4. CHI RESTA A CASA: ALTRO CHE 8 MARZO
Covid-19: chi rischia il posto Altro che 8 marzo. I settori che avranno più ricadute causa virus sono soprattutto quelli in cui è maggiore l’occupazione femminile
La crisi sulle spalle delle donne
L’allarme sulla brusca frenata dell’o cc upazione femminile arrivato dall’Is tat pochi mesi fa è quasi passato inosservato: a dicembre c’erano 27 mila donne in meno al lavoro, uno stop dopo anni di lento ma costante incremento. Oggi questi numeri fanno da sfondo al timore che l’impatto dell’epidemia di coronavirus sull’eco nomia e sull’occupazione penalizzi prima di tutto la componente femminile. Il rallentamento misurato dall’Istat è in decimali, ma è un segnale importante nel Paese in cui il tasso di occupazione femminile è intorno al 50%, contro una media europea sopra il 60%.
“LA PREOCCUPAZIONEè non solo legittima ma fondata” dice Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, con delega al lavoro. I settori più travolti dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria sono quelli con una elevata partecipazione di donne. “Parliamo di servizi, di turismo, di ristorazione collettiva, di cultura – pros egue Scacchetti -. E ora, di fronte al rischio di un tracollo, bisogna salvaguardare per prima cosa i livelli occupazionali, evitando i licenziamenti, ricorrendo agli ammortizzatori”. Tema che si intreccia a quello della conciliazione vita-lavoro. Con asili e scuole chiuse, il carico di cura e assistenza grava maggiormente sulle spalle delle donne. Con ripercussioni anche sul reddito, come spiegano i sindacati, perché è già scattata la corsa a ferie o a permessi non retribuiti. La filiera del turismo, già in ginocchio per disdette e assenza di prenotazioni, conta circa 800mila addetti fissi e 400mila stagionali. Negli ultimi dieci anni, soprattutto nei grandi alberghi, il sistema dell’accoglienza e delle pulizie è stato progressivamente esternalizzato. “Oggi molti di questi servizi sono dati in appalto e le donne sono in prima linea, sovente in condizioni di precarietà – spiega Maria Grazia Gabrielli ( Filcams- Cgil) -. Cosa che si porta dietro l’indotto: nei prossimi mesi le difficoltà saranno molte, la stagione estiva potrebbe essere irrimediabilmente pregiudicata, di fronte al crollo delle attività della filiera, dagli hotel alle agenzie di viaggi. E saranno le donne a pagare il prezzo più alto”.
Poi c’è il settore della ristorazