“Rascel in armadio e i coccodrilli con Cecchi Gori”
L’INTERVISTA
Fonzie in Happy Days, alla fine degli anni Settanta, salta uno squalo tigre con gli sci d’acqua: da lì è iniziata la crisi della serie tv perché la scena venne giudicata troppo irreale dai fan.
Maria Grazia Buccella e il suo fidanzato di allora, Vittorio Cecchi Gori, qualche tempo prima, e in vacanza, avevano tentato la stessa sorte, senza salto, ma con gli sci ai piedi, “peccato che a pelo d’acqua c’erano dei coccodrilli”. E? “Non lo sapevamo, ma a un certo punto abbiamo visto i bagnanti sbracciarsi e urlare verso di noi. Disperati. Noi niente, non capivamo, pensavamo a una sorta di isteria collettiva. ( Ride, a lungo). Eravamo un po’ i n c oscienti; quante ne abbiamo combinate”.
Maria Grazia Buccella è icona inconsapevole, preferisce sottrarre che aggiungere, sminuisce invece di illuminare, smussa ogni angolo della sua vita privata e professionale, ma non rinuncia al sorriso e alla gentilezza: “In realtà sono stata solo un’attrice fortunata circondata da grandi attori e da belle persone come Vittorio”.
Cecchi Gori è di nuovo nei guai.
Situazione assurda, perché non è in carcere ma ricoverato in ospedale; in questi anni gli è successo di tutto, povero amico mio.
Siete molto legati.
Ci conosciamo da quasi sessant’anni, e ancora oggi ci frequentiamo spesso, spesso andiamo a mangiare insieme e magari gli chiedo qualche consiglio.
Conosciuti, come? Durante le riprese de Il gaucho (uscito nel 1964): atterro in Argentina per le riprese, scendo dalla scaletta, e trovo proprio lui ad aspettarmi. Da quel momento è nato tutto, ci siamo immediatamente fidanzati; veramente due matti, insieme abbiamo girato il mondo, e per allora non era comune né semplice.
Due matti...
In Messico abbiamo provato la marijuana, la vendevano ovunque e a quel tempo era come bere una grappa da noi, anzi dell’acqua; una sera al ristorante non siamo stati in grado di ordinare, ogni volta che arrivava il cameriere scoppiavamo a ridere, e ci nascondevamo dietro il menù; la scena è durata, credo, un paio di ore, ma non ne sono certa, la percezione del tempo era completamente dilatata.
Perfetto.
Una notte mi sono addormentata per terra e non ricordo neanche il motivo; sì, mi sono veramente divertita e lui è stato perfetto compagno di goliardia.
Però vi siete lasciati.
Due ragazzini, e per una lunga fase è scattato il classico tira e molla, anche perché l’ambiente era lo stesso, e magari ci ritrovavamo per una partita di tennis a casa di Tognazzi.
Prima ha detto: “Sono stata un’attrice fortunata”.
È la verità, visto quanto sono sbadata e le mie difficoltà con la memoria.
Però ha vinto un Nastro d’Argento nel 1968...
Se è per questo negli Stati Uniti mi avevano offerto di restare, di studiare all’Actors Studio, con la promessa di venir scritturata poi per alcuni programmi televisivi e film a Hollywood.
E invece?
Avevo solo 18 anni e i miei non erano contenti: non riuscirono a metabolizzare una scelta così importante e in così poco tempo. Quindi ripresi l’a ereo, e addio.
Come mai gli Stati Uniti?
Un’amica di mia madre era nel giro dei concorsi di bellezza e, all’improvviso, nel giro di una settimana organizzò un viaggio negli States per partecipare a Miss Universo. Partii da sola. Dovevo ancora compiere diciotto anni.
Coraggio o incoscienza?
Non lo so, ma dalla provincia di Trento mi ritrovai immersa in una realtà stupenda, con l’Actors Studio materializzato davanti alla mia vita.
Quanto ha ripensato a quel “no”?
Da subito: ancora oggi è un interrogativo che fa parte di me; la fortuna è aver strappato tante belle soddisfazioni anche in Italia. È una delle poche attrici ad aver recitato con i cinque fenomeni del cinema italiano: Sordi, Manfredi, Tognazzi, Mastroianni e Gassman.
E non mi spiego il motivo, è incredibile; ( sorride) avevo un debole professionale per Vittorio: quando parlava lui, restavo in silenzio per cercare di carpire pure le virgole del suo pensiero; ( sorride an
cora) ho lavorato anche all’estero...
Con Peter Sellers nel film di Vittorio De Sica, “Caccia alla volpe”.
Una tragedia quei due.
In che senso?
Non si sopportavano, non riuscivano a incrociare la loro visione artistica e umana, così era guerra perenne.
A che livello?
Alcune scene dovevamo girarle a Capri, ma si rifiutarono di salire sullo stesso motoscafo.
Addirittura.
Eccome! Per questo si crearono due gruppetti, ben sepa
Ero così emozionata per lui da dimenticarmi di entrare in scena: tutti mi aspettavano e io niente Lui però è stato carino
ALBERTO SORDI
Mi prendeva in giro per il seno grosso Che tipo esuberante! Usciva pure alla vigilia di una partita: godereccio al massimo
GIORGIO CHINAGLIA