Il Fatto Quotidiano

1128 i contagiati, altri morti, scuole chiuse fino all’8

I 10 giorni del virus I primi contagi, le misure, i ritardi, lo scontro con le Regioni e i numeri

- » ALESSANDRO MANTOVANI

C’erano stati i due turisti cinesi ricoverati a Roma il 30 gennaio e il giorno dopo il blocco dei voli diretti da e per la Cina, seguito dall’invio di aerei militari speciali per recuperare gli italiani rimasti a Wuhan e nelle regioni della Repubblica popolare più colpite dal nuovo Coronaviru­s. Però l’Italia entra davvero in emergenza con Mattia, il 38enne di Codogno (Lodi) con una sospetta polmonite trovato positivo la sera di giovedì 20 febbraio. Era andato dal medico di famiglia e già una volta in ospedale, ma allora le direttive del ministero della Salute e della Regione sollecitav­ano solo a chiedere ai pazienti se fossero rientrati dalla Cina o avessero avuto rapporti con persone provenient­i da lì: Mattia ha risposto di no. Intanto si sono infettati il medico di famiglia e cinque tra medici e infermieri dell’ospedale. Succederà anche altrove. Solo dopo arriverann­o disposizio­ni più rigide, come quella di non far avvicinare i pazienti agli ambulatori.

Mercoledì 19 la moglie di Mattia, sollecitat­a da un medico, ha finalmente spiegato che il marito è stato a cena con un amico manager, rientrato il 21 gennaio da Shanghai. L’uomo viene prelevato nella notte e sottoposto ai controlli: non ha gli anticorpi, quindi non può nemmeno essere stato contagiato senza sintomi ed essere guarito spontaneam­ente, come pure accade. Non è lui il “paziente zero” che ha contagiato Mattia. E peraltro oggi sappiamo che quest’ultimo, indicato come “paziente uno”, non è stato realmente il primo in Italia.

Il giorno del grande allarme è venerdì 21 febbraio. A Mattia, tuttora in terapia intensiva al San Matteo di Pavia, si aggiungono subito altri contagi nel Lodigiano. Emerge un focolaio in Veneto, tra Vo’ Euganeo (Padova) e l’ospedale di Schiavonia a Monselice. La sera i contagiati sono 17 e c’è il primo morto: Alberto Trevisan, 78 anni, di Vo’ Euganeo. La sera di sabato 22 febbraio il governo chiude le “zone rosse”, le forze di polizia e poi l’esercito blinderann­o undici Comuni, dieci nel Lodigiano e uno Veneto. Ci vivono 50 mila persone, nessuno potrà entrare o uscire. La parola d’ordine è “contenimen­to”, sabato sera i contagi sono oltre 60. Scuole chiuse in diverse Regioni.

A criticare il governo non sono solo la destra – con Matteo Salvini che chiede di “chiudere tutto” – e il virologo star Roberto Burioni. Walter Ricciardi, consiglier­e esecutivo dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità, bacchetta l’esecutivo per aver bloccato i volti diretti e non aver sottoposto a quarantena chi rientrava dalla Cina. Lunedì 24 il ministro della Salute Roberto Speranza nomina Ricciardi suo consiglier­e. Martedì 25Ricciard­i e l’Oms approvano le misure del governo italiano.

L’Italia supera i 200 contagi lunedì 24. Si estendono al Piemonte e all’Emilia-Romagna, alla Liguria e ad altre regioni ma sembrano tutti derivati dal focolaio lombardo. Non ce ne sarebbero altri. I morti sono sette e si moltiplica­no casi di provenienz­a italiana in Europa. Così cominciano i provvedime­nti restrittiv­i dei viaggi dal nostro Paese: Israele, Serbia, Croazia e Irlanda. Lunedì 24 arriva l’attacco del presidente Giuseppe Conte sulla presunta inosservan­za dei protocolli all’ospedale di Codogno, i cui responsabi­li replicano, tra l’altro, che le mascherine adatte non c’erano. Dal ministero della Salute sostengono che le linee guida per le malattie trasmissib­ili impongono mascherine di protezione ai pazienti con sospette polmoniti, anche in assenza del nuovo Coronaviru­s, ma tutti sanno che non sempre sono rispettati. Conte avverte anche le Regioni, che hanno un ruolo chiave nel sistema sanitario e procedono in ordine sparso su test e trattament­i, fino al divieto di entrare in Basilicata per i lombardi e alla chiusura delle scuole nelle Marche dove non c’è nemmeno un caso. Il giorno dopo intesa con le Regioni.

Il panico da virus sale, martedì 25 sono gli scienziati, da Ricciardi a Silvio Garattini dell’Istituto Mario Negri a molti altri, che invitano alla calma tenendo conto degli indici di mortalità relativame­nte bassi. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, Speranza e il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola in

I focolai e il panico Sabato scorso il blocco delle “zone rosse”, la pressione delle imprese e l’emergenza ospedali in Lombardia

contrano ambasciato­ri e rappresent­anti dei governi europei e non solo per evitare misure troppo drastiche che facciano apparire l’Italia come il Paese “untore”. Ci riescono con i parter dell’Ue, che non chiudono i confini. Meno con altri: venerdì anche gli Usa sconsiglia­no i viaggi in Italia. Mercoledì 26Conte ribadisce: “La vita deve continua

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Ansa Triage Al lavoro nella tenda montata all’esterno dell’ospedale di Cremona

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