“Veronesi, Carofiglio e Ferrari hanno azzoppato lo Strega”
I favoriti: Veronesi, Carofiglio e Ferrari
Due nomi, due scrittori che scalano le classifiche di vendita, due poli di potere – con, alle spalle, due gruppi editoriali e due grandi giornali, Corriere della Sera e Repubblica– e un terzo incomodo, un “e so rdiente attempato” come lui stesso s’è definito. Tutti uomini. Alla vigilia dell’annuncio della dozzina, il 12 marzo, la corsa verso il Premio Strega si potrebbe battezzare così, nelle parole di Paolo Di Paolo: “Ques t’anno c’è in campo l’artiglieria pesante”. Sandro Veronesi con Il Colibrì (La Nave di Teseo, una quarantina di articoli già usciti sul Corsera), Gianrico Carofiglio con La misura del tempo( Einaudi, intervistona sul quotidiano di Largo Fochetti) e la sorpresa dell’ultimo minuto, Ragazzo Italiano di Gian Arturo Ferrari, per decenni alla guida di Mondadori e ora in campo con Feltrinelli. Proprio Feltrinelli che sembrava, in un primo momento, puntare su Paolo Di Paolo e il suo Lontano dagli occhi.
Di Paolo, dica la verità: sta rosicando?
Sarebbe stato bello esserci. Da qualche anno le candidature non sono ‘ bl i nd at e’, quindi basta trovare qualcuno che ti proponga e puoi giocartela. Restare fuori sembra un ’ occasione mancata. Ma quando ho visto che la candidatura di Ferrari sembrava ormai sicura, il sovraffollamento mi ha lasciato molti dubbi. Il gruppo Einaudi corre con quattro autori, in Feltrinelli saremmo stati in due. Troppa contrapposizione, e io non ho la tempra del giocatore d’azzardo. Però sono contento che un ‘esordiente’ come Ferrari abbia la sua occasione. Anche se per lui scrivere è solo un hobby di lusso.
Ferrari conosce molto bene il Ninfeo di Villa Giulia. Per anni, lo si è rappresentato come un deus ex machina del Premio.
Diciamo che è stato un abile manovratore. Due anni fa ebbi con lui un dialogo su L’Espresso : secondo Gian Arturo, Mondadori vinceva perché aveva i libri più belli... Un modo piuttosto presuntuoso di leggere le dinamiche di un premio così complesso. Ora, nel momento in cui è entrato in gioco Carofiglio, Ferrari ha voluto dimostrare di non temere lo scontro al vertice. Da manovratore è diventato disturbatore.
Veronesi era dato per vincitore già mesi fa.
Nella storia recente, lo Strega ha sempre avuto un grande favorito, ma è vero che, come si dice, più volte chi è entrato papa è uscito cardinale. C’è un margine di imprevisto: un cambiamento di ‘temperatura’ – nel 2019 il termometro politico ha forse giovato a
Scurati, spingendo Missiroli verso il terzo posto – oppure una candidatura inaspettata, come per quest’e di z i on e . Non conosciamo ancora la dozzina, ma la sfida finale è scontata.
Per Carofiglio, che era stato candidato anche nel 2012, si sono levate le solite polemiche: un giallista non può sedere al Ninfeo.
Non mi sembra una discussione interessante, perché allora dovremmo definire il genere di libro che può partecipare al Premio. Ma non ha senso. L’intuizione è stata invece intelligente: visto che c’era grande consenso intorno a Veronesi, la costola romana di Einaudi s’è detta: perché non interferire? Carofiglio è uno scrittore molto amato e la sua presenza mette pepe alla gara. Che rimane comunque condita con il testosterone.
Nel 2018, complice il #MeToo, è stato l’anno di Helena Janeczek. Un faro nel buio? Già si parla, in astratto, di un’edizione 2021 al femminile, quasi un risarcimento: segno che ci si accorge dello squilibrio. E lo dico da uomo. Se è vero che la letteratura non ha genere, è vero anche che le scrittrici che hanno vinto lo Strega sono state pochissime. E quest’anno la presenza femminile potrebbe fare solo da contorno al terzetto che stiamo ipotizzando. Ricordiamoci che a leggere narrativa, in Italia, sono più le donne che gli uomini. E che abbiamo autrici di grandissimo valore. Anche tra i 54 candidati, da cui verrà selezionata la dozzina?
Scorrendo i nomi, ne trovo tante per cui farei il tifo: Parrella, Ballestra, Barone, e pure quelle rimaste fuori ingiustamente. Molte e molti non se la sono sentita di farsi candidare, perché la gara sembrava azzoppata. E può diventare controproducente.
Tutti questi giochi di potere, giornali compresi, non rischiano di distogliere l’attenzione dal valore delle opere in concorso?
La guerra tra i quotidiani va al di là dei singoli candidati e assicura brio alla competizione. A Veronesi e Carofiglio dà un enorme vantaggio mediatico, che concentrerà l’attenzione di su loro al netto dei loro romanzi. Chiunque sarà con loro in cinquina ne uscirà svantaggiato. Salvo rivoluzioni.
Si tratta di due grandi nomi, sorretti da gruppi editoriali e giornali, e di un disturbatore Tutti e tre uomini