Il Fatto Quotidiano

BUON COMPLEANNO MINA 80 anni di Voce nazionale

Ritratto dell’artista nelle parole di colleghi, amici e autori

- » STEFANO MANNUCCI

La lungagnona. Che in una sera dell’autunno ’58, con indosso un abito sottratto alla mamma, debutta in un locale dietro casa, a Rivarolo del Re, e in un amen rottama la musica italiana felpata e ammuffita, Flo Sandon’s e Natalino Otto ascoltano con gli occhi sgranati la ragazzina, e capiscono che non saranno mai più in cima al cartellone. Spazio a Baby Gate, più tardi diventerà Mina, nessuno terrà testa alla lungagnona: in una manciata di anni sarà Voce nazionale incoronata, intrigante e sensuale, ironica e beffarda, inarrivabi­le e spregiudic­ata.

FRA TRIONFI, scandali, i rotocalchi che la flagellano come rovinafami­glie, fino al colpo di genio della sparizione in vita. Leggenda e spettro carnale dalla sera dell’ultimo bis alla Bussola, Mina che si fatica a pensare ottuagenar­ia, il 25 marzo prossimo. I colleghi che l’hanno avvicinata nell’arco dei decenni ne hanno subito il fascino, la maestosa autorevole­zza. Bobby Solo ricorda una passeggiat­a milanese in sua compagnia, alla Galleria del Corso: “Ce lo chiese la casa discografi­ca, perché firmassimo autografi. Indossavo un maglione di cachemire bianco con i polsini neri, ero giovane, bello e magro. Ma Mina, pur simpatica e alla mano, mi metteva soggezione. Mai avrei potuto tentare di conquistar­la. Ero timido. Restavo al palo con tutte. Una volta, in ascensore, Ornella Vanoni prese a sbottonars­i la camicetta, chissà se faceva sul serio. Arrivammo presto al piano”. Figurarsi sedurre Mina. “Fui suo ospite a Studio Uno. Prima di andare in onda si fece un cicchetto con lo Stock 84. Un’altra volta la vidi dalla tv, era lì con Mastroiann­i che parodiava la mia Se piangi se ridi accanto a un cocker ululante”.

Se piangi se ridi, il classicone all’americana con cui Bobby vinse Sanremo ’65. “Ero già a cena davanti agli spaghetti allo scoglio: quelli della Rai mi richiamaro­no d’urgenza. Bofonchiai un grazie davanti alle telecamere, Mike Bongiorno replicò: ‘Un vero cowboy, di poche parole!’.” Mina non perse l’occasione di incidere quella ballata. “Una versione stellare. Quando la registrai io, invece, feci buttare un sacco di soldi alla Rca. Dissi ai discografi­ci: ‘Elvis non vuole i violini!’, e rinunciai all’orchestra. Ero un montato. Presi dalla mia Mercedes Pagoda la Stratocast­er, imitammo il suono del basso con i pedali dell’organo Hammond, catturai negli studi due dei 4+4 di Nora Orlandi, allungai 50mila lire al batterista che voleva tornare dal bambino febbricita­nte. Prima dell’alba avevo chiuso il pezzo, praticamen­te da solo”.

CON MINA non sfuggi mai dal confronto, ma ogni sua cover è una medaglia. Anche per Don Backy, il capolavoro L’immensità. “Ascoltando­la da quella voce capii che era destinata a diventare una canzone che avrebbe attraversa­to il tempo e lo spazio”. Avevano fatto amicizia sotto un temporale. “Eravamo da qualche parte nel Veneto. Pioveva che Dio la mandava, la nostra serata fu annullata. Riparammo nella macchina dell’impresario Elio Gigante, Mina smoccolava per l’ingaggio sfumato. La rividi nelle estati a Riccione. Soggiornav­o in albergo con il mio complesso, I Fuggiaschi. Un giorno i ragazzi stavano discutendo su accordi e tonalità. Mina leggeva un giornale, sembrava distratta, d’improvviso li fulminò: ‘Ma quale La minore, serve un Fa diesis!’”. Anni dopo lei lo richiamò. “Sono sicura che nel cassetto hai un brano pronto per me”, disse a Don Backy. “In realtà avevo solo dei testi da lavorare”, ammette il cantautore toscano, “ma al ritorno da un concerto mi ispirai a lei per comporre Nuda. Andai a Milano nel suo studio, in una basilica sconsacrat­a, e cantai il provino. Registrai anche un brano che era stato sempre rifiutato da tutti, Sognando

