3 gradi sopra: è l’inverno più caldo dal ‘700
Nella
settimana che ha visto diffondersi il Coronavirus anche da noi, il vento da Nord- Ovest quanto meno ha ripulito l’ aria dall’ inquinamento, e dal Piemonte al Veneto le Pm10 sono scese sotto la soglia critica di 50 microgrammi al metro cubo. Ancora anomale le temperature, primaverili a causa del foehn: surreale atmosfera lunedì 24 febbraio, con 25 °C a Domodossola e 25,8 °C ad Aosta.
In Italia – Nella settimana che ha visto diffondersi il Coronavirus anche da noi, il vento da Nord-Ovest quanto meno ha ripulito l’aria dall’inquinamento, e dal Piemonte al Veneto le Pm10 sono scese sotto la soglia critica di 50 microgrammi al metro cubo. Ancora anomale le temperature, primaverili a causa del foehn: surreale atmosfera lunedì 24 febbraio, con 25 °C a Domodossola e nel Varesotto, e 25,8 ° C ad Aosta, record per il mese nella serie dal 1974. Poi il fronte freddo nord-atlantico di mercoledì ha bruscamente riportato i termometri alla normalità con un tracollo anche di oltre 20 °C, temporali e grandinate precoci e copiose al Nord-Est, come a Udine. Giovedì, 15 cm di neve, normali a fine febbraio, hanno imbiancato il fondovalle aostano, dove solo tre giorni prima si stava in mezze maniche; piogge intense in alta Toscana. Ma per le statistiche della stagione i giochi ormai erano fatti: con quasi 3 ° C di troppo, al Nord- Ovest l’i n ve rn o 2019-20 si è chiuso ieri come il più tiepido da quando esistono le misure meteorologiche, a Torino dal 1753. All’osservatorio di Pontremoli (Massa-Carrara) sono rimasti invece insuperati i precedenti primati degli inverni 2006-07 e 2013-14, ma la sostanza non cambia: il riscaldamento globale galoppa.
NEL MONDO – Notizie analoghe arrivano anche dal resto d’Europa. Inverno più mite nella serie dal 1900 in Francia, dal 1874 in Danimarca, dal 1756 a Stoccolma (con circa 6 °C sopra media, e 1,1 °C di distacco dal vecchio record dell’inverno 2007-08) e in una quarantina di altre località svedesi, in seconda posizione in Austria e in Germania dopo il caso del 2006-07. Caldo record tra domenica 23 e lunedì 24 febbraio in Francia, massime di 19,8 °C ad Annecy e 25,1 °C a Nîmes. In pianura la neve quasi non si è vista, e a Belgrado un’imbiancata è giunta tardivamente mercoledì 26. Le continue burrasche oceaniche d’altra parte hanno scaricato ingenti precipitazioni sul Nord Europa, spesso in forma di pioggia anziché neve: 158 mm nel trimestre a Kiruna (Lapponia), mai così tanto dal 1898. Nel Regno Unito, finito un febbraio tra i più bagnati da sempre (tre volte la piovosità media in Inghilterra nord-occidentale), i suoli non ce la fanno a ricevere altra acqua, e gli scrosci della tempesta “Jorge” stanno causando nuove inondazioni dopo che già nei giorni scorsi era straripato il fiume Severn (livello di 5,48 metri a Bewdley, a pochi centimetri dall’evento storico del novembre 2000); esondato anche lo Shannon in Irlanda. Colpita da alluvioni pure l’Indonesia, oltre 35.000 abitanti evacuati nell’area di Giakarta, e nove vittime, mentre una straordinaria “calima”, tempesta di polvere sahariana, ha invaso le Canarie nello scorso weekend bloccando il traffico aereo e conferendo all’atmosfera un aspetto marziano. Domenica 23 una valanga di ghiaccio e roccia da 400.000 metri cubi, staccatasi dal Nevado Salkantay (6271 m, Perù), ha fatto traboccare il lago Salkantaycocha scatenando un’alluvione a valle (Glof, Glacial Lake Outburst Flooding), a pochi chilometri da Machu Picchu: almeno 4 vittime e 13 dispersi. Bufere di neve intorno ai Grandi Laghi a fine febbraio, ma in quest’inverno, finora, Philadephia non ha ricevuto che 1 cm di manto, e peggio di così andò solo nel 1973. Il rapporto “A future for the world’s children?”, diramato dall’Oms, dall’Unicef e dalla rivista medica The Lancet, denuncia l’insidia costituita da cambiamenti climatici, degrado ambientale, malnutrizione, conflitti e migrazioni per i bambini soprattutto di Paesi dal Mali alla Somalia, su cui ricadono gli effetti delle emissioni-serra delle nazioni ricche. Il Coronavirus non va sottovalutato, ma non dimentichiamo altre minacce ancora più minacciose anche se dallo sviluppo in apparenza più lento.