Ossessione nomine e minacce: Renzi in auto-quarantena
S’è messo in una sorta di quarantena politica volontaria, Matteo Renzi. Sabato ha dichiarato la fine delle polemiche, causa coronavirus. Un attimo prima sfidava Giuseppe Conte ( metaforicamente) a duello, minacciando l’uscita del governo, un attimo dopo si richiamava a una sorta di concordia nazionale. Necessità, prima che responsabilità: in questo clima avrebbe rischiato di non essere capito proprio da nessuno. Ma, com’è nel carattere del personaggio, regge a giorni alterni. E continua a lavorare nell’ombra.
“TRA QUINDICI giorni faccio cadere il governo”, andava dicendo ieri alla buvette del Senato. “C’è un’emergenza nazionale, serve un governo di unità nazionale”. Che l’operazione riesca è tutt’altra questione. Ma i ben informati raccontano che l’ex premier ha tutto pronto per andarsene ormai da giorni.
Nel dubbio, morde il freno, ma sfrutta il tempo guadagnato suo malgrado. Prima di tutto per continuare la trattativa sulle nomine. Non può pretendere più di tanto, ma starebbe lavorando soprattutto su due dossier. Primo: vuole la riconferma di Matteo Del Fante alla guida delle Poste. Secondo: chiede la testa di Alessandro Profumo, voluto da Paolo Gentiloni come Ad di Leonardo. Il braccio di ferro tra lui che pretende un trattamento sovradimensionato per il suo partito e Conte, che resiste a questa ipotesi, va avanti sottotraccia.
L’ex premier ha comunque scalato di marcia. Sta dicendo di no a tutti i programmi televisivi. E però, lunedì è andato a Firenze per una conferenza stampa del gruppo regionale di Iv. Obiettivo numero 1: rilanciare il potenziamento dell’aeroporto di Firenze Amerigo Vespucci, un argomento divisivo per la coalizione che sostiene il candidato Governatore, Eugenio Giani. Obiettivo numero 2: ribadire la propria “forza” almeno in Toscana, dove ha ripetuto di avere il 10%. Un’azione di disturbo, insomma, tanto per ribadire la sua esistenza in vita.
IERI POI è rimasto per buona parte della giornata nel suo studio di Palazzo Giustiniani. “Non mi disturbare, devo scrivere il libro”, ha detto agli amici che sono entrati per salutarlo. Una buona scusa, evidentemente, per non partecipare al voto di fiducia sul milleproroghe, ma non per evitare la passeggiatina fuori dall’Aula. L’uscita dell’ennesima fatica letteraria dell’ex premier era prevista in un primo tempo a febbraio, ora a marzo, di nuovo con Marsilio. E, come sempre, l’idea sarebbe quella di accompagnarlo con un tour promozional-politico. Per ora, pure quello in quarantena forzata. Chissà se per il momento della stampa, Renzi avrà effettivamente compiuto “La mossa del cavallo” che darà il titolo al volume.
S’è preso anche un altro momento di distrazione: quello per vergare la consueta e-news. Ecco la dichiarazione da statista illuminato: “Innanzitutto zero polemiche tra rappresentanti delle istituzioni. Assurdo litigare in momenti del genere. Io per primo ho rinunciato alla discussione con il premier”. Smentita implicita: “Non basterà un’aspirina, occorreranno misure fortissime perché gli errori di comunicazione hanno prodotto un danno enorme all’estero, oltre che in Italia”. Ieri a tornare indietro sulla linea comunicativa, spingendo sull’eccesso di allarme è stato tutto il governo, Conte compreso. Poteva Renzi farsi mancare l’affondo? Oggi comunque sulle comunicazioni di Roberto Speranza sul Covid-19 in Senato risponderà un Davide Faraone, in veste molto istituzionale. Almeno sembra.
MATTEO RENZI
Tra quindici giorni faccio cadere Conte: c’è un’emergenza nazionale, serve un governo di unità nazionale