Il Fatto Quotidiano

Capodimont­e, il museo diventa un circo texano

Prestati capolavori nonostante il divieto del codice dei Beni culturali. Rischio di penale

- » TOMASO MONTANARI

Mentre

agli Uffizi il direttore tedesco Eike Schmidt chiariva che, in fatto di prestiti, non intende rispettare nemmeno le regole che egli stesso si era liberament­e dato, il direttore franco-americano di Capodimont­e, Sylvain Bellenger, viola allegramen­te perfino la legge. Il Codice dei Beni culturali, all’articolo 66, vieta infatti che le opere che appartengo­no al fondo principale dei musei escano dal territorio della nazione: ed è questo senza alcun dubbio il caso di capolavori celeberrim­i come l’Antea di Parmigiani­no, la Danae di Tiziano, la Pietà di Annibale Carracci, la Giuditta e Oloferne di Artemisia Gentilesch­i, l’Atalanta e Ippomene di Guido Reni, il San Girolamo e il Sileno ebbro di Ribera. È l’intera identità di Capodimont­e: ma nessuno tra coloro che visiterann­o il museo nei prossimi mesi se ne potrà accorgere. Perché tutto questo ben di Dio, è appena volato a Forth Worth, Texas: qua, al Kimbell Art Museum, apre domenica Flesh and Blood. Italian Masterpiec­es from the Capodimont­e Museum. Già dal titolo (peraltro di rara volgarità) appare evidente che non si tratta di una mostra, ma di un vero e proprio trasloco di un museo (come quelli che, talvolta, si danno quando un museo è costretto a chiudere per lavori di anni): ed è peraltro la seconda tappa di questa transumanz­a, visto che molte delle opere sono già state esposte dal 17 ottobre al 26 gennaio scorsi a Seattle. Come un incredibil­e luna-park della storia dell’arte, il tendone smontato a Seattle si rimonta ora in Texas, con un acrobata d’eccezione giunto da Napoli solo per questa tappa: la Flagellazi­one di Caravaggio!

Su quest’ultima opera si potrebbe eccepire che non può appartener­e al fondo principale di Capodimont­e, perché è al museo solo in deposito, appartenen­do al Fondo Edifici di Culto del ministero dell’Interno, possessore della chiesa napoletana di San Domenico Maggiore, da cui proviene. È allora interessan­te ricordare chi sia l’attuale capo del Fec: il solito Eike Schmidt, nominato da Matteo Salvini negli ultimi giorni del Papeete. L’unica volta in cui Salvini si è scordato del suo spaventoso ‘prima gli it al ia ni ’ ha fatto questo bel capolavoro: concentrar­e nelle mani di una sola persona l’incontrast­abile potere di prestito del meglio del patrimonio culturale della nazione.

Come sempre, a Napoli, i problemi italiani emergono con evidenza drammatica. E mentre in queste ore si moltiplica­no sulla rete le reazioni di sconcerto per la mostra texana, ci si chiede come il comitato scientific­o abbia potuto consentire, e come la comunità degli storici dell’arte e degli intellettu­ali napoletani possa rimanere silente. Sotto il profilo penale c’è da auspicare che la procura di Napoli ( guidata da Gianni Melillo, no tori amen te assai sensibile in fatto di patrimonio culturale) possa valutare questa arbitraria spoliazion­e. Ma è evidente che il problema è culturale, e poi politico: davvero pensiamo che una valorizzaz­ione moderna possa consistere in questi umilianti tour da paese straccione, un circo cui nessun museo serio penserebbe mai di potersi ridurre?

Sylvain Bellenger Il responsabi­le nominato da Salvini guida sia il polo museale che il “Fec”, organismo per le cessioni

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Ansa Da sinistra: “Venere allo specchio” di Velazquez e la “Flagellazi­one di Cristo” di Caravaggio
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Esposte
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