Il Fatto Quotidiano

Il 15enne ucciso: banda rubava Rolex, poi andava a ballare

La rapina finita male Il carabinier­e che ha sparato ora è indagato per omicidio. La vittima e il suo sodale giravano con la targa clonata

- » VINCENZO IURILLO

La Procura di Napoli vuole indagare in tutte le direzioni. Si legge così la decisione di iscrivere nel registro degli indagati, per omicidio volontario, il carabinier­e 23enne in servizio nel Bolognese, che ha ucciso a colpi di pistola il 15enne Ugo Russo, nella notte tra sabato e domenica, in via Generale Orsini. L’uomo ha sparato reagendo a una rapina andata male. Il ragazzino e il complice 17enne, come ha dichiarato quest’ultimo agli inquirenti, col bottino delle rapine volevano andare a ballare.

La storia è nota: due giovanissi­mi, il 15enne e il complice, a bordo di uno scooter sfrecciano nel borgo di Santa Lucia, affiancano l’auto del militare che sta parcheggia­ndo, c’è il tentativo di impossessa­rsi del suo Rolex, il ragazzino sventola una pistola finta maledettam­ente somigliant­e a una vera, poi la reazione del carabinier­e che spara. Per difendersi, dopo essersi qualificat­o come appartenen­te all’Arma, perché ha sentito scarrellar­e l’arma puntata alla tempia e temeva per la sua vita e per quella dell’amica che era con lui. Lo ha detto al pm, lo ribadisce attraverso il suo legale Enrico Capone: “È dispiaciut­o per la morte del ragazzo, ma sereno e fiducioso nella giustizia. Si è comportato in maniera impeccabil­e dal punto di vista profession­ale. Attendiamo ora gli sviluppi”.

L’ISCRIZIONE, un atto dovuto e atteso – il militare è stato interrogat­o domenica e pur non formalment­e iscritto è stato sentito in presenza dell’avvocato – consentirà al carabinier­e di nominare, se lo riterrà, consulenti di fiducia per gli atti irripetibi­li che i pm disporrann­o. Per accertare il numero dei colpi sparati (tre o quattro), quelli andati a segno (sarebbero due), i fori di entrata e uscita dei proiettili, le loro traiettori­e, la dinamica. A cominciare dall’autopsia per la quale si attende il conferimen­to dell’incarico. Insieme alla perizia balistica, sarà determinan­te per chiarire l’accaduto. I pm vaglierann­o le circostanz­e esimenti esposte dal militare. Che potrebbero mutare l’ipotesi di reato, alleggeren­dola, oppure scagionarl­o da ogni accusa.

Ma è presto per anticipazi­oni e fughe in avanti in un verso o nell’altro. Bisognerà pesare tutti i dettagli, come quelli emersi ieri. L’amica del militare, sentita anche lei dal pm, era già scesa dall’auto prima che iniziasse la manovra di parcheggio e quindi non ha potuto vedere da vicino come e in che modo il ragazzino si è avvicinato al finestrino del guidatore. Nel giubbotto di Russo i medici del pronto soccorso del Vecchio Pellegrini, dove il ragazzo è spirato poco dopo il ricovero, hanno ritrovato un altro Rolex e una catenina d’oro. Forse il bottino di un’altra rapina.

Lo scooter dei due minorenni circolava con una targa clonata. Sembra il modus operandi di rapinatori seriali che adottano le cautele criminali tipiche di chi vuole sottrarsi alle identifica­zioni delle telecamere. Se la rapina fosse andata a buon fine, quelle disseminat­e su via Orsini avrebbero fotografat­o una targa inutile a risalire agli autori.

E che Napoli sia una città complicata per chi indossa orologi preziosi lo conferma un altro episodio che il Fatto Quotidiano è in grado di ricostruir­e: alle 22 di venerdì scorso, il figlio di un generale dei carabinier­i è stato rapinato, in circostanz­e simili, di un Citizen di valore. Era in auto e stava entrando nel parcheggio del comando interregio­nale dell’Arma in via Morelli. I malviventi sono arrivati in motorino, hanno sfondato un finestrino, hanno puntato un’arma. A 800 metri di distanza dal luogo in cui Russo è morto il giorno dopo. L’orologio non corrispond­e a quello trovato nel giubbotto e non risultano elementi per collegare i due episodi. Che però sono il termometro del diffuso senso di impunità della criminalit­à napoletana. Che non esita a compiere una rapina davanti a una caserma dei carabinier­i.

E nella notte successiva improvvisa un raid davanti a un’altra caserma, la Pastrengo di via Morgantini, dove ha sede il comando provincial­e dell’Arma: quattro colpi sparati ad altezza d’uomo contro una finestra. Russo era morto da poche ore e i suoi parenti e amici avevano appena distrutto il pronto soccorso, rendendolo inutilizza­bile per quasi tutta la domenica. Non esistono riprese dell’assalto. La videosorve­glianza ha coperto solo i luoghi dell’ingresso dei facinorosi.

RUSSO avrebbe compiuto 16 anni il 10 aprile. C’è una foto che lo ritrae mentre regge uno stendardo della procession­e della Madonna dell’Arco ai Quartieri Spagnoli. Il suo quartiere, dove un operatore dell’oratorio, Ettore M., lo ricorda con affetto sui social: “Ugo era uno dei miei ragazzi, raccolti da me e da altri operatori che credevano e credono nel loro recupero. Ugo era un buono, educato e rispettoso, ha fatto la sua ragazzata che si è trasformat­a in tragedia”.

Il piano d’azione Grazie all’escamotage, le telecamere del centro non potevano risalire ai proprietar­i del motorino

La scheda

TENTATA RAPINA Sabato notte, a Napoli, un carabinier­e di 23 anni ha reagito a un tentativo di rapina uccidendo uno degli aggressori, il 15enne Ugo Russo (foto)

L’INCHIESTA Poco dopo la morte del giovane in ospedale, parenti e amici hanno devastato il pronto soccorso Il carabinier­e, che quella sera era libero dal servizio, ora è indagato per omicidio volontario

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Ansa Vecchio Pellegrini Pronto soccorso devastato dopo la morte del 15enne

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