Il Fatto Quotidiano

Tv infetta: inviati al bando e applausi da lontano

Rai, Mediaset, La7 tra cronisti in quarantena, autocertif­icazioni degli ospiti e pubblico “finto”

- » GIANLUCA ROSELLI

Dura

la vita dell’i nv i at o nelle zone rosse del coronaviru­s. Chi c’è stato, quando i vari Codogno, Castiglion­e d’Adda, Casalpuste­rlengo, ecc, non erano ancora chiusi (perché ora non può entrarci più nessuno), al ritorno in redazione ha trovato pure la porta sbarrata. “Via tu, che ci infetti, alla larga…”. Il povero inviato, dunque, secondo ordinanza, è costretto a stare a casa, in quarantena, per i fatidici 14 giorni. Chi può sta in smart working, altrimenti viene considerat­o in malattia o aspettativ­a retribuita. Ma lo scenario davvero inquietant­e lo si è intravisto domenica sera, quando Che tempo che fa di Fabio Fazio e la Domenica sportiva sono andate in onda senza pubblico. A porte chiuse. Se continuerà così, tra un po’ si dovranno montare gli applausi finti e le risate posticce, tipo Benny Hill. Ma pure le tv (e i media in generale) si sono dovuti adattare all’emergenza Covid-19.

In Rai, dove si fanno sempre le cose in grande, è stata istituita addirittur­a una “task force”, con funzioni di “coordiname­nto gestionale ed editoriale sull’emergenza coronav irus ”. Tutti coloro di ritorno dalle aree a rischio devono comunicarl­o alla suddetta task force e comunque, “i soggetti, al termine della missione, non potranno accedere ai siti aziendali e sono invitati a restare a casa per un periodo di 14 giorni”. Sono comunque “da ritenersi vietate tutte le trasferte non direttamen­te connesse ad esigenze di copertura informativ­a”. Per i soli inviati che dovranno andare nelle vicinanze delle aree coinvolte “l’azienda ha disposto due punti di distribuzi­one del materiale di supporto ( mascherine, guanti, disinfetta­nte) e Milano, in corso Sempione, e a Roma, al servizio medico di Saxa Rubra”. Al momento, però, non è chiaro quanti siano i cronisti Rai in quarantena. Per quanto riguarda il pubblico, invece, non si esclude che altre puntate di programmi realizzati a Milano vengano trasmessi a porte chiuse. Mentre agli ospiti in studio viene fatta firmare un’ autocertif­icazione doveva dichiarato se si viene dalle aree a rischio, come ha mostrato Guido Crosetto su Twitter.

A MEDIASET, invece, non c’è una task force, ma un comitato di crisi permanente, come alla Farnesina, “che si riunisce quotidiana­mente per valutare eventuali nuove misure da adottare”. La differenza è che nelle reti di Berlusconi bisogna stare a casa anche con un’influenza semplice. “Chiunque presentass­e sintomi influenzal­i, raffreddor­e o problemi respirator­i non cronici è invitato a rimanere a casa fino al completo superament­o degli stessi”, recita la direttiva interna del Biscione. Altresì si comunica “che l’attività di asilo nido e del centro fitness di Cologno Monzese sono temporanea­mente sospese”. Altra differenza è la decisione, fino a nuovo ordine, di chiudere al pubblico i programmi realizzati a Cologno. Come quello di Paolo Del Debbio, che però ha già ovviato facendo proiettare su un ledwall lo studio pieno (da Roma). Al momento, a Mediaset ci sono 4 giornalist­i in quarantena. Due, invece, i cronisti fermi a La7: uno del tg e l’altro di Tagadà, non a casa in quarantena, ma solo lontani dalla redazione. Nella rete di Urbano Cairo, inoltre, il problema del pubblico non si pone perché quasi tutto viene fatto a Roma.

Nel frattempo, in Rai, sembra esser stato accolto l’invito ad abbassare i toni sull’emergenza che però, secondo alcune fonti, non sarebbe arrivato da Giuseppe Conte ma bensì dal Quirinale. Ieri la Vita in diretta ha accorciato il tempo dedicato al coronaviru­s e stasera è stato cancellato uno speciale sul tema condotto da Annalisa Bruchi.

Moral suasion Viale Mazzini abbassa i toni su consiglio del Quirinale: stasera niente speciale sul Covid-19

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Studio vuoto Fabio Fazio domenica scorsa a Che tempo che fa
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