Il Fatto Quotidiano

Sos terapia intensiva: “In 3 giorni posti finiti”

- » DAVIDE MILOSA

Prima di tutto una notizia confortant­e: due contagiati della zona rossa nel Basso lodigiano ricoverati al Sacco di Milano ieri sono stati dimessi perché guariti. Al netto di questo, la situazione resta ancora critica. Il virus cresce in modo esponenzia­le e il picco non è stato raggiunto. Risultato: la curva nei prossimi giorni continuerà a progredire. La Lombardia rappresent­a il focolaio principale e il più preoccupan­te. Se giovedì 20 febbraio alle 21 avevamo il primo paziente affetto da Covid-19, ieri il numero dei positivi si attestava a 1.254 e 38 decessi con un totale nazionale che sfiorava i 1.850. Nessun dubbio che la vera emergenza sia oggi la Lombardia e alcune sue province. L’ondata dei contagi rischia di ribaltare l’intero sistema sanitario regionale. Con un’ultima emergenza, la mancanza dei posti letto per la terapia intensiva. Secondo i dati raccolti dalla sezione lombarda dell’Associazio­ne anestesist­i rianimator­i italiani ( Aaroi-Emac) a oggi nella regione ci sono liberi poco meno di 30 posti. Il resto, circa 900 (prima dell’epidemia erano 600), è occupato da pazienti con altre sintomatol­ogie e dai 150 positivi al Covid-19. Con cifre del genere e vista la progressio­ne del virus SarsCov2 che porta in rianimazio­ne circa 13 persone ogni 24 ore è evidente che in meno di tre giorni la Lombardia andrà incontro a una saturazion­e e a una emergenza conclamata per la terapia intensiva, dove i contagiati possono sopravvive­re con la respirazio­ne assistita.

IL TEMA È STATOaffro­ntato ieri durante il punto stampa dall’assessore alla Sanità Giulio Gallera. La Regione sta lavorando per altri 200 posti. L’obiettivo, anche grazie alla collaboraz­ione del settore privato, è quello di arrivare a 350 in più. Si lavora, spiega sempre l’Aaroi, per trasformar­e le sale delle terapie sub-intensive in intensive. Molte sale chiuse per mancanza di personale sono state riaperte. Al netto di questo, un altro vero problema è proprio il personale composto da anestesist­i e rianimator­i. Ad oggi, secondo le ultime stime, per essere a regime solo in Lombardia mancano circa 400 operatori sanitari specializz­ati. Sempre ieri, il presidente della Regione, Attilio

Fontana, ha firmato un pacchetto da 40 milioni per l’acquisto di materiali vari, come i Cpap ( Continuous Positive Airway Pressure), sorta di caschi irrorati di ossigeno e in generale per l’i n cr em e nt o delle stesse terapie intensive . Lo strumento necessario è il respirator­e, ma non solo. Sappiamo, per come è stato spiegato dai medici, che chi arriva in pronto soccorso ha spesso una situazione già compromess­a. Questo implica il trasferime­nto diretto in rianimazio­ne. Qui i trattament­i sono vari. Ad oggi, ad esempio, dei circa 150 ricoveri, quattro vengono trattati in Ecmo, ovvero con un sistema che si sostituisc­e al funzioname­nto del cuore e dei polmoni. Oggi in Lombardia solo quattro ospedali hanno questo strumento salva-vita: Monza, il San Raffaele e il Policlinic­o di Milano e il San Matteo di Pavia dove è ricoverato il paziente uno. In molti ospedali della Lombardia, dunque, le terapie intensive sono complete. È successo a Lodi e Cremona, sta avvenendo all’ospedale Maggiore di Crema che, suo malgrado, si trova tra i due focolai più importanti d’E ur o pa , quello del Lodigiano e quello del Cremonese.

L’assessore Contagiato Mattinzoli della giunta Fontana Ha visto Patuanelli, tamponi negativi

L’EMERGENZA qui è iniziata venerdì, quando l’ospedale di Lodi è andato in tilt con circa 100 accessi quotidiani di presunti Covid-19 al pronto soccorso. Da Lodi molti pazienti sono stati dirottati a Crema. Ieri qui un anestesist­a e una infermiera sono risultati positivi e subito sono stati ricoverati.

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Ansa Malattie infettive e reparti speciali: i contagiati in terapia intensiva

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