5G “Non è pericoloso. Stop allarmismi” “La scienza è divisa: servono nuovi dati”
Gentile Direttore, Papa Francesco tornerà di nuovo in Campania, questa volta per confortare i residenti della cosiddetta Terra dei Fuochi, territorio malato compreso tra le province di Napoli e Caserta. Si fermerà ad Acerra, ove vi è un grosso inceneritore, che lavora i rifiuti provenienti da quasi tutta la Campania, che vide contrario l’allora famoso Vescovo di Acerra, Don Riboldi con le sue battaglie. Il Papa sarà accolto dall’attuale parroco di Acerra, Don Patriciello, noto per le sue battaglie a difesa del territorio. Sono decenni che quelle terre – una volta fiore al l’occhiello dell’Agricoltura di tutta la Regione – furono abbandonate dagli Agricoltori, che preferirono un facile, grosso guadagno all’umile e poco redditizio lavoro agricolo. Tutti preferirono non sentire le lamentele di qualche onesto cittadino. Le Istituzione, Enti e Associazioni non sentirono, non videro, non intervennero. Solo dopo decenni, si è reso conto della gravità della situazione sanitaria, causa decessi e gravi malattie. Cosa potrà fare ora il nostro Papa Francesco, nessuno lo sa. Tutti, però, sperano in un suo intervento miracoloso. Noi del Centro Aiuto alla Vita (C.a.v.) del Movimento della Vita, organizzazione molto vicina alla Conferenza dei Vescovi, speriamo di sì. Papa e sacerdoti, unici a denunziare da anni questo scandalo, potranno smuovere le coscienze di chi sinora non ha ritenuto operare, preferendo imitare - ancora una volta - Ponzio Pilato.
Coronavirus, scene grottesche da psicosi collettiva
In questi giorni di allarme generale qui in Italia, a causa del Coronavirus, sto assistendo a scene paradossali e grottesche. Una sorta di psicosi semi-collettiva. Dando un quadro generale, alquanto preoccupante, della popolazione, i supermercati presi d’assalto sono un sintomo molto chiaro anche se, ad
CARO DIRETTORE, le scrivo in riferimento all’articolo 5G, l’allarme arriva dall’Europa , a firma di Nicola Borzi, pubblicato lo scorso 17 febbraio sul suo quotidiano. Diversamente da quanto si evince nel pezzo, le conoscenze dell’impatto delle onde elettromagnetiche sull’uomo sono ampiamente note nella comunità scientifica, come le onde millimetriche di cui fa uso il 5G. È errato presupporre che si stia parlando di una tecnologia mai studiata, perché gli effetti per la salute non dipendono dalla tecnologia di trasmissione radio 5G, 4G o 3G, ma dal livello di esposizione ai campi elettromagnetici, che è vincolato dalle leggi nazionali. Ci tengo a ricordare che i limiti delle potenze sono stabiliti da Icnirp (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection) a livello internazionale, 50 volte sotto la soglia di rischio e in Italia dalle norme di legge, 5.000 volte sotto la soglia di rischio, ovvero in tutti i casi con margini ben superiori a quelli stabiliti in via di precauzione al livello europeo. Quindi gli effetti del 5G non sono pericolosi, come non lo sono quelli delle tecnologie radio delle generazioni precedenti. La priorità degli organismi internazionali è in ogni caso la tutela massima della salute delle persone. Quando lo Iarc, nel 2011, ha inserito i campi a radiofrequenza nel gruppo 2B tra gli agenti “possibilmente cancerogeni”, si è basato su una conoscenza epidemiologica, relativa al glioma e al neuroma acustico, definita “limitata”. Nella recente pubblicazione dell’Iss (del luglio 2019, “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche”) si ribadisce che non emergono nuovi elementi che possano suscitare motivi di preoccupazione sugli effetti a lungo termine e che i principi adottati per proteggere la popolazione a livello internazionale sono validi. In ultimo, vorrei chiarire quanto scritto sullo Scheer. L’organismo Ue ha confermato nel 2015 le conclusioni del suo antesignano Scenihr, affermando: “I risultati della ricerca scientifica a oggi disponibili indicano che non esistono effetti nocivi sulla salute se l’esposizione rimane al di sotto dei livelli raccomandati dalla legislazione comunitaria”.
GENTILE MINOPOLI, l’articolo riporta chiaramente la divisione nella comunità scientifica tra chi sostiene la
ora, mi sfugge ancora il reale motivo. Forse la paura di una quarantena imposta con cecchini pronti ad eliminare chiunque si riversi in strada? Ho assistito in diretta ad una di queste razzie in un supermarket con infinite code alle casse e le uscite di sicurezza spalancate, e sono come tornato al 1978, quanprevalenza assoluta del principio di precauzione e chi difende invece le Tlc in assenza di prove sanitarie avverse, posizioni opposte pubblicate anche da prestigiose riviste scientifiche. In ogni caso, il Centro studi del Parlamento europeo sottolinea la richiesta inevasa alla Commissione Ue di rivedere le norme sanitarie sui campi elettromagnetici (Emf), basate su informazioni e ricerche molto datate: la raccomandazione Ue sull’esposizione del pubblico agli Emf è del 1999 e si basa su dati Icnirp del 1998, i limiti per gli addetti sono regolati da una direttiva Ue del 2004 rivista nel 2013, basati su dati di Icnirp solo per basse frequenze del 2010. Ogni posizione scientifica si riferisce ai dati “a oggi disponibili”: ecco perché, come riportato nel mio articolo, il Centro studi del Parlamento europeo, invocando il principio di precauzione, chiede appunto nuovi studi e dati più aggiornati.
do vi fu l’anteprima, al cinema, di “Zombi” di George Romero. È stato bellissimo e commovente. Ma purtroppo i cinema ora sono chiusi e questo si che è un vero dramma. Con questo non voglio sottostimare il problema epidemiologico che ha causato purtroppo numerosi decessi, soprattutto in Cina, però la paura infondata rimane un morbo per il quale non vi sarà mai vaccino, così come la scarsa conoscenza. Mi ha realmente sorpreso come la maggior parte della popolazione, riesca a farsi facilmente spaventare e manipolare.
Certo, anche a me piacerebbe un Alessandro Di Battista più presente nella nostra politica, ma lo devo ringraziare per il bel reportage sull’Iran di martedì scorso. Sono molto interessata al cinema coreano, cinese e giapponese, che ultimamente ha prodotto bellissimi film come “Una separazione” di Asghar Farhadi del 2011, con uno spaccato della popolazione sorprendente. Ma ero rimasta molto curiosa di sapere come si vivesse oggi in Iran.
A rompere l’assoluto silenzio dell’informazione e a raccontarlo è stato Alessandro, con il vero giornalismo, complimenti.