Tv infetta: inviati al bando e applausi da lontano
Rai, Mediaset, La7 tra cronisti in quarantena, autocertificazioni degli ospiti e pubblico “finto”
Dura
la vita dell’i nv i at o nelle zone rosse del coronavirus. Chi c’è stato, quando i vari Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, ecc, non erano ancora chiusi (perché ora non può entrarci più nessuno), al ritorno in redazione ha trovato pure la porta sbarrata. “Via tu, che ci infetti, alla larga…”. Il povero inviato, dunque, secondo ordinanza, è costretto a stare a casa, in quarantena, per i fatidici 14 giorni. Chi può sta in smart working, altrimenti viene considerato in malattia o aspettativa retribuita. Ma lo scenario davvero inquietante lo si è intravisto domenica sera, quando Che tempo che fa di Fabio Fazio e la Domenica sportiva sono andate in onda senza pubblico. A porte chiuse. Se continuerà così, tra un po’ si dovranno montare gli applausi finti e le risate posticce, tipo Benny Hill. Ma pure le tv (e i media in generale) si sono dovuti adattare all’emergenza Covid-19.
In Rai, dove si fanno sempre le cose in grande, è stata istituita addirittura una “task force”, con funzioni di “coordinamento gestionale ed editoriale sull’emergenza coronav irus ”. Tutti coloro di ritorno dalle aree a rischio devono comunicarlo alla suddetta task force e comunque, “i soggetti, al termine della missione, non potranno accedere ai siti aziendali e sono invitati a restare a casa per un periodo di 14 giorni”. Sono comunque “da ritenersi vietate tutte le trasferte non direttamente connesse ad esigenze di copertura informativa”. Per i soli inviati che dovranno andare nelle vicinanze delle aree coinvolte “l’azienda ha disposto due punti di distribuzione del materiale di supporto ( mascherine, guanti, disinfettante) e Milano, in corso Sempione, e a Roma, al servizio medico di Saxa Rubra”. Al momento, però, non è chiaro quanti siano i cronisti Rai in quarantena. Per quanto riguarda il pubblico, invece, non si esclude che altre puntate di programmi realizzati a Milano vengano trasmessi a porte chiuse. Mentre agli ospiti in studio viene fatta firmare un’ autocertificazione doveva dichiarato se si viene dalle aree a rischio, come ha mostrato Guido Crosetto su Twitter.
A MEDIASET, invece, non c’è una task force, ma un comitato di crisi permanente, come alla Farnesina, “che si riunisce quotidianamente per valutare eventuali nuove misure da adottare”. La differenza è che nelle reti di Berlusconi bisogna stare a casa anche con un’influenza semplice. “Chiunque presentasse sintomi influenzali, raffreddore o problemi respiratori non cronici è invitato a rimanere a casa fino al completo superamento degli stessi”, recita la direttiva interna del Biscione. Altresì si comunica “che l’attività di asilo nido e del centro fitness di Cologno Monzese sono temporaneamente sospese”. Altra differenza è la decisione, fino a nuovo ordine, di chiudere al pubblico i programmi realizzati a Cologno. Come quello di Paolo Del Debbio, che però ha già ovviato facendo proiettare su un ledwall lo studio pieno (da Roma). Al momento, a Mediaset ci sono 4 giornalisti in quarantena. Due, invece, i cronisti fermi a La7: uno del tg e l’altro di Tagadà, non a casa in quarantena, ma solo lontani dalla redazione. Nella rete di Urbano Cairo, inoltre, il problema del pubblico non si pone perché quasi tutto viene fatto a Roma.
Nel frattempo, in Rai, sembra esser stato accolto l’invito ad abbassare i toni sull’emergenza che però, secondo alcune fonti, non sarebbe arrivato da Giuseppe Conte ma bensì dal Quirinale. Ieri la Vita in diretta ha accorciato il tempo dedicato al coronavirus e stasera è stato cancellato uno speciale sul tema condotto da Annalisa Bruchi.
Moral suasion Viale Mazzini abbassa i toni su consiglio del Quirinale: stasera niente speciale sul Covid-19