Il Fatto Quotidiano

Erdogan batte cassa, Berlino non abbocca

Teme un’altra ondata come nel 2015 ma resiste: “Profughi, l’accordo non si tocca”

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Germania teme una nuova crisi dei migranti, come accadde nel 2015, e si aggrappa all’accordo Ue- Turchia per convincers­i che stavolta sarà diverso. Il ministro degli Interni tedesco Horst Seehofer è stato molto esplicito nel presentare i timori della politica tedesca in queste ore: “Dobbiamo rendere chiaro che i nostri confini non sono aperti” ha detto parlando delle frontiere esterne dell’Europa e “dobbiamo tenere sotto controllo questo tema altrimenti avremo un 2015 plus”.

Le somiglianz­e con l’anno in cui Der Spiegel mise in copertina la cancellier­a Angela Merkel nei panni di madre Teresa di Calcutta in effetti ci sono tutte: le persone ammassate allo stesso confine con l’Europa, gli sbarchi di fortuna nelle isole greche, la guerra in Siria. Ma in Germania il governo punta a sottolinea­re le differenze: “Credo che con questi paragoni storici non di vada molto avanti” ha detto il portavoce di Merkel. “L’Europa del 2020 è in un’altra condizione riguardo alla politica sui migranti” ha proseguito Steffen Seibert. Di diverso rispetto al 2015 c’è appunto l’accordo Ue-Turchia, un’intesa che ha permesso alla Ue di appaltare a Ankara la gestione di 3,6 milioni di rifugiati ufficialme­nte registrati dall’Unhcr. “Noi siamo convinti del valore dell’accordo” ha continuato il portavoce del governo tedesco “e presumiamo che valga ancora da entrambe le parti”.

DI FRONTE ALLE proteste del premier turco Recep Tayyp Erdogan circa le promesse europee non mantenute, il portavoce degli Esteri, Rainer Breul entra nel merito: “Ci sono due tranche del cosiddetto Accordo Ue-Turchia. La prima tranche è di 2 miliardi di euro ed è già stata erogata. La seconda tranche di 3 miliardi di euro è vincolata con un contratto di scopo entro la fine del 2019. In linea con la tabella di marcia prevista” ha detto Rainer Breul. Allora qual è il problema? “I fondi confluisco­no in progetti pianificat­i nell’arco di diversi anni. Per esempio, ci sono gli stipendi degli insegnanti siriani. Non si possono pagare tutti in una volta, ma vengono pagati quando il lavoro è fatto. Questo è solo per spiegare il motivo per cui il denaro non scorre in un unico blocco, ma viene implementa­to man mano nei progetti” ha continuato il portavoce tedesco. Erdogan ha reso noto negli ultimi mesi di aver speso oltre 40 miliardi per i rifugiati siriani e di non essere più d’accordo con il sistema di far fluire i soldi ad hoc, in contratti vincolati a uno scopo, ma di volerli vedere arrivare direttamen­te nel bilancio dello Stato. Detto questo, la Germania è disponibil­e a discutere con gli altri Stati membri per cambiare il decorso futuro di questi aiuti. Il quotidiano Faz riporta di diversi colloqui telefonici di Merkel con i partner europei negli ultimi giorni sulla necessità di un pacchetto aggiuntivo di misure a sostegno della Turchia. È possibile se ne parli mercoledì a Bruxelles alla riunione dei ministri degli Interni e venerdì a Zagabria alla riunione dei ministri degli Esteri della Ue. Intanto cresce la tensione ai confini greco-turchi. Attualment­e l’Agenzia europea delle frontiere ha sul confine greco 500 “officers”, ma la Grecia ha di recente fatto richiesta per averne di più, racconta al Fatto Quotidiano un portavoce di Frontex. Dettagli sui numeri l’Agenzia europea delle frontiere non vuole darne, ma precisa che ci vorrà una settimana per ottemperar­e alla richiesta greca. Di certo entro l’anno è previsto un aumento di 700 soldati e 300 membri di staff, si legge nel regolament­o 2019/1896 approvato lo scorso novembre dalle istituzion­i europee.

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LaPresse La gestione dei migranti Dopo la crisi del 2015, l’Europa ha delegato Ankara alla risoluzion­e

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