“È una provocazione della Turchia per avere più soldi da Bruxelles”
L’ex ambasciatore: “Non è un problema solo nostro, ma dell’Europa”
“Il braccio di ferro che il presidente Erdogan ha ingaggiato con la Grecia, aprendo le frontiere di terra e di mare ai profughi, non può essere risolto in modo bilaterale perché è un problema che riguarda tutta l’Unione europea, dato che i nostri confini con la Turchia coincidono con quelli sud-orientali della Ue. La differenza rispetto alla grande ondata migratoria del 2015, causata dalle guerre mediorientali, è che oggi tra la Ue e la Turchia è vigente l’accordo di respingimento entrato in vigore nel marzo 2016. Siccome Erdogan deve ancora ottenere parte della seconda tranche di 3 miliardi di euro ( in tutto 6 miliardi) promessi da Bruxelles assieme alla rimozione dei visti per l’ingresso dei cittadini turchi in Europa, questa volta non può essere solo la Grecia a farne le spese. L’Europa pertanto deve aiutarci praticamente, non solo a parole. Ne va del futuro di tutta la Comunità, non in termini di una potenziale guerra tra Atene e Ankara ma per l’impatto socio-politico che l’arrivo di migliaia di profughi causerà agli Stati membri, a iniziare dalla Grecia”. Il tono con cui Petros Mavroidis – il diplomatico greco più di lungo corso, nonché esperto di Europa, Medio Oriente e Asia, che ha concluso la propria carriera di ambasciatore l’anno scorso ad Ankara – risponde alla prima domanda circa il contesto che ha innescato l’escalation attuale, tradisce tuttavia scetticismo sulla possibilità che la Ue agisca in maniera efficace per fermare Erdogan.
Ambasciatore Mavroidis, lei che conosce bene la Turchia essendo stato anche console a Smirne, cosa pensa voglia ottenere davvero il presidente Erdogan aprendo le frontiere?
Si tratta a mio avviso di una provocazione per indurre l’Europa a sostenere economicamente la Turchia, che da due anni ha visto la propria moneta svalutarsi drammaticamente e la fuga degli investitori stranieri, non solo finendo di pagare l’enorme somma promessa nel 2015 ma anche attraverso nuovi investimenti e la revisione degli accordi commerciali relativi a Cipro dove la questione della enclave turca nella parte settentrionale dell’isola non è mai stata risolta. La Turchia vuole in ultimo ottenere il diritto di cercare e sfruttare i giacimenti di gas che si trovano nel fondale marino dell’isola.
Ma la Repubblica turca di Cipro del
PETROS MAVROIDIS
Questa massa non è legata agli ultimi scontri, ma è stata liberata a comando