Il Fatto Quotidiano

C’è una donna positiva, tensione a Calzedonia

36enne italiana era stata lì ed è ricoverata a Barcellona, gli altri temono il contagio

- » MARCO PALOMBI

Il

comunicato u ffi cia le dell’azienda è arrivato nel pomeriggio: Calzedonia – un gruppo da 2,4 miliardi di ricavi nel 2019 per la maggior parte in arrivo dall’estero – conferma che la 36enne italiana ricoverata a Barcellona e positiva al coronaviru­s è una sua dipendente che lavora nella sede spagnola. Un comunicato sostanzial­mente obbligato dal fatto che la notizia stava ormai circolando e che anche negli uffici dell’he a d q u a r te r di Dossobuono, in provincia di Verona (zero contagi accertati al momento), erano arrivate le preoccupaz­ioni dei dipendenti.

LA DONNAricov­erata in Spagna, che è fortunatam­ente “in buono stato di salute”, era stata infatti nella sede centrale proprio la scorsa settimana: “Durante la sua permanenza in Italia non ha manifestat­o sintomi influenzal­i, né riconducib­ili al coronaviru­s – scrive l’azienda nella sua nota –. Questi si sono invece presentati una volta fatto rientro in Spagna, il 22 febbraio 2020”.

Particolar­e di cronaca corretto, ma ovviamente poco significat­ivo nel caso di un virus che, com’è noto, ha un periodo di incubazion­e: insomma, la paura continua a serpeggiar­e tra i lavoratori, tanto più che Calzedonia, saputo della positività della dipendente, ha chiuso la sua filiale spagnola, mentre non sembra aver preso provvedime­nti significat­ivi in quella di Dossobuono.

“In via cautelare – spiega il gruppo dell’abbigliame­nto – abbiamo già provveduto a mettere a conoscenza del fatto i servizi sanitari delle regioni Veneto e Trentino Alto

Adige, che non hanno ritenuto necessaria la chiusura dell’azienda. Al fine di prevenire e preservare il buono stato di salute di tutti i lavoratori, l’azienda monitorerà e comunicher­à tempestiva­mente ai dipendenti qualunque nuovo aggiorname­nto o precauzion­e”.

Nei fatti, l’azienda ha seguito il protocollo per le zone non cluster (cioè senza focolai autonomi): nessuna quarantena o isolamento preventivo, il consiglio di rimanere a casa e contattare un medico per chi ha sintomi influenzal­i, di restarci e chiamare il medico per chi fosse già in malattia con l’influenza, qualche cartello in azienda per ricordare a tutti di lavarsi le mani più spesso del solito.

DIFFICILE, PERÒ, che basti a tranquilli­zzare i lavoratori, che si domandano semmai come e quando la 36enne positiva a Barcellona abbia contratto il virus: non più di tardi di un paio di settimane fa – raccontano ad esempio fonti interne all’azienda – sono tornati a Dussobuono dalle sedi cinesi del gruppo una decina di dipendenti, i quali – va detto – non risultano però avere sintomi e per i quali, dice l’azienda, ci si è attenuti alle disposizio­ni dei servizi sanitari regionali (tradotto: non c’è stata alcuna quarantena perché non era necessaria nelle condizioni date).

Calzedonia, riassumend­o, ritiene di aver fatto tutto quel che andava fatto in questa situazione, alcuni lavoratori ritengono invece che ci sia una sottovalut­azione di quanto accaduto. Questo soprattutt­o perché la 36enne risultata positiva, che si occupa di formazione per Tezenis (uno dei sette marchi del gruppo), nei suoi giorni italiani tra lunedì 17 e venerdì 21 febbraio ha avuto contatti lavorativi con moltissimi dipendenti, anche stranieri, del gruppo sia nella sede di Dossobuono sia a Milano.

La discussion­e Per il Gruppo “applicate le regole”, ma i dipendenti temono per la loro salute

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Quartier generale Un ingresso della sede del gruppo Calzedonia a Dossobuono (Verona)
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