“Hanno falsificato il testamento di mamma, ma nessuno pagherà”
Il fratello di Floriana e la notaia condannati in Appello. Ma in Cassazione si è tutto prescritto
Ci sono stati tanti escamotage e cavilli per allungare i tempi A volte gli imputati non si facevano trovare per ricevere le notifiche
Negli atti ‘truccati’ non ero riconosciuta come figlia, ma come ‘signorina legataria’ Nessuno verrà punito
La mia vita è stata stravolta: mi sono ammalata, non ho dormito per mesi I rapporti familiari distrutti
“Ho dovuto aspettare dieci anni per avere un po’ di giustizia e l’ho ottenuta solo a metà, perché la prescrizione ha cancellato tutto”. Floriana Mastandrea, 58 anni e una carriera da cronista di razza tra le riviste femminili e la Rai, riannoda i fili della travagliata vicenda del testamento di sua madre. Nella sua voce c’è passione, ma soprattutto amarezza. Per una morte dolorosa, per quello che i giudici chiamano un “falso testamento”, ma soprattutto per un rapporto ormai andato in frantumi con il fratello: “La cosa che mi fa più male è che sono stata tradita da lui e da sua moglie”.
La storia di Floriana viene da lontano, dal giorno della nascita quando la madre non la riconosce subito come sua figlia perché all’epoca, siamo nel 1962, “essere ragazze-madri non era socialmente accettato”. Le due poi si ricongiungono con il riconoscimento ufficiale, nonostante un rapporto conflittuale con il padre e l’adozione di Floriana da parte dello zio.
A 15 ANNI Floriana va a vivere con la famiglia naturale e, da adulta, diventa una giornalista affermata. Fino al 2008, quando alla madre Angelina Mastandrea viene diagnosticato un cancro al colon. La donna aveva sempre comunicato ai figli di non voler lasciare un testamento scritto: “A me e a mio fratello diceva: ‘Per me siete uguali, dovete ripartirvi egualmente i beni’”, dice oggi Floriana. Poi il 15 aprile 2009, la signora Mastandrea firma un testamento olografo in cui riconosce Floriana come sua figlia ma il 7 luglio successivo, quando ormai la donna non è più in grado di intendere e di volere, il fratello Roberto Sampietro, accompagnato dalla notaia Luisa Romei, le fa firmare un testamento tutto a suo favore, tra cui una villa con tanto di garage, piscina e terreni. Le amiche di Angelina presenti si rifiutano di firmare mentre l’altro testimone è un dipendente del fratello Roberto: una settimana dopo la signora muore. Il giorno prima Floriana era andata a denunciare la cognata Cecilia Majello per averla aggredita – “Voleva stare da sola con mia madre, chissà perché” accusa oggi la figlia – e il fratello e la notaia per il falso testamento.
In primo grado la notaia e il fratello vengono assolti mentre la cognata viene condannata a 3 mesi. Nel 2018, poi, la Corte di Appello di Napoli ribalta la sentenza: la notaia condannata a 2 anni e 3 mesi di reclusione e il fratello a 3 anni e 2 mesi, ed entrambi al risarcimento in sede civile. La cognata invece ormai è prescritta. In Cassazione la sentenza di appello viene annullata per la mancata contestazione dell’aggravante al reato di falso, ma ormai gli ermellini dichiarano prescritto il reato, pur condannando gli imputati al pagamento delle spese processuali e al risarcimento danni.
Signora Mastandrea, perché ha ottenuto una giustizia a metà?
Perché mio fratello, la moglie e la notaia si sono avvalsi della prescrizione e non sono stati puniti. La professionista Romei è addirittura andata in pensione anticipata.
Però almeno ha il risarcimento in sede civile.
A me dei soldi interessa fino a un certo punto in tutta questa storia. In questi casi, è l’ultimo obiettivo tant’è che io a mio fratello dissi subito che sarei stata disposta a dargli più beni perché aveva due figli. E invece non gli andava bene lo stesso. Ma la cosa che mi ha fatto più male e che mi ha fatto reagire è che nel testamento falso non ero riconosciuta come figlia ma come ‘signorina legataria’. Poi vorrei che anche la giustizia penale arrivasse a una sentenza e chi ha sbagliato paghi quanto deve.
E invece è intervenuta la prescrizione.
Esatto, sono stati prescritti tutti e tre. Le cose non sarebbero dovute andare così.
Perché?
Perché nel mio caso il processo è durato dieci anni tra escamotage e cavilli per allungare i tempi. A volte gli imputati non si facevano trovare per ricevere le notifiche, eppure ad Ariano Irpino (paese dei due fratelli, in provincia di Avellino, ndr) tutti conoscono tutti, la notaia aveva lo studio in pieno centro. Eppure non si trovava e il processo slittava continuamente. Poi il Tribunale di Ariano è stato accorpato a quello di Benevento, e così via, fino alla prescrizione.
Cosa propone?
La prescrizione va bloccata già dal rinvio a giudizio, altrimenti è un modo per salvare chi delinque. Bloccandola invece non si permette agli avvocati degli imputati di trovare degli escamotage per allungare i tempi.
Così non si avrebbero processi eterni?
I processi sono già lunghissimi per i continui rinvii e le strategie dilatorie. Si deve arrivare a una sentenza e, nel caso di condanna, a una punizione. Il danno economico è marginale in questi casi e poi il risarcimento chissà quando arriverà. La mia vita nel frattempo è stata stravolta: mi sono ammalata, non ho dormito per mesi per questa vicenda, ma soprattutto sono andati distrutti i rapporti tra me, mio fratello e sua moglie. Avevo sempre pensato tutto il bene di loro, ma mi hanno aggredito, mi hanno trattato come un’estranea e mi hanno tradita.