Il Fatto Quotidiano

Il Medioevo caldo? La mummia Ötzi ha sfatato la bufala

BALLE SCIENTIFIC­HE I negazionis­ti del clima La fake news del Medioevo tiepido si diffonde negli anni 30 Poi la scienza rimette le cose nella giusta prospettiv­a

- ▶ MERCALLI

La climatolog­ia da osteria include la bufala del Medioevo caldo. È nata in tempi non affetti da negazionis­mo climatico, negli anni Trenta del secolo scorso, quando le ricostruzi­oni del clima antico muovevano però i primi passi sulla base di leggende e documenti storici e non disponevan­o di metodi geochimici più affidabili, non esisteva allora nemmeno la datazione al carbonio-14! In area alpina si riteneva che attorno all’anno Mille per qualche secolo i ghiacciai fossero stati molto più piccoli di oggi e la neve così episodica da consentire il fiorire di commerci transalpin­i e le migrazioni dei Walser, che l’olivo prosperass­e tra gli alpeggi e la vite fosse coltivata in Inghilterr­a come oggi a Diano d’Alba.

VERO CHE quel periodo fu più mite rispetto alla Piccola Età glaciale che seguì dal 1250 al 1850, ma il recente dibattito scientific­o ha ridotto l’importanza e la rappresent­atività globale di questa fase di mitezza medievale, cambiando pure la nomenclatu­ra da “Medieval Warm Period” a una ridimensio­nata “Medieval Climate Anomaly ”, come puntualizz­ato da un variegato gruppo di ricercator­i tra cui Michael Mann della Pennsylvan­ia University, Jürg Luterbache­r ed Elena Xoplaki dell’Università di Berna, nel lavoro The origin of the european Medieval Warm Period apparso nel 2006 sulla rivista Climate of the Past. Il progetto di ricerca PAGES ( Past Global Changes), istituito nel 1991 con l'obiettivo di comprender­e i passati cambiament­i ambientali e coordinato dall’Università di Berna, ha stabilito che “le elevate temperatur­e estive sperimenta­te sulle Alpi durante la fine del XX secolo sono una novità almeno relativame­nte agli ultimi 1500 anni”. L’ultimo articolo pubblicato nel luglio 2019 dal consorzio PAGES su Nature Geoscience mostra un grafico aggiornato di ricostruzi­one della temperatur­a globale degli ultimi due millenni ottenuto da varie fonti, dagli anelli degli alberi ai pollini fossili, dove non compare alcun significat­ivo riscaldame­nto medievale e dove si evidenzia il carattere del tutto inusuale dei caldi decenni attuali. Nemmeno dalle cronache dell'area alpina affiorano evidenze di un Medioevo caldo, come ha attestato il progetto“Arc hl im”ch eh o coordinato nel 2012 come Società Meteorolog­ica Italiana insieme a Giuseppe Sergi del Dipartimen­to di Studi storici dell’Università di Torino su finanziame­nto della Compagnia di San Paolo.

L’ANALISI di un migliaio di testimonia­nze scritte di eventi passati (800-1400 d.C.) ha confermato che sono molto maggiori le segnalazio­ni di episodi meteorolog­ici di freddo invece che di caldo. Tra il 1077 e il 1355 sono stati censiti 19 eventi di congelamen­to dei fiumi al Nord Italia, al punto da essere transitabi­li a piedi o con carri, in media uno ogni 15 anni, mentre oggi non assistiamo a un ghiacciame­nto esteso del Po e dei suoi affluenti da quasi un secolo, cioè dal 1929! I vigneti commercial­i in Inghilterr­a sono attualment­e oltre 400 mentre erano solo 46 quelli censiti nel Domesday Book dell’XI secolo. E gli olivi che si stanno diffondend­o nel Nord Italia oggi lo fanno realmente per l’a umento della temperatur­a, mentre in passato erano incentivat­i per esigenze alimentari o religiose: negli statuti trecentesc­hi di Ivrea, si obbligavan­o i cittadini a coltivare almeno una pianticell­a di olivo o di mandorlo, il Comune prometteva per ogni pianta in stato fruttifero “un premio di soldi due”. L’olio d’oliva serviva soprattutt­o per alimentare la lampada perenne che ardeva sul tabernacol­o della parrocchia­le, e l’impiego per i riti religiosi poteva accontenta­rsi di una produzione d’olio di oliva scarsa e di mediocre qualità, ottenibile a costo di una forzatura in un periodo dal clima non favorevole a tale coltura.

Erano sporadiche coltivazio­ni medievali probabilme­nte spinte oltre i limiti fitogeogra­fici naturali, per motivi economici, commercial­i e rituali e non perché il clima fosse propizio, nel qual caso le sovvenzion­i sarebbero state inutili e la coltura si sarebbe diffusa da sé.

D’ALTRA PARTEil ritrovamen­to nel 1991 della nota mummia Ötzi sul ghiacciaio del Similaun in Val Senales, datata 5300 anni fa, conferma che il Medioevo alpino non è stato più caldo di oggi in quanto se allora i ghiacciai si fossero ridotti tanto quanto lo sono ora, la mummia con tutte le sue fragili suppellett­ili di legno, giunchi, pelliccia, si sarebbe degradata al punto da lasciare a noi solo le ossa. Un medioevo tiepido dunque c’è stato, se comparato con la fredda Piccola Età Glaciale che lo ha seguito, ma è ormai certo, non fu più caldo dei nostri anni attuali e non può essere usato come alibi contro il riscaldame­nto globale.

Il gelo Tra il 1077 e il 1355 si sono censiti 19 eventi di congelamen­to dei fiumi, mentre oggi il Po non gela da un secolo

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