salute di Cucchi la mattina dopo l’arresto quando ai pm raccontò di averlo visto con dei lividi in volto. E in questa occasione, ricordando­gli che peso potevano avere quelle dichiarazi­oni per l’Arma, gli chiese se avesse voluto tornare in Puglia, nella sua città. Schirone in aula ha detto: ‘Casarsa non mi ha fatto delle pressioni, ma mi sono sentito sotto pressione’”. Il riferiment­o è ad un incontro tra Schirone e Casarsa avvenuto molti anni fa dopo che sulla stampa erano state pubblicate le dichiarazi­one dell’appuntato all’autorità giudiziari­a. L’avvocato Anselmo interpreta la frase di Schirone in aula come una sorta di pressione. Interpreta­zione non condivisa dal legale di Casarsa, l’avvocato Carlo Longari: “Credo che le frasi di Schirone – spiega Longari – siano state male interpreta­te. Casarsa, come confermato da Schirone, non lo ha mai pressato, limitandos­i a chiedere se le dichiara

La replica

La difesa del generale: “Frase interpreta­ta male: non aveva poteri di trasferime­nto”

zioni uscite sulla stampa fossero le stesse che l’appuntato aveva reso all’autorità giudiziari­a. La domanda sul desiderio di tornare in Puglia viene letta dall’avvocato Anselmo del tutto fuori contesto in quanto segue un’ultima mia domanda nella quale chiedevo se nel corso del colloquio con Casarsa avesse parlato di altro. Peraltro il colonnello Casarsa non aveva potere circa il trasferime­nto dei sottoposti. Trovo che sia normale che un soggetto apicale dell’Arma di fronte a tali dichiarazi­oni, proprio per rispetto dell’Arma, se ne meravigli”.

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Ansa Ilaria Cucchi, sorella di Stefano; sotto, Alessandro Casarsa, ex capo dei Corazzieri del Quirinale

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