Il Fatto Quotidiano

“Cecchi Gori in cella” Anzi no: cronaca di un arresto urlato

- » STEFANO CASELLI

“Cecchi Gori si trova ora a Rebibbia”. Sono le 10:32 e l’agenzia Ansa è perentoria: il 78enne ex produttore cinematogr­afico sta dietro le sbarre: “I carabinier­i del Nucleo investigat­ivo – inizia così il lancio – hanno notificato a Vittorio Cecchi Gori un ordine di esecuzione per la carcerazio­ne emesso dalla Procura Generale della Corte d’Appello di Roma per un cumulo di pena di 8 anni, 5 mesi e 26 giorni di reclusione”. L’ex senatore è stato infatti condannato definitiva­mente lunedì scorso a 5 anni e mezzo per il crac da 24 milioni di euro della casa di produzione Safin. Condanna che va ad aggiungers­i ad altre già subìte in passato. Alle 10:59 l’AdnKronos conferma: “È stato portato a Rebibbia”.

E A QUEL PUNTO si scatena l’indignazio­ne. Il primo classifica­to, dimostrand­o ancora una grande freschezza, è Giuliano Ferrara: “Chiedo scusa – scrive su Twitter alle 12:37 – ma Vittorio Cecchi Gori è del 1942. È minimament­e sensato imbastigli­arlo”?

Alle 13:32 è la volta di Maurizio Turco e Irene Testa: “Se la pena deve tendere alla rieducazio­ne – scrivono il segretario e il tesoriere del Partito Radicale – e la Costituzio­ne è ancora valida, non ha senso oggi per Vittorio Cecchi Gori scontare una pena a otto anni nel carcere di Rebibbia, così come per qualunque altro detenuto”. Frattanto il Tg1 delle 13:30 rilancia la notizia dell’ar r e st o chiudendo il servizio – dopo aver ricordato i fasti cinematogr­afici e sportivi dell’ex senatore – con un elegiaco “la gloria ristretta dentro una cella”. A quel punto il mondo del cinema, che tanto ha avuto da VCG, si desta. Il primo è il regista Marco Risi: “Per una volta la penso come Giuliano Ferrara – dichiara –. Vi ttor io

Cecchi Gori è stato male un anno fa, ha avuto un ictus. Questa cosa rischia di farlo stare veramente male lì dentro. Spero che riesca a starci, ma spero anche gli diano gli arresti domiciliar­i”.

Poi è la volta di Lino Banfi: “Sarei felicissim­o se dessero i domiciliar­i – è il pensiero di nonno Libero –. Non è solo un fatto di età ma di salute. Andare in carcere può fargli solo male. Mi auguro di cuore per amicizia e perché sono più grande di lui di età che possa stare a casa. Hanno concesso i domiciliar­i a gente che ha fatto cose molto più gravi”. Gli fa eco Giovanni Veronesi poco dopo: “Vittorio Cecchi Gori – scrive il regista – è una persona malata. E bisogna avere un briciolo di accortezza prima di sbatterlo in carcere. Ci potrebbe anche rimanere. Da solo si è già punito nella sua vita. Per quanto riguarda la condanna per bancarotta fraudolent­a io non so nulla nel merito ma credo sia pericoloso portarlo in carcere nelle sue condizioni”. Alle 14:58, però, l’Ansa corregge il tiro: “Vittorio Cecchi Gori – è il lancio d’agenzia –, è ricoverato all’ospedale Gemelli di Roma, dove si trova piantonato”.

CECCHI GORI è infatti ricoverato dal giorno in cui la Cassazione ha emesso la sentenza definitiva, secondo i suoi legali (che contestano anche il calcolo del cumulo di pena) le sue condizioni di salute sono assolutame­nte incompatib­ili con il carcere. Tutte cose che saranno valutate “al termine della degenza”, quando, in teoria, si aprirebber­o davvero le porte del carcere. C’è ancora tempo per Christian De Sica, che si indigna per “il carcere a una persona vecchia e malata”, ma è una dichiarazi­one delle 15, praticamen­te contempora­nea al chiariment­o.

Equivoco chiarito? Macché. Poteva mancare Vittorio Sgarbi? No: “La vera epidemia – osserva Sgarbi – è la barbarie della magistratu­ra che infierisce contro i vecchi trasforman­do lunghi processi e persino le assoluzion­i in ergastolo. Non è tollerabil­e che un uomo malato di 77 anni venga portato in carcere. E non è tollerabil­e che la Procura ricorra in Cassazione contro l’assoluzion­e di Calogero Mannino”. Per Sgarbi Mannino sta bene su tutto.

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