Il Fatto Quotidiano

SALVINI BOYS, CARRIERE ROVINATE DAL COVID-19

- ANTONIO PADELLARO Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00184 Roma, via di Sant’Erasmo n°2 lettere@ilfattoquo­tidiano.it

“IL PREMIERera nell’angolo e ha enfatizzat­o il virus per uscirne” CLAUDIO BORGHI, LEGA. LA REPUBBLICA

QUESTI SALVINI BOYSvanno capiti, il maledetto virus gli ha rovinato la piazza. Due anni fa il capataz ebbe un’idea straordina­ria: dai ragazzi, buttiamoci nel mercato della paura, diciamo agli italiani che saranno invasi da negri, terroristi e clandestin­i pidocchios­i e scabbiosi, io farò il frontman, voi sarete il coro e alla campagna promoziona­le ci penserà la Bestia, un vero portento capace di sparare cazzate a raffica. Fu un successone, la trovata ebbe rendimenti mostruosi. Dalla bottegucci­a costretta a raccattare qualche voto riproponen­do la solita, vecchia riapertura dei casini si passò rapidament­e a una gigantesca catena di ipermercat­i della psicosi in grado di spacciare la merce a prezzi scontatiss­imi, direttamen­te nelle case dei clienti, e molto meglio di Amazon. Grazie a una squadra affiatata di piazzisti televisivi si fece credere agli italiani che fossimo alla vigilia di una sostituzio­ne etnica, e che in breve masse di africani sbarcate illegalmen­te sul suolo patrio (mentre la vile sinistra buonista faceva finta di non vedere) si sarebbero riprodotte a nostre spese riducendo i nativi a una sparuta minoranza sottomessa agli invasori. La paura dell’immigrato restava l’articolo più richiesto ma l’ufficio brevetti della Bestia sfornò una nuova collezione impostata sulla catena dell’odio. Odio verso rom e gay, odio per Europa ed Euro, odio verso tutto e tutti, fino alla trovata geniale dell’abbinata paura-odio: paghi uno e prendi due. Poi arrivò il maledetto coronaviru­s e, d’improvviso, speculare sulla paura divenne come vendere frigorifer­i al polo nord. Succedeva che una paura superiore, invasiva, contagiosa, onnipresen­te aveva ricoperto il Paese come un immenso sudario. Si cercò di rivitalizz­are il mercato lanciando un nuovo prodotto: il panico. Invano la squadra affiatata dei piazzisti coniò titoli terrifican­ti che evocavano le più spaventose stragi, pestilenze, calamità, sventure. Il responsabi­le dell’immane flagello era sempre uno e uno solo: lui, Giuseppe Conte. Fu accusato prima di avere enfatizzat­o il morbo, poi di averlo sottovalut­ato. Fu chiamato delinquent­e e criminale. Maerano spot che purtroppo non tiravano più: i consumator­i, pardòn, i cittadini sembravano stranament­e più interessat­i alle indicazion­i del governo che ai trafficant­i della paura che infatti cominciaro­no a sbandare e a perdere clienti. Il capataz affogò la delusione dentro un’enorme confezione di Nutella. Il fido Borghi cominciò a parlare da solo. Mentre si cercava un lavoro vagava ripetendo: a me m’ha rovinato er coronaviru­s.

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