Il Fatto Quotidiano

“Le opere di Marini via da Pistoia? Come un furto dei nazisti”

Dopo l’articolo del “Fatto”, il direttore degli Uffizi corre a Pistoia: “Le sue opere non devono finire a Firenze”

- » ANGELO MOLICA FRANCO

Nel giorno in cui sul Fatto lo storico dell’arte Tommaso Montanari ( dimessosi nei giorni passati insieme con l’intero comitato scientific­o degli Uffizi per via del prestito arbitrario delle gallerie fiorentine del Ritratto di Leone X di Raffaello in occasione della ventura esposizion­e alle Scuderie del Quirinale) denuncia con rammarico e ricostruzi­one scientific­a l’imminente chiusura a Pistoia della Fondazione-Museo dedicata al pittore Marino Marini, proprio il direttore degli Uffizi Eike Schmidt sposa in qualche modo la medesima causa.

IL DIRETTORE tedesco si reca, infatti, nella provincia toscana in occasione del Festival del Giallo, probabilme­nte accogliend­o un invito del sindaco Alessandro Tomasi, eletto da Fratelli d’Italia ma che viene da CasaPound. Dopo essere intervenut­o alla cerimonia iniziale della rassegna letteraria, Schmidt visita il Museo Marino Marini e dichiara che quella per mantenere i capolavori del pittore in città “è una battaglia doverosa, che non si può non combattere e alla quale diamo una mano più che volentieri”. Ma poi prosegue con la foga che gli conosciamo usuale: “Strappare le opere di Marino dal museo che porta il suo nome, dove esse dialogano naturalmen­te con gli affreschi del palazzo storico del Tau in cui sono accolte, è una barbarie paragonabi­le ai furti d’arte nazisti durante la Seconda Guerra mondiale […]: cioè niente di meno che campagne di spoliazion­e dei territori delle loro opere”.

Cosa starebbe accadendo? Chiusi i conti bancari a essa intestati e uscita dal circuito dei musei civici, la Fondazione Marini di Pistoia stava abbandonan­do la città (salvo poi arrivare un vincolo pertinenzi­ale a bloccarla, varato dal soprintend­ente Andrea

Pessina). Tuttavia, sebbene la notizia di una possibile dipartita abbia toccato una certa sollevazio­ne popolare (che ha innescato il sorgere del comitato “Nessuno tocchi Marino”), i vertici della Fondazione hanno fatto ricorso al Tar per il vincolo e sospeso le attività; inoltre, il suo enorme patrimonio parrebbe dover confluire a Firenze nel nuovo Museo Marino Marini che sorge nella Chiesa di San Pancrazio. Se tale transumanz­a fosse incontroll­ata, già denunciata dal professor Flavio Fregonzi, si potrebbero aprire scenari di truffe, falsi e attribuzio­ni farlocche, come ha spiegato Montanari. Da par suo, Schmidt dichiara che la Toscana tutta è ricca di bellezze e opere d’ar te che vanno mantenute nel loro genius loci: “Firenze non può rimanere un’isola, occorre fare conoscere ed esaltare i tesori dei territori”.

ALLE ACCUSE – non così tanto velate – del direttore degli Uffizi, Patrizia Asproni (presidente della Fondazione Marini San Pancrazio in cui dovrebbe confluire il patrimonio pistoiese) preferisce non rispondere direttamen­te. “Per correttezz­a” precisa, poiché “la questione riguarda la fondazione di Pistoia e il suo presidente”. Anche Barbara Cinelli, membro del Consiglio di am min is tra zio ne della fondazione di Pistoia, non replica a Schmidt, poiché spiega: “In questo paese c’è libertà di parola, ognuno dice quello che vuole”. In più, “contribuir­ei soltanto ad aumentare il polverone, e mi sembra ce ne sia già tanto, perché tutti si sentono legittimat­i a parlare”. E promette che “presto, non appena ci organizzer­emo, ci sarà un’altra voce e verrà ascoltata anche l’altra versione, per adesso ci sono state soltanto delle esternazio­ni e io, invece, non voglio fare delle esternazio­ni”.

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L’articolo su Marini. Qui sotto, Eike Schmidt
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Ieri sul “Fatto”

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