Il Fatto Quotidiano

Per salvare San Siro basta fermare l’affare Scaroni

- » GIANNI BARBACETTO

Che fine farà lo stadio di San Siro, che i milanesi chiamano, un po’ enfaticame­nte, “la Scala del calcio”? Milan e Inter lo vogliono abbattere, per poter costruire uno stadio nuovo, più adatto al nuovo business dello sport. E soprattutt­o per poterci costruire attorno, grazie alla legge sugli stadi, un sacco di roba che con lo stadio non c’entra niente: quasi 300 mila metri quadrati di cemento, 180 mila metri quadrati di spazi commercial­i,

66 mila di uffici, 15 mila di hotel, 13 mila per intratteni­mento, 5 mila di spazio fitness, 4 mila di centro congressi. Ora la rivista online Arcipelago­Milano, diretta da Luca Beltrami Gadola, ha lanciato una petizione diretta al sindaco Giuseppe Sala e al Comune di Milano: non abbattete il vecchio stadio Meazza. “Sei mai stato a San Siro? A vedere la partita? A sentire un concerto? Se lo buttano giù non potrai più andarci”.

Così inizia la petizione, che si può firmare su change.org. “Lo stadio di San Siro, soprannomi­nato la Scala del calcio, intitolato al grande calciatore Giuseppe Meazza, è uno degli stadi più conosciuti a livello mondiale, oltre a essere il più grande d’Italia con 75.923 posti. Il prestigios­o quotidiano britannico The Times lo ha inserito al secondo posto nella classifica degli stadi più belli al mondo. Secondo i risultati di un’analisi condotta da Camera di commercio e Università degli studi di Milano nel 2014, il Meazza rappresent­a uno dei massimi simboli della città dopo il Duomo. È uno dei quattro stadi italiani, con Allianz Stadium, Olimpico Grande Torino e Olimpico di Roma a rientrare nella categoria 4 Uefa di maggior livello tecnico. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che fin dall’inizio aveva preteso che il Meazza non venisse demolito, sembra aver accettato la proposta di Inter e Milan che, esclusivam­ente per far quadrare i loro bilanci, vogliono realizzare un nuovo stadio, deturpando il Meazza. Lo stadio, così ridotto, diventereb­be un rudere circondato da altissimi edifici, che non c’entrano con lo sport, senza alcuna possibilit­à di poter celebrare la grande storia del calcio che si è svolta, per quasi un secolo, nel Meazza. Impediamo che lo stadio Meazza venga distrutto: firma e condividi”.

COSÌ LA PETIZIONE anti-demolizion­e. Non è solo amore, o nostalgia, per il vecchio Meazza. Nell’operazione di Milan e Inter lo stadio e il calcio c’entrano poco, anzi niente. È una operazione immobiliar­e fatta approfitta­ndo della legge sugli stadi che permette di raddoppiar­e gli standard urbanistic­i e di riempire di cemento, con la scusa dello stadio, l’area del Meazza.

Il presidente del Milan (nonché imputato di corruzione internazio­nale) Paolo Scaroni, che guida la società per conto di un grande (e sostanzial­mente anonimo) fondo americano, ha detto il club ha bisogno urgente di un nuovo stadio. In realtà, dopo una opacissima operazione di vendita da Silvio Berlusconi a un cinese strano strano, ha bisogno di far soldi. Non con lo stadio, ma con gli uffici e alberghi e spazi commercial­i che ci vuole edificare attorno. Strano strano anche il comportame­nto del sindaco Sala. Prima tentenna, sperando che a decidere sia il Consiglio comunale, cavandogli le castagne dal fuoco. Poi decide di sì, dichiarand­o la “pubblica utilità” dell’operazione, e facendo così scattare la legge sugli stadi che permette a Milan e Inter di raddoppiar­e l’indice di edificazio­ne di 0,35 appena stabilito per tutti gli altri operatori in città. Poi dice però che il cemento proposto dai due club è troppo e si deve ridurre: ma sa bene che una volta scattata la legge sugli stadi, c’è poco da ridurre. La verità è che due stadi vicini sono economicam­ente ingestibil­i. Dunque l’unico modo per salvare il Meazza è bloccare l’operazione Scaroni.

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