Riaprire subito le scuole potrebbe essere pericoloso
Sono un’insegnante di un Istituto scolastico della presunta isola felice del Nord Italia, ovvero del Friuli Venezia Giulia che, pur essendo confinante con il Veneto, sembra miracolosamente ancora indenne dal Coronavirus. Premesso che a mio avviso finora il governo ha svolto un buon lavoro, mi sorgono spontanee alcune osservazioni sull’inversione di marcia delle ultime disposizioni. L’impressione è che le autorità non abbiano una corretta percezione della vita scolastica, o che preferiscano tutelare l’immagine dell’Italia piuttosto che la salute pubblica. Le classi in cui insegno contano tra i 23 e i 25 alunni, assembrati in aule di ridotte dimensioni, inserite in un’unica grande struttura a cui afferiscono anche gli studenti delle secondarie. Oltre ai maestri e ai professori, ci sono tutti gli educatori, gli esperti delle attività extracurricolari, i collaboratori scolastici, i cuochi e il personale tecnico ausiliario: insomma una moltitudine di vite. Ora, se uno solo di questi individui avesse contratto il Cvid- 19 negli ultimi 14-21 giorni, e ne fosse inconsapevole, lo trasmetterebbe in un istante a tantissime altre persone. Quello che mi chiedo è perché le autorità, che hanno sensatamente disposto la chiusura delle scuole durante la scorsa settimana, adesso vogliano vanificare gli sforzi riaprendole. Posso capire l’ansia di riaprire cinema, teatri, manifestazioni sportive e tutte le attività che producono profitti, ma i giorni di scuola si potrebbero recuperare a giugno.