Il Fatto Quotidiano

“L’apparenza è tutto, per vestirsi e per mangiare”

Dal successo in tv con “Ma come ti vesti?” all’avventura di “Pechino-Express”

- » ALESSANDRO FERRUCCI

Un po’ come Achille Lauro alla prima serata del Festival, anche Enzo Miccio in Pechino- Express si è spogliato dei panni incravatta­ti.

Un po’ come Achille Lauro alla prima serata del Festival, anche Enzo Miccio in Pechino-Express si è spogliato dei panni inamidati e incravatta­ti e all’improvviso ha esplicitat­o una grinta, una cattiveria, un mors tua vita meache ha entusiasma­to gli spettatori.

Miccio non fa prigionier­i. E da guru della neo-pedagogia televisiva (ha condotto programmi dal titolo inquisitor­io, tipo Ma come ti vesti?), da metro di paragone per scrittori come Walter Siti (lo cita per la critica al libro di Roberto Saviano) e da massimo esperto di matrimoni in quanto wedding planner, ora ha scoperto ulteriori orizzonti.

Cattivo, insomma.

Forse un pizzico, e forse lo sono diventato per il mio lavoro: quando si organizzan­o matrimoni è impossibil­e non scontrarsi con i tanti elementi che compongono la festa, e io pretendo la perfezione. Nel programma fa coppia con la sua assistente, e in molti segnalano una certa durezza con lei.

È in gamba, sa incassare, sa sostenermi quando divento isterico, sa accettare le mie follie, come gli attimi di depression­e.

È un precisino.

Totale, se qualcosa non è in perfetto ordine, impazzisco.

Casalingo.

In parte sì, poi ho un cameriere che tra poco licenzio: ho trovato della polvere (Squilla il cellulare, è il lavoro, e il suo tono è molto deciso).

Il Coronaviru­s mina le certezze degli sposi? Ancora no, i primi problemi stanno arrivando alle aziende, come quelle che dovevano partecipar­e al Salone del Mobile (posticipat­o). Torniamo al programma: come vive le critiche? Alcune sono utili, ma il punto è un altro: spesso critico me stesso, non mi mollo mai, mi fustigo e mi obbligo a eccellere; mi innervosis­co solo quando leggo di gente che dà aria ai polmoni a prescinder­e dalla sostanza.

Qui c’è un però...

Sono felice, mi sto divertendo per tutto questo, non cado in depression­e.

È la seconda volta che la nomina, la depression­e.

Per fortuna so reagire, so tirami su, ma resto una persona soggetta ai momenti di bassa, e mi picco per delle piccolezze.

La consapevol­ezza aiuta. Ho dentro un senso di responsabi­lità che arriva dall’educazione familiare: a casa mia era implicitam­ente ed empiricame­nte vietato portare problemi dentro le mura domestiche. Lei è di San G i u se p p e Ves uv iano. Un posto tranquillo, sotto controllo, mai un pericolo. Giocava a pallone?

Mai una volta.

A Milano le hanno dato del terrone?

Tuttora può capitare, e mica mi spaventi per così poco, se accade ‘ mando a fanculo’.

È rissaiolo? Purtroppo qualche schiaffo l’ho dato. E sottolineo purtroppo, non ne vado orgoglioso, sono attimi di debolezza non giustifica­bili.

La sua prima volta. ( Ci pensa e resta zitto) Tema troppo delicato, preferisco non rispondere.

Il suo mito da bambino. Assolutame­nte Mina. E poi?

Sophia Loren, forse perché napoletana come me, non per le sue doti d’attrice, mi piace proprio come donna, per l’eleganza. I vip le chiedono consigli sull’abbigliame­nto? A ripetizion­e; il problema è che non tutti hanno lo h umour per sopportare le mie risposte, qualcuno ci resta male. C’è stata un’occasione nella quale ha deciso l’outing? Mai, non è servito: è da sempre talmente palese che tutti l’hanno dato per scontato. Anche in casa non ho mai affrontato il discorso con mia madre ( ci pensa); a volte è più utile l’outing con se stessi.

Complicato?

Non è mai semplice, e oggi la situazione è migliorata, mentre quando ero ragazzino venire additato era abbastanza frequente.

Anche per lei?

Ripeto: per fortuna no, eppure da piccolo giocavo con le Barbie, non con le macchinine.

Un vizio.

Sono condannato al bello.

Vuol dire?

Un esempio? Scelgo il ristorante in base all’apparenza non al menu; insomma sono schiavo della bellezza, dell’estetica, e se in casa trovo un oggetto fuori posto, vado fuori di testa e sto male. Sempre povero il cameriere.

Lo sa.

Fobia.

La morte: ci penso tutto il giorno e in ogni occasione, pure le più imprevedib­ili, e non solo per me, anche rispetto alle persone che amo.

Cioé?

Sopra il letto non ho attaccato alcun quadro, ho paura si possa staccare e colpirmi nel sonno.

Gioca alle lotterie?

Non credo nella fortuna.

Lei è autoironic­o. Altrimenti non andrei in television­e, e l’autoironia è una conquista, arrivata insieme alla consapevol­ezza di me stesso.

La fama secondo lei.

È l’affetto delle persone, quando mi fermano sono felice e a volte mi chiedo se lo merito. Pechino-Expressha amplificat­o il suo personaggi­o. A dismisura, ed è stato veramente una faticaccia, ma ne è valsa la pena.

Chi è lei?

( Qui inizia una lunghissim­a serie di riflession­i, poi aggettivi, aggiunte, fino alla conclusion­e...) Un uomo responsabi­le ( silenzio). Un favore.

Ci dica...

Non mi faccia uscire palloso o vecchio, sono solo molto pignolo. E pienamente consapevol­e...

Se qualcosa non è in ordine, impazzisco Ho un cameriere che tra poco licenzio: ho trovato un po’ di polvere

Tutti mi chiedono consigli sul look, ma non sempre hanno lo humour per sopportare le mie risposte

Scelgo il ristorante in base all’apparenza non al menu; insomma: sono pignolo, non palloso e seguo l’estetica

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LaPresse Wedding planner Enzo Miccio e Carolina Giannuzzi a “Pechino-Express”
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