Ora i leghisti chiedono il televoto
L’amuchina ancora manca e pure i controlli della temperatura agli ingressi: a Montecitorio l’inizio della quaresima è un calvario. Perché nella prima seduta dopo la stretta imposta dai questori per evitare il contagio da Coronavirus a Palazzo, gli inciampi non mancano: in mattinata Alessio Butti di Fratelli d’Italia mette il dito nella piaga in aula, mentre in Transatlantico non si parla d’altro: “Perché qui ancora non abbiamo i termoscan?”. Una domanda che Butti rivolge direttamente al presidente Roberto Fico che accusa di leggerezza: “Il Collegio dei questori ha diramato una circolare dove si prescrivevano degli atteggiamenti da tenere, noi in primis, perché veniamo qui per insegnare agli italiani come si fa. Le faccio presente che, nonostante la circolare parlasse di una decorrenza da ieri (il 25 febbraio, nd r), agli ingressi non ci sono ancora né prodotti per l’igienizzazione delle mani nonché materiali informativi né tanto meno gli apparecchi per la misurazione della temperatura corporea”. Fico lo rassicura (“Stiamo comprando tutto quel che serve. Siamo tranquillissimi”), ma nel frattempo sono gli stessi commessi agli ingressi a chiedere lumi a chi transita: “Ma al Senato sono i nostri colleghi a occuparsi dei controlli o è stato reclutato personale sanitario esterno?”.
INSOMMA la tensione c’è, pure se nessuno fa più la fila davanti all’ambulatorio interno a Montecitorio per un consulto lampo, come è accaduto nei giorni scorsi. “E lo credo: adesso, con le nuove direttive, siamo costretti prima a telefonare”, confessa all’ora di pranzo un parlamentare rassegnato a rimanere in linea chissà quanto e che invece trova libero. Non ha molto da confessare: abita a pochi chilometri dalla zona del contagio ma non ricorda se ci è passato e quando. E certo che “mai nella vita sono stato in Cina” e “non starnutisco dalla primavera scorsa”.
Quando la seduta riprende nel pomeriggio però la questione si fa tutta politica, perché il weekend si avvicina e ben 40 eletti in Lombardia temono di venire fermati sulla via del ritorno per Roma, come è accaduto al loro collega della Lega, Guido Guidesi, in auto quarantena nella natia Lodi. “Dev’essere messo in condizioni di partecipare ai lavori parlamentari o bisogna chiarire che in questo momento la Camera non è nel suo plenum”, spiega Raffaele Volpi del Carroccio mentre al Senato si crea pure un caso Augussori, un altro leghista in isolamento che rischia di saltare il voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere che riguarda Matteo Salvini per la Open arms. Fico è costretto a convocare un ufficio di presidenza per stamattina per affrontare la questione della garanzia della rappresentanza.
GLI SMANETTONI la fanno facile: i deputati possono depositare le interrogazioni con un clic perché non consentire loro pure il televoto da casa? La questione insomma è seria: dura poco perché nel frattempo Vittorio Sgarbi intervenendo sul decreto in conversione che contiene le misure urgenti contro il Coronavirus, lancia la sua fatwa contro l’emergenza che non c’è: “Sarete maledetti”. Giusto pochi minuti dopo il suo collega di partito Matteo dell’Osso si strappa la mascherina che indossa da un paio di giorni prima di autodenunciarsi: “Nell’ultimo weekend sono stato in tre regioni del nord: non faccio male a nessuno con la mascherina. I folli siete voi”. Tra un voto e l’altro i volenterosi si sciacquano le mani alla toilette, prima e persino dopo la merenda. Sulla bocca di tutti non c’è più l’amuchina che tarda, ma il telelavoro che potrebbe arrivare.
ALESSIO BUTTI (FDI)
Agli ingressi non ci sono ancora né i prodotti per l’igienizzazione delle mani né tanto meno i termoscan