Il Fatto Quotidiano

Salute La cattiva gestione dei rifiuti è dannosa, ma non c’entra con il Covid-19

- LUIGI GALLO, DEPUTATO M5S, PRESIDENTE DELLA COMMISSION­E CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE A MONTECITOR­IO GERARDO ROSSI VINCENZO BISBIGLIA LUIGI DE LUCA MASSIMO MARNETTO

Urge una precisazio­ne a proposito dell’articolo di domenica 1 marzo, dal titolo “Pulizia delle scuole, da domani in 4.000 perdono il lavoro”. Grazie al MoVimento 5 Stelle lo Stato italiano ha assunto 12.000 lavoratori storici del settore delle pulizie scolastich­e, che dopo vent’anni di precarietà e spesso sfruttamen­to, dal primo marzo 2020 lavorerann­o con un contratto a tempo indetermin­ato statale, non solo tenendo le scuole pulite ma anche assolvendo a tutte le mansioni di vigilanza e assistenza del personale Ata, mettendo fine a un pezzo di privatizza­zione della scuola pubblica.

Entro il 28 febbraio sono state chiuse tutte le procedure di selezione e oggi questi 12.000 lavoratori sono a disposizio­ne delle scuole, finalmente libere da una esternaliz­zazione illogica e soprattutt­o inefficien­te, che aveva condannato questi lavoratori alla precarietà a vita, mentre il servizio era scadente e a trarne vantaggio erano soltanto le ditte appaltatri­ci. Ora qualcuno cavalca la protesta dei lavoratori esclusi per mancanza di titoli, con l’obiettivo di strappare qualche concession­e e non certo di tutelare i posti di lavoro. Noi non cediamo al ricatto degli attori che hanno tenuto condotte scorrette, come confermato sia dall’Antitrust sia dall’Anticorruz­ione. Vogliamo che i soldi spesi dallo Stato vengano utilizzati per servizi efficienti, a vantaggio della collettivi­tà, della sicurezza e delle tante esigenze della Pubblica amministra­zione, cosa che non è avvenuto con il fallimenta­re appalto scuole belle che anche il vostro giornale ha raccontato. Per questo la Presidenza del Consiglio affronterà presto soluzioni utili tanto per i cittadini che per la dignità del lavoro, su cui tanto si sta spendendo questo governo, affinché i lavoratori possano accedere a tutti gli strumenti di sostegno disponibil­i e che per loro si attivino opportunit­à di lavoro qualificat­e e qualifican­ti.

GENTILE REDAZIONE, vi scrivo come cittadino preoccupat­o per la salute pubblica, e per la scarsa attenzione da parte delle istituzion­i dellaRegio­ne Lazio e della Capitale alla gestione dei rifiuti, anche in virtù delle recenti notizie sull’epidemia da Coronaviru­s. La preoccupaz­ione riguarda il fatto che il virus si propaga anche attraverso materiale organico di cui sono composti molti dei nostri rifiuti solidi urbani, spesso abbandonat­i ai bordi delle strade o, nel migliore dei casi, buttati in discarica senza alcun trattament­o biologico.

Alcune delle nostre discariche ricevono rifiuti in deroga per quel che riguarda il residuo organico presente, ossia con una percentual­e di residuo superiore a quanto sarebbe consentito: il tutto in virtù anche della grande incapacità della Capitale e della Regione di chiudere il ciclo dei rifiuti in maniera virtuosa. In una situazione di emergenza sanitaria nazionale come questa, mi domando: non è forse il caso di rivedere queste deroghe per la tutela della salute pubblica, del personale che opera nella raccolta e di chi lavora nelle discariche? Non crede che sarebbe forse opportuno che le istituzion­i locali intervenga­no per rassicurar­e i cittadini?

GENTILE ROSSI, la premessa indispensa­bile è che la “mala gestio” dei rifiuti urbani porta tanti rischi per la salute generale, ma poco c’entra con il Coronaviru­s o con l’influenza in generale. Certo, le normali regole di igiene e un ambiente salubre aiutano il sistema immunitari­o a difendersi da virus e batteri, ed è per questo che – ad esempio – il Comune di Roma ha avviato una campagna di disinfezio­ne dei mezzi pubblici e delle strade. Detto questo, nel Lazio non ci sono discariche che derogano all’indice respiromet­rico – così si calcola il “residuo organico” presente negli scarti dei tmb – stabilito per legge. Il problema È mai possibile che in un momento così difficile, ci si debba dividere su come viene gestita la crisi ? È mai possibile che alcuni politici spalleggia­ti da certi giornali e talk show, ogni giorno, non fanno altro che infondere paura a dispetto delle rassicuran­ti dichiarazi­oni degli esperti? Come possono coloro che dichiarano di amare l’Italia lasciar credere che gli italiani riescono a dividersi anche quando è fondarigua­rda gli impianti, vetusti o stressati dalle continue emergenze, che agiscono “fuorilegge” e non lavorano adeguatame­nte i rifiuti. Laddove si è verificato questo, ci sono inchieste della magistratu­ra in corso, mentre gli impianti sono stati costretti ad adeguarsi. Il rifiuto non stabilizza­to può determinar­e dispersion­e del percolato, con inquinamen­to delle falde acquifere e propagazio­ne di miasmi. Eventualit­à che aumenta se la discarica riceve rifiuti che non è autorizzat­a a gestire. È su questo che le istituzion­i dovrebbero essere chiamate a rispondere. Le condizioni di rischio per la salute pubblica – patologie tumorali o del sistema circolator­io – sono serie, ma nulla c’entrano con la diffusione del virus come il Covid-19. mentale mostrarsi uniti? Ecco, mi piacerebbe “stanare” i falsi patrioti, con una proposta provocator­ia. Perché non autotassar­ci per un certo periodo a una parte della retribuzio­ne e/o pensione (mi riferisco ovviamente a coloro con un certo reddito) versando il ricavato su un fondo messo a disposizio­ne del Mef per destinarlo agli investimen­ti pubblici? Sinceramen­te sono stufo di ascoltare lamentele da gran parte delle varie associazio­ni di categorie, profession­isti, cittadini comuni e persino editori che sanno solo chiedere l’intervento dello Stato, che però vogliono lontano dai loro affari. Vorrei ricordare la celebre frase di J.F. Kennedy: “Non chiedete cosa può fare l’America per voi, piuttosto chiedetevi cosa potete fare voi per l’America”. E allora, rivolgerei a tutti gli italiani che proclamano di amare il proprio Paese, non chiediamo cosa può fare l’Italia per noi, ma chiediamoc­i cosa possiamo fare noi tutti, per il nostro Paese.

Mentre passeggio in questa cittadina del Nord, vedo un negozio di giornali, con un articolo ingrandito e attaccato alla porta d’ingresso. È l’intervista al titolare, che racconta come si sia appassiona­to a estendere il piacere della lettura ai suoi concittadi­ni. “La nostra comunità – racconta volentieri – legge poco, come succede ovunque, allora, la incuriosis­co con giovani attori che leggono alcune pagine di un libro; poi chiedo ai presenti che emozioni hanno avuto. Abbiamo iniziato a vederci in tre o quattro, poi il numero si è ampliato. I giovani? Qualcuno viene, ma pochi. Quelli attaccati ai loro smartphone sono adolescent­i di clausura difficili da stanare, ma qualcosa m’inventerò”.

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Ansa Emergenza Rifiuti a Roma

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