Il Fatto Quotidiano

Bruxelles salva l’Italia sugli aiuti di Stato a Tirrenia e avvia la batosta per Onorato

Per la Commission­e Ue vanno recuperati solo 15 milioni

- » ANDREA MOIZO

Dei

2,3 miliardi di euro di aiuti di Stato concessi fra il 1992 e oggi alla compagnia armatorial­e di bandiera Tirrenia, solo 15 milioni di euro dovranno essere recuperati dall’Italia. Lo ha stabilito la Commission­e europea chiudendo il filone principale (ne resta aperto uno minore sui collegamen­ti regionali) di un’indagine durata 9 anni. Per il periodo 1992-2008 Bruxelles ha riconosciu­to l’illegittim­ità di un’infinitesi­ma parte (1 milione di euro) di quanto pagato dallo Stato (oltre 1,5 miliardi) per l’espletamen­to di servizi marittimi.

SECONDO le normative comunitari­e, dal 2009 Tirrenia avrebbe dovuto essere privatizza­ta. L’Italia tergiversò per tre anni e solo nel 2012 CIN (controllat­a da Moby, gruppo Onorato) acquisì la compagnia (i suoi asset: navi, personale, slot e sovvenzion­i, mentre i debiti rimasero allo Stato). Anche per il periodo 2009-2020 la Commission­e non ha però rilevato problemi, né per le sovvenzion­i versate (846 milioni di euro) né per le modalità di privatizza­zione, eccependo solo su voci minori, per un totale di 14 milioni di euro di aiuti illegittim­i. Anche in questo caso, comunque, non essendoci secondo l’Antitrust europeo

“continuità economica tra Tirrenia e il suo acquirente CIN”, il recupero dell'aiuto incompatib­ile chiesto all’Italia sarà una partita di giro, dato che lo Stato dovrà rivolgersi alla bad company rimastagli in pancia. La decisione di Bruxelles, positiva per l’Italia, potrebbe però esser fatale a Vincenzo Onorato. CIN infatti deve ancora allo Stato 180 milioni di euro dei 380 pattuiti per l’acquisizio­ne di Tirrenia. Di questi, 115 afferiscon­o a rate scadute (nel 2016 e 2019, l’ultima nel 2021), non saldate da Onorato per una clausola della privatizza­zione che gliel’avrebbe consentito fino all’esito dell’indagine di Bruxelles.

I COMMISSARI straordina­ri della bad company, fra i quali il Governo Renzi volle Beniamino Caravita di Toritto, avvocato di Onorato (finanziato­re di Open), solo a fine 2018 portarono CIN in tribunale per chiedere il congelamen­to dei beni della società, intanto alleggerit­a da distribuzi­one di riserve e dividendi. La procedura è pendente ma il verdetto della Commission­e rende ora esigibile il pagamento dei 115 milioni. I commissari tuttavia vogliono “aspettare il testo integrale della decisione prima di ulteriori valutazion­i”. E Moby si è ovviamente detta disponibil­e a ricercare con loro “una soluzione compatibil­e nell’ambito del percorso di risanament­o in atto”. Il tempo però non è secondario. La crisi di Moby si è infatti aggravata al punto che un mese fa è stata sospesa la restituzio­ne dei finanziame­nti di banche (260 milioni) e obbligazio­nisti (300 milioni). I creditori, secondo Onorato, avrebbero dato il placet, ma ora che lo Stato potrebbe unirsi a un concordato con 180 milioni di crediti, il quadro cambia. E non essendo stato ancora depositato un piano di ristruttur­azione a proteggere il gruppo, è da vedere che i creditori, in primis i fondi che hanno acquisito i bond al 30% del valore, non accelerino già da oggi il tentativo di aggredirne i beni.

 ??  ?? Privatizza­ta La società fu privatizza­ta nel 2012, dopo tre anni. Fu acquisita dal gruppo Moby
Privatizza­ta La società fu privatizza­ta nel 2012, dopo tre anni. Fu acquisita dal gruppo Moby

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy