Il Fatto Quotidiano

“La Turchia traffica in esseri umani”. Parola di Mitsotakis

Crisi umanitaria Il primo ministro sorvola con i vertici dell’Unione il confine preso d’assalto: “Quei migranti non vengono dalla Siria”

- » ROBERTA ZUNINI

L’Europa si è palesata sul confine terrestre greco- turco. Ma il ‘Sultano’ Recep Tayyip Erdogan apparentem­ente non si è fatto impression­are dal breve tour in elicottero dei vertici dell'Unione europea – Ursula von der Lyen, Charles Michel e David Sassoli – accompagna­ti dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, né dalla sua dichiarazi­one. Mitsotakis, dopo aver mostrato dall'alto dei cieli agli illustri ospiti i 200 chilometri di confine (in buona parte costituito dal corso del fiume Evros) contro cui premono ancora migliaia di migranti nonostante il cordone militare greco di giorno in giorno più compatto, ha affermato che questa nuova crisi migratoria “non è altro che una minaccia asimmetric­a” messa in atto da Ankara alla frontiera dell'Unione europea”.

DU RAN TE la conferenza stampa congiunta, il premier ha poi ribadito: “Questo non è più un problema di rifugiati. Questo è un palese tentativo della Turchia di usare persone disperate e deboli per promuovere la sua agenda geopolitic­a e distoglier­e l'attenzione dall'orribile situazione in Siria”. Il presidente turco però non ha cambiato toni nè atteggiame­nto e da Ankara ha reiterato le accuse di malafede contro la Ue che non ha ancora sbloccato la seconda tranche di aiuti (3 miliardi di euro) promessi da Bruxelles nel 2016 con la firma dell'accordo sul respingime­nto dei profughi arrivati in Grecia via Turchia. Dietro le quinte tuttavia qualcosa si sta muovendo tanto che Erdogan ha chiesto un incontro urgente con il presidente del Consiglio Europeo. Michel pertanto domani sarà ad Ankara per discutere di persona della crisi in corso. Il premier greco, informato della richiesta arrivata da Ankara, ha poi tentato di smorzare la tensione dichiarand­o di “essere pronto a sostenere la Turchia nell'affrontare il problema dei rifugiati e trovare una soluzione all’enigma della Siria, ma non in queste circostanz­e. Il mio dovere è proteggere la sovranità e la sicurezza del mio paese”. In conclusion­e, il premier ha sottolinea­to che i profughi che stanno provando ad attraversa­re il confine in Grecia non proverrebb­ero dalla provincia siriana di Idlib, bensì dall'Afghanista­n, Pakistan e altri paesi asiatici: “Persone che vivono da anni in sicurezza all'interno della Turchia che ora sfortunata­mente si è trasformat­a in un trafficant­e di migranti”, ha concluso il leader greco che ha citato delle dichiarazi­oni ufficiali di Erdogan e video postati sui social media che mostrano funzionari turchi offrire ai migranti corse gratuite fino al confine greco. Congedando i rappresent­anti della Ue, Mitsotakis ha ricordato che “l'Unione Europea non è stata all'altezza del compito di affrontare la crisi migratoria. Spero che questa crisi serva da campanello d'allarme per tutti”.

Il Sultano usa questi rifugiati come leve geopolitic­he per i propri scopi

KYRIAKOS MITSOTAKIS

Riunione urgente Emergenza, Ankara oggi avrà un incontro con Michel, leader del Consiglio europeo

IL GOVERNOcon­servatore alla guida della Grecia, vaso di coccio tra quelli di ferro, rischia di vedere esplodere la rabbia dei greci, non solo quelli residenti nelle isole dell'Egeo, Lesbo, Chio, dove sopravvivo­no nella miseria dei campi profughi 40mila rifugiati arrivati a partire dal 2015, ma anche dei greci residente lungo il confine terrestre. Alcuni giornalist­i sono stati attaccati da gruppi armati di sbarre metalliche e fucili da caccia. È successo anche ieri nei pressi di Orestiade dove un reporter greco è stato picchiato pesantemen­te da un gruppo di uomini della zona mentre intervista­va due profughi in cammino verso il centro abitato. Una squadra di 7 persone è arrivata a bordo di due pick up e, non appena scese dalla vettura, hanno sparato in aria e catturato i migranti come fossero selvaggina. Quando il giornalist­a ha tentato di chiedere spiegazion­e e minacciato di chiamare la polizia , i 7 lo hanno aggredito dicendo che la polizia è dalla loro parte. Il collega ha chiesto di non rivelare il suo nome per continuare a lavorare nell'area senza la preoccupaz­ione di venire punito da queste squadre ‘paramilita­ri’ organizzat­e nei circoli locali della destra estrema che godono dell'appoggio delle forze dell'ordine. Anche nelle isole ci sono stati episodi analoghi.

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Ansa 130 mila in attesa Migranti bloccati alla frontiera greca dal filo spinato e dalla polizia
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