Etica e media, servono regole per un Paese a cultura fragile
Caro direttore, non sono giorni facili per il nostro Paese in emergenza COVID-19, ma se l’Oms si è c o n g ra t u l ata con il governo per le misure “risolute e veloci”, non si può dire lo stesso per il virus della disinformazione che ha generando un’epidemia delle menti: i servizi sensazionalistici hanno favorito un isterismo diffuso di cui i media si sono resi complici, salvo poi lamentare – dagli stessi schermi e dalle stesse pagine – il rischio economico della psicosi di massa.
Le fake news hanno presa tanto più in un Paese nel quale l’emergenza s ul l’analfabetismo funzionale è seria. In Italia un 15enne su 20 è in grado di comprendere un testo letto. La media Ocse è di 1 su 10, mentre gli studenti che hanno difficoltà con gli aspetti di base della lettura sono 1 su 4: non identificano l’idea principale di un testo di media lunghezza. La povertà educativa e culturale del Paese rende ancor più complesse fasi come queste: epidemia, panico, complessità e assenza di strumenti idonei a valutare correttamente le notizie.
Manca una guida condivisa all’uso corretto dei media e dell’informazione in questo caso scientifica, che coinvolga media, istituzioni e cittadini. È necessario sia lavorare sull’educazione del cittadino del XXI secolo per contrastare il rischio di una barbarie culturale, sia promuovere una nuova carta etica per la nostra informazione che però non rimanga nel ristretto campo degli addetti ai lavori, a maggior ragione in un’epoca in cui ciascuno di noi rispetto ai media è ormai in qualche modo “prosumer”, produttore e consumatore al tempo stesso di contenuti informativi. Mi auguro che su questo tema si apra un dibattito pacato e costruttivo con il mondo dell’informazione, con quello dell’istruzione, con gli esperti digitali e le sue comunità civiche digitali.
*Luigi Gallo, Presidente della Commissione Cultura Scienza e Istruzione della
Camera dei Deputati