Arnone ancora assolto: nessuna calunnia
L’avvocato siciliano aveva denunciato un abuso edilizio dell’ex governatore Capodicasa
Una calunnia che non c’è perché manca il dolo, e i sospetti che tornano ad addensarsi sulla legalità di una villa, costruita in una zona archeologica a ridosso di una delle più belle spiagge siciliane, Eraclea Minoa, di proprietà di Angelo Capodicasa, esponente del Partito democratico, governatore della Sicilia dal 21 novembre 1998 al 26 luglio 2000, l’unico presidente degli ultimi vent’anni, a non essere mai stato incriminato o sfiorato da inchieste e processi.
PROTAGONISTA, ancora una volta l’avvocato Giuseppe Arnone, il legale più processato d’Italia: contro di lui sono stati aperti ben 110 processi penali, per lui i pm hanno chiesto, finora senza esito, 13 anni e mezzo di carcere.
Otto anni fa aveva denunciato l’abusivismo della villa, appendendo al balcone del suo studio, di fronte il palazzo di giustizia, le foto della villa incriminata con parte del contenuto delle sue denunce, ma la Procura di Agrigento aveva archiviato l’esposto e Capodicasa lo aveva contro-denunciato per calunnia. Nei giorni scorsi, la perizia disposta dal gup non ha smentito le accuse di Arnone, attestando che le volumetrie abusive erano pari ad almeno un terzo della costruzione e che la casa insiste oggi dove prima c’erano gli alberi e il giudice dell’udienza preliminare di Agrigento, Luisa Turco, lo ha assolto.
ORA IL SUO DIFENSORE, l’avvocato Daniela Principato, ha chiesto al gup di trasmettere gli atti della perizia alla Sovrintendenza “che dovrà revocare il nulla osta e disporre la demolizione’’. La battaglia legale è appena iniziata perché il difensore di Angelo Capodicasa, l’avvocato Nino Gaziano, insiste nel chiedere i danni ad Arnone: “L’assoluzione è per mancanza di dolo – sostiene – resta, pertanto, impregiudicata l’azione civile di risarcimento dei danni conseguenti alla condotta dell’Arnone, richiesta risarcitoria che potrà essere esercitata al deposito della motivazione. Resta fermo, inoltre, il diritto di impugnazione per gli effetti civili della sentenza”.
Tra i due la ruggine è antica, e risale al 2012, quando Arnone portò in giro per l’Italia il suo poster bus, parcheggiandolo sotto casa di Bersani, a Bettola, e di Pietro Grasso per invitarli a non candidare Mirello Crisafulli e Capodicasa, accusati di “lisciare il pelo alla mafia”: “Liberaci dagli impresentabili’” era scritto nel poster che nei confronti di Capodicasa era particolarmente duro: “Corvi, sciacalli e iene, così l’on. Capodicasa ha definito gli uomini dell’Antimafia commemorando un sindaco rimosso per mafia, Calogero Gueli, padre di mafiosi, condannati irrevocabilmente”.