La quarantena ligure dei 147 turisti infuriati
Hanno lanciato il cibo i bloccati nell’albergo che ospita una lodigiana positiva
“Tenetevelo”.
Hanno lanciato dalla porta il cibo lasciato dalla Protezione civile. I “prigionieri” degli hotel Bel Sit e Al Mare non ne possono più. Due hanno tentato di fuggire, gli altri restano nelle camere, soli con la stanchezza e la paura. C’è chi chiede uno psicologo.
AD ALASSIO 147 persone sono in quarantena. Tutto è cominciato con una sola malata, una turista 72enne di Castiglione d’Adda ( Lodi) arrivata l’ 11 febbraio. Oggi in Liguria sono 16 i pazienti positivi al virus: 15 legati al focolaio di Alassio, 8 di questi sono ricoverati con sintomi lievi al San Martino di Genova.
Il sedicesimo invece è all’ospedale di La Spezia: ieri, senza rispettare alcuna precauzione, un suo amico con la febbre si era presentato al pronto soccorso genovese. Diciannove sanitari sono finiti in quarantena, ma i primi accertamenti hanno dato esito negativo.
Il caso della prima paziente ligure ha mandato in subbuglio la quiete invernale di Alassio. Due alberghi – strutture gemelle con le cucine in comune– sono chiusi con al l’interno 81 turisti, 14 dipendenti e i due proprietari. Tutti in quarantena coatta. Più decine di persone con cui la donna e il suo gruppo sono entrati in contatto: sanitari dell’ospedale di Albenga, personale dell’ambulanza e autista del taxi che l’hanno trasportata. Difficile, però, rimediare a quanto è avvenuto nelle prime ore.
Da giorni la donna stava male; così sabato è stata portata all’ospedale di Albenga. C’è chi sostiene che l’ambulanza e il suo equipaggio non fossero muniti dell’attrezzatura anti-contagio. Le autorità smentiscono. In ospedale vengono effettuate le prime analisi. Il risultato pare negativo. Tanto che la signora prende il taxi e in albergo viene ammessa una nuova comitiva di turisti. Poche ore dopo, però, arriva la smentita: la turista è positiva. Viene subito emessa un’ordinanza che impone agli ospiti di restare in albergo. I testimoni riferiscono una situazione caotica: “Non c’era nessuno, nemmeno un vigile, a controllare. Gli ospiti in quarantena entravano e uscivano. Due di loro hanno tentato di andarsene, ma sono stati fermati grazie all’intervento dei proprietari dell’albergo”.
POI LA STRUTTURA è stata blindata e tra gli ospiti – anziani provenienti da Lodi, Pavia e Asti – si è diffuso il nervosismo. C’era anche il problema del cibo: “Ieri la Protezione civile è arrivata senza protezioni particolari contro il virus. I vassoi sono stati lasciati all’ingresso. E in albergo qualcuno ha lanciato i piatti”. Già, chi doveva distribuire i viveri rischiava il contagio.
Con le ore la situazione si è calmata. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, sta cercando di far trasferire parte degli ospiti nelle province d’origine: “Le condizioni di affollamento sono tali da non garantire le dovute precauzioni. Stiamo contattando gli assessorati regionali alla Sanità di Lombardia e Piemonte per spostare le persone con trasporti protetti nelle loro residenze, dove svolgere la quarantena volontaria o coatta”.
Intanto, però, negli alberghi il nervosismo sale. Un uomo si affaccia dalla finestra, grida: “Siamo chiusi qui dentro, ma nessuno ci dice cosa succede”. Finora la diffusione del virus pare limitata alla comitiva della prima malata. La ricerca di chi è entrato in contatto con i turisti lombardi non è finita, si cerca di ricostruire in quali negozi e bar si siano recati. Ma il contagio della paura tocca anche alcuni cronisti che seguono gli avvenimenti: i colleghi hanno chiesto che non tornassero in redazione.