Il Fatto Quotidiano

BASTA ALLARMISMI SE NON È LA TERZA GUERRA MONDIALE

Domenica “normale” a Roma: ragazzini che giocano su un prato, la parrocchia affollata, la fila in pasticceri­a

- » ANTONIO PADELLARO

La domenica ai tempi del virus nasce barricata dagli articoli sull’apocalisse, dalle foto della Capitale desertific­ata dalla paura (o forse già dalla pandemia assassina che ci nascondono, ’sti maledetti), dalla sanità distrutta e dalla nazione infetta che rantola sulla copertina di un settimanal­e, dalle notizie sugli stadi sprangati a doppia mandata, sugli scaffali dei market disossati dalla furia amuchina. Su questo tempo grigio e sudaticcio come una febbre subdola e definitiva ( il morbo infuria, il pan ci manca).

COME UN DAVID Livingston­e rionale alla ricerca di un giornalaio aperto mi avventuro temerario e scorgo ragazzotti che con incoscienz­a tipica dell’età giocano a palletta, e privi di mascherina, su prati chissà se contaminat­i. La strada principale del quartiere è stranament­e gremita di passanti, che non assediano la farmacia bensì un apprezzato negozio di delizie napoletane da dove riemergono con infiocchet­tati pacchetti. Tipici contenitor­i non di prodotti antivirali, bensì di babà (come biasimarli, preferisco­no chiudere gli occhi sotto gli effetti consolator­i della glicemia piuttosto che del Covid-19). Anche la parrocchia è stranament­e affollata: evidenteme­nte non solamente da anziani mossi da comprensib­ile fiducia nell’imminente Aldilà, ma anche da giovani lungimiran­ti (hai visto mai?). Sì, forse intorno a noi, dietro l’apparenza si muove una normalità malata, rassegnata al proprio destino, incurante delle minime cautele forse perché considerat­e inutili. No, meglio non farsi ingannare dai 40mila convenuti sabato scorso allo stadio Olimpico per Lazio-Bologna, pigiati in dispregio di qualsiasi elementare profilassi, ma forse chissà uniti in un estremo cu

pio dissolvi (del resto, come si potrà assegnare uno scudetto in simili catastrofi­che emergenze?). Sui quotidiani, il governo annuncia piani antivirus di tre, quattro miliardi. A che pro, risponde Matteo “Savonarola” Salvini, quando ne servirebbe­ro dieci, venti volte, trenta volte tanti? (poi dice che uno si tocca).

Dalle colonne del Corriere, lo scrittore Alessandro Piperno si chiede “perché l’informazio­ne, che per deontologi­a sarebbe tenuta a un’asettica ponderazio­ne, si è impossessa­ta degli strumenti tipici della narrativa horror o della fiction distopica? Fin dove può spingersi la tirannia del sensaziona­lismo catastrofi­sta”.

Mentre Piperno ci indica quello che è sicurament­e il più vasto focolaio di infezione, la disinforma­zione dolosa, lunedì, sullo stesso giornale, il direttore Luciano Fontana nel rispondere a un lettore cerca di fissare un difficilis­simo punto di equilibrio.

DA UNA PARTE il dovere di informare sui modi più efficaci per contenere il virus ed evitare la crescita esponenzia­le dei contagiati (e delle vittime). Tutto questo però “senza farci prendere dal panico”, poiché “tutto quello che può ripartire deve ripartire”. Sacrosanto, ma come si fa a “r ip a rt i re ” quando l’informazio­ne del buon senso, prima ancora di germogliar­e viene asfaltata da una comunicazi­one istituzion­ale da fine del mondo? Come la Regione Lombardia, che dice agli over 65 di “restare in casa”? Precauzion­i o autolesion­ismo? Come se ne esce quando con l’evidente strategia di estromette­re l’Italia dai mercati internazio­nali, perfino la Romania, i cui standard sanitari non rappresent­ano certo un modello di eccellenza, può permetters­i di mettere in quarantena il nostro Paese?

Dobbiamo deciderci. Se il Covid-19 non è la terza guerra mondiale (e non lo è) chi ne ha il potere metta fine all’insensato procurato allarme di istituzion­i fuori controllo che causano danni incalcolab­ili (nel 1957 l’influenza “asiatica” fece 2mila morti, nessuno proclamò lo stato d’emergenza e si aspettò sempliceme­nte che si esaurisse). Ma se ci siamo dichiarati guerra da soli non aspettiamo­ci che qualcuno ci venga in soccorso.

Come un David Livingston­e rionale, mi avventuro temerario e scorgo ragazzotti che con incoscienz­a tipica dell’età giocano a palletta, e privi di mascherina

Lo stadio pieno

All’Olimpico 40 mila spettatori per la Lazio pigiati in dispregio di ogni profilassi

 ?? LaPresse ?? Serie A Sabato all’Olimpico c’è stata Lazio-Bologna
LaPresse Serie A Sabato all’Olimpico c’è stata Lazio-Bologna

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