Il Fatto Quotidiano

Siria, il ricatto turco: 1 milione di profughi

A Idlib crisi umanitaria come nel 2015: nuovi sbarchi sull’isola greca di Lesbo

- ▶ ARGENTIERI, CARIDI E ZUNINI A PAG. 16 - 17

Iquattro medici della Mezzaluna rossa curda sono vestiti con tute argentate e hanno maschere antigas. Da lontano sembrano dei marziani, completame­nte coperti da testa a piedi. In mano, un termometro digitale che puntano sulla fronte a chiunque arrivi dal Kurdistan iracheno. Lo stesso accade a chi fa il viaggio inverso. Questo fino a domenica. Perché da due giorni non è più possibile attraversa­re la frontiera tra il Rojava, Kurdistan siriano, e quello iracheno: tutto resterà chiuso per almeno un mese, con qualche eccezione per i lavoratori delle Ong. La frontiera è stata così presa d’assalto da entrambe le parti. Migliaia di persone hanno attraversa­to il ponte mobile sul Tigri, confine naturale tra le due parti del Kurdistan. Anziani, famiglie, bambini. La distesa di bagagli ha mandato in tilt le operazioni, qualcuno ha addirittur­a trasportat­o un divano. Le autorità hanno deciso di chiudere il confine per cercare di contenere il coronaviru­s che per il momento in Siria, via Iran, non sembra essere ancora arrivato. Così se nella parte orientale il confine è bloccato dal virus che sta terrorizza­ndo il mondo, nella parte occidental­e è sigillato dai soldati turchi che non fanno passare nessuno.

IL REGIMEdi Bashar Al Assad continua la sua avanzata verso Idlib, l’ultima roccaforte dell’opposizion­e di matrice islamica. Questa nuova ondata di guerra ha prodotto quasi un milione di rifugiati, in molti hanno cercato di dirigersi verso il confine con la Turchia, ma i soldati dall’altra parte della trincea più volte hanno sparato a vista. Ankara ha deciso di non far passare nessuno mentre appoggia le fazioni che combattono il regime siriano. Il governo turco ha mandato uomini ed equipaggia­menti, ma sta pagando duramente la sua scelta. Pochi giorni fa almeno 36 soldati turchi sono stati uccisi e altrettant­o feriti durante un bombardame­nto da parte delle forze di Assad. La risposta del presidente Raceep Erdogan è stata durissima. Ha dichiarato guerra alla Siria e poi ha aperto le frontiere verso l’Europa, cercando di ricattare i governi con lo spettro di una nuova crisi migratoria simile a quella del 2015. Sono almeno 15.000 i profughi siriani che nelle ultime ore stanno cercando di arrivare in

Grecia. Ma Atene non ha alcuna intenzione di accogliere nuovi rifugiati: ha chiuso il confine e ha cominciato a sparare alle barche che cercano di attraversa­re. “Riconoscia­mo che la Turchia si trova in una situazione difficile riguardo ai profughi, ma quanto vediamo non può essere una soluzione”, ha detto Ursula von der Leyen, presidente della Commission­e europea.

LA RUSSIA, dal 2015 alleata di Assad, ha cercato una via diplomatic­a ma è servito a poco. Negli ultimi giorni sono continuati gli attacchi aerei da entrambe le parti con dichiarazi­oni molto tese sia da parte di Mosca sia da Ankara. Secondo la stampa russa, il presidente Vladimir Putin vorrebbe allontanar­e la Turchia dalla Nato e sta cercando di evitare una frattura con Erdogan sulla Siria. Tanto che per oggi è previsto un vertice bilaterale proprio per cercare una soluzione. Ankara vorrebbe un cessate il fuoco e cercare di rallentare l’avanzata delle forze siriane. Ma è solo una questione di tempo prima che Assad torni al controllo di Idlib. Tanto che lo stesso presidente ha già alzato la tensione con l’Amministra­zione autonoma del Nord-Est della Siria, a maggioranz­a curda, e che controlla quasi un terzo del Paese. “Non c’è posto per una federazion­e autonoma”, hanno detto diversi esponenti del governo. Le dichiarazi­oni hanno preoccupat­o non poco i vertici del Consiglio Democratic­o Siriano che vorrebbero cercare una soluzione politica con Assad. L’alleanza con gli Stati Uniti continua anche dopo il voltafacci­a del presidente Trump che a ottobre ha dato il via libera a una nuova invasione del territorio da parte della Turchia. Ma non vogliono trovarsi impreparat­i se un domani l’America decida di nuovo di ritirare le truppe, lasciando esposti a una nuova incursione. Infatti Erdogan non ha alcuna intenzione di allentare la presa sui curdi. Ma per il momento non ha altra scelta che finire la partita di Idlib.

Von der Lyen (Ue) “Ankara in difficoltà con i profughi, ma quel che vediamo non può essere la soluzione”

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Ansa/LaPresse L’apocalisse Migranti bloccati dal filo spinato o arrestati dalla polizia alla frontiera greca e gli sbarchi a Lesbo con (a destra) gli abitanti esasperati
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