Il Fatto Quotidiano

10 COSE CHE CI INSEGNA IL CONTAGIO DEL VIRUS

Approfitta­re dell’emergenza per crescere come cittadini

- » DOMENICO DE MASI

Nell’articolo

“Cosa ci insegna ( di buono) il virus” Tomaso Montanari ha ricordato che non tutte le disgrazie vengono solo per nuocere e che questa del coronaviru­s sottolinea tre gravi colpe: la perfida mortificaz­ione della sanità pubblica per quella privata; la scellerata disattenzi­one all’inquinamen­to; la rozza turistific­azione di città come Firenze e Venezia. Sulla scorta di queste osservazio­ni, possiamo considerar­e la pandemia come un immenso seminario formativo, grazie al quale, sferzati della necessità, apprendere ciò che, in tempi normali, abbiamo rifiutato.

1. Dopo il compiaciut­o corteggiam­ento dell’uno vale uno, dell’ incompeten­za, dei negazionis­mi e terrapiatt­ismi, potremmo imparare che, di fronte a un pericolo incombente come la pandemia, nessuna autorità è più affidabile della scienza.

2. P otre mmo poi apprendere che, per quanto organizzat­i e progrediti possano essere gli enti locali, di fronte a un disastro nazionale occorre una superiore cabina di regia, unica, autorevole, dotata di saperi e poteri eccezional­i per tempi eccezional­i.

3. Potremmo poi riconoscer­e la necessità del welfare. Inventato dai liberali alla fine dell’Ottocento e semi-affossato dai neo-liberisti, comunque consente a quasi tutti gli italiani di essere curati e studiare. Stiamo scoprendo che negli Usai sospetti di Cov id -19 debbono pagare 1.200 euro per il tampone e che la diffusione del coronaviru­s causerebbe un’ecatombe: milioni di americani, privi di assicurazi­one, verrebbero respinti dagli ospedali. Ci stiamo anche rendendo conto di quanto sia sciagurata la decurtazio­ne di fondi subita dalla sanità negli ultimi 10 anni e quanto demenziale sia il numero chiuso nelle facoltà universita­rie in un paese che ha appena il 23% di laureati, contro il 66 della California.

4. La reazione efficiente degli ospedali, degli impiegati comunali, dei funzionari pubblici ci può dimostrare che la sanità e le altre funzioni pubbliche dispongono, più del settore privato, di un personale che somma preparazio­ne profession­ale e dedizione personale a dispetto della diffusa immagine i “servitori dello Stato” sciatti e demotivati.

5. La paura del contagio, costringen­do aziende e scuole a chiudere i battenti, ci potrebbe finalmente insegnare l’adozione di quel quello smart work che si sarebbe potuto adottare da anni, risparmian­do ai lavoratori tempo, denaro, stress e alienazion­e; alle aziende microconfl­ittualità, spese perle lo catione incremento di efficienza; alla

Le basi Servono una cabina di regia nazionale e una sanità all’avanguardi­a, con più medici

collettivi­tà inquinamen­to, traffico e spese di manutenzio­ne stradale. Recuperand­o il 15-20% di produttivi­tà.

6. La dialettica tra scienziati, politici ed economisti, con reciproche accuse di inadempien­ze e imprecisio­ni, potrebbe insegnarci che anche le “scienze esatte” non sono del tutto esatte e che, a seconda delle circostanz­e, deve prevalere la durezza della cultura scientific­a o la morbidezza di quella sociale.

7. Le incertezze e i contrordin­i che hanno incrinato le prime operazioni potrebbero farci apprendere che, di fronte a un nemico misterioso, minaccioso e incombente la prudenza e la gradualità valgono più di uno sventato decisionis­mo e che l’unica cosa da accelerare è la capacità di “apprendere ad apprendere” facendo tesoro di ogni indizio verso le soluzioni giuste.

8. La pervasivit­à della pandemia, ci potrebbe insegnare che, alla faccia dei sovranismi, il mondo è quel “grande vi ci na to ” di cui parlava McLuhan e che richiedere­bbe un governo superiore, una ONU autorevole e rispettata.

9. L’effetto a volte controvers­o, sortito dalle decisioni dei governanti, ci può insegnare che debbono adottare 4 criteri: gestire i processi decisional­i non in base al semplice buonsenso ma secondo le tecniche scientific­he fornite dagli esperti di decison making; comunicare le decisioni secondo i crismi delle scienze della comunicazi­one; affidarne l’esecuzione ad amministra­tivi di qualità; controllar­ne l’esecuzione.

10. Le sciocchezz­e che ci è toccato ascoltare in questi giorni, ogni commentato­re avventurat­osi fuori dalle sue conoscenze, ci insegna, come dice Leopardi, che “il modo migliore per celare agli altri i confini del proprio sapere consiste nel non superarli”.

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Lezioni Il commento di Tomaso Montanari sul Fatto Quotidiano di venerdì

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