fumo : parlava di disagio mentale. Mina mi telefonò: ‘Bellissimo, lo faccio’. ‘È il tuo ritratto’, risposi pensando si riferisse a Nuda. E lei, stranita: ‘Mi stai dando della p az z a ?’. Quando fu il suo turno di incidere i due brani, ebbe problemi per l’arrangiame­nto di Nuda . Ero nel ristorante di Arlati sui Navigli, Mina mi trovò lì: ‘Devi scrivere subito altre due strofe’, urlò nella cornetta ‘altrimenti salta tutto’. Gli amici mi imboccavan­o mentre scrivevo le aggiunte su un tovagliolo, presi al volo un taxi e a notte fonda ero davanti a lei, appena in tempo”.

Quando Mina chiama, si scatta. Gianni Donzelli degli

Audio 2 partiva da Napoli con il primo treno verso Lugano per aggiungere voci in

extremis. Ne valeva la pena, in una collaboraz­ione iniziata nel ’92 e proseguita fino ad Acqua e Saleincisa dalla Tigre con Celentano. “Cominciò con un colpo di fortuna: io e il mio socio Enzo Leomporro mandammo una cassettina con dei pezzi, ricevuta di ritorno a Mina e Massimilia­no. Lei telefonò a casa mia ma non c’ero, mia moglie mi fece una scenata di gelosia: ‘ Chi è questa?’ Nessuno credeva fosse la divina. Nacque un fruttuoso incontro tra i nostri dischi e i suoi. Una volta, con mia sorpresa, si prestò a fare da corista per il mio Dentro ad

ogni cosa. E fece un cazziatone al fonico perché aveva

BOBBY SOLO

Ero bello, giovane e magro Ma lei mi metteva soggezione: mai avrei potuto conquistar­la Parodiava i miei brani accanto a un cocker ululante Ex Baby Gate Debutta nell’autunno del ’58, con indosso un abito sottratto alla mamma, in un locale dietro casa

DON BACKY

‘Devi scrivere subito altre due strofe’, mi urlò nella cornetta ‘Altrimenti salta tutto’ Ero al ristorante, annotai le aggiunte sul tovagliolo

alzato troppo il volume della sua voce. ‘Qui il protagonis­ta è Gianni!’, disse”. Gli Audio 2 sbancavano le classifich­e con Donzelli che ricordava da vicino Battisti. “Pani le fece uno scherzo la prima volta, non disse alla madre che quelli erano due giovani napoletani: ‘Finalmente quel deficiente di Lucio ha scritto qualcosa per me, sono dieci anni che glielo chiedo!’. Mi diceva: ‘Tu sei intonato, lui no’. Ovviamente lo amava. Una sera mi raccontò del provino rozzo che Battisti le aveva inviato per

Ancora tu. A Mina non piacque e lo rifiutò. Quando ascoltò in radio la versione definitiva lo richiamò incavolata: ‘Lucio, accidenti a te! Così funziona!’”.

GIANNI DONZELLI (AUDIO 2)

Telefonò a casa mia ma non c’ero, mia moglie mi fece una scenata di gelosia: ‘Chi è questa?’ Nessuno credeva fosse la divina

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Mina, all’anagrafe Mina Anna Maria Mazzini. A sinistra, con Celentano e Battisti
Ansa/LaPresse La tigre Mina, all’anagrafe Mina Anna Maria Mazzini. A sinistra, con Celentano e Battisti
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