Il Fatto Quotidiano

Contagi oltre quota 2000 52 i morti, 18 soltanto ieri

Nuovi casi in sei Paesi (tra cui la Cina) di persone provenient­i dall’Italia

- » MARCO PASCIUTI

La direzione generale ha comunicato che la stessa Areu sta dirottando le ambulanze su altre strutture per evitare il collasso di Crema, dove ieri sera la riorganizz­azione della struttura ha portato ad avere altri 70 posti letti, ma non di terapia intensiva. I contagi continuano. Gli over 65 rappresent­ano il 53% dei positivi in Lombardia, di questi il 68% è in rianimazio­ne. La Regione ieri ha registrato un altro dipendente contagiato, si tratta dell’assessore allo Sviluppo sostenibil­e Alessandro Mattinzoli subito ricoverato. Tutta la giunta si è sottoposta al tampone. Il 26 febbraio Mattinzoli a Roma ha incontrato il ministro Stefano Patuanelli. I controlli al ministero dello Sviluppo economico hanno dato esito negativo. Intanto il paziente uno del Pirellone, una collaborat­rice del presidente Fontana, è stata dimessa: proseguirà la quarantena a casa.

Più 258 rispetto a domenica. Per un totale di 1.835 ammalati. Oltre 23.300 tamponi effettuati, 668 i casi positivi confermati dall’Istituto Superiore di Sanità. Le vittime ieri pomeriggio erano salite a 52, 18 in più in 24 ore. Continuano a crescere i numeri che fotografan­o l’epidemia di Covid-19 in Italia. Nonostante tra i dati forniti dal commissari­o Angelo Borrelli ieri alla Protezione civile ci siano anche 149 persone guarite (+66), le cifre registrate nella penisola costano l’inseriment­o tra i Paesi che l’Oms tiene costante mente sotto osservazio­ne: “Nelle ultime 24 ore si sono verificati quasi 9 volte più casi di Covid-19 segnalati all’estero che all’interno della Cina – ha detto il direttore generale dell’agenzia Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesu­s – Le epidemie nella Repubblica di Corea, in Italia, Giappone e Iran sono la nostra più grande preoccupaz­ione”.

I contagi crescono in tutto il continente – in Francia hanno raggiunto quota 191 (61 in più nelle ultime 24 ore), mentre la Germania ne registra 150 – e lo European Center for Desease Prevention and Control si è mosso di conseguenz­a: “Il rischio associato all’infezione per le persone di Europa e Spazio economico europeo e nel Regno Unito è attualment­e considerat­o da moderato a elevato, in base alla probabilit­à di trasmissio­ne e all’impatto della malattia”, si legge nell’ultimo report (aggiornato alle 8 di ieri mattina) dell’agenzia dell’Ue, che fino a 24 ore fa considerav­a il rischio “basso”. A quell’ora erano “89.068 casi nel mondo”; di questi, circa 9 mila al di fuori dalla Cina, in 66 Paesi. E in alcuni di questi casi gli esperti hanno registrato un legame con l’Italia.

Accade in Belgio, dove 6 nuovi contagi portano il totale a quota 8, ha annunciato la ministra della Salute, Maggie De Block: le persone interessat­e risultano tutte tornate dal Nord Italia. Così come erano rientrati dalla Penisola i due cittadini trovati positivi in Israele, che ha inasprito le misure contro chi arriverà in aereo da Roma: le restrizion­i adottate da Gerusalemm­e il 27 febbraio si applicano “anche a tutti i viaggiator­i che giungono da Paesi terzi su voli che fanno scalo in Italia”.

Se Tunisia e Giordania hanno registrato il loro primo contagio, e per entrambe si trattava di persone rientrate dal nostro Paese, l’Eritrea si è mossa prima: la Uil scuola ha reso noto che 6 docenti italiani di un istituto di Asmara sono stati bloccati dalle autorità e poste in isolamento forzato. Tunisi, tra l’altro, ha bloccato due connaziona­li a bordo della loro imbarcazio­ne ancorata nel porto di Cap Marina di Monastir. La Turchia, da parte sua, ha invitato chiunque sia giunto negli ultimi 14 giorni dall’Italia a informare le autorità locali per essere sottoposto a controllo e ad aspettarne i risultati in isolamento in casa. Si è invece autoinflit­ta 14 giorni di quarantena la leader del Sinn Fein, Mary Lou McDonald, dopo che nella scuola dei suoi figli è stato diagnostic­ato il primo caso in Irlanda: si tratta di un allievo tornato dall’Italia. Da dove rientrava anche il 5° episodio registrato in Russia: un giovane di ritorno da una vacanza sulla neve.

Il Covid-19 è arrivato anche a New York: ieri il bilancio delle vittime negli Stati Uniti è salito a 6, tutte nello Stato di Washington, dove secondo uno studio il virus è presente da almeno 6 settimane. Diminuisce, invece, la pressione in Cina, dove sono stati individuat­i soli 206 nuovi casi, il numero più basso dal 22 gennaio, e 18 province hanno declassato l’allerta sull’epidemia. Che ha fatto registrare il primo caso di “contagio di ritorno”. Dall’Italia: le autorità della provincia dello Zhejiang hanno riferito di una donna di 31 anni trovata positiva dopo essere rientrata da Milano a Qingtian il 28 febbraio.

In EuropaAume­ntano i positivi in Francia (190) e Germania (150). L’agenzia Ue: il rischio sale da “basso” a“moderato/elevato”

correre ai ripari con nuovi concorsi. Ma ci vorranno quattro o cinque anni per vedere i primi risultati. Nel frattempo, da qui al 2025, mancherann­o oltre 1.900 specialist­i . Quanto agli infermieri ne servirebbe­ro almeno 8mila in più, secondo la federazion­e degli ordini infermieri­stici.

A sua volta l’E milia Romagna ha più di ottomila medici e oltre 24mila infermieri. Una dotazione inadeguata. Basti di re che tra i pronto soccorsi della regione, quello di Piacenza è praticamen­te l’unico ad avere un numero di operatori tarato sulle esigenze. Nelle strutture c’è una carenza complessiv­a di 3.600 infermieri mentre nei prossimi anni mancherann­o qua si 600 medici: già adesso all’appello non ci sono 250 specialist­i nelle varie discipline. Il Veneto, che parte da una base di oltre 8mila medici, ne do vrebbe avere almeno 1.300 in più già ora, mentre nell’arco di cinque dovrà fare i conti con un ammanco di 500 specialist­i. E ha anche la necessità di un rinforzo di quasi 4mila infermieri, che adesso sono meno di 25mila. In molti reparti – pediatria, ortopedia, pronto soccorsi – non si raggiunge il numero minimo di medici per la piena funzionali­tà del servizio.

IL FALLIMENTO DEL FEDERALISM­O SANITARIO?

Mentre il Governo varava le misure restrittiv­e per fronteggia­re l’emergenza coronaviru­s le Regioni si muovevano in ordine sparso. “O gn un a con le proprie interpreta­zioni”, dice Onotri. “La verità è che l’autonomia differenzi­ata non paga, anche in Regioni che pensavamo fossero di serie A”. L’emergenza sta portando a galla, secondo gli operatori sanitari, anche questo: il flop del federalism­o sanitario. Per mancanza di coordiname­nto, carenza di fondi, inadeguate­zza nella individuaz­ione dei fabbisogni.

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Ansa/LaPresse L’Eldorado delle cure I presidenti di Lombardia, Veneto ed Emilia
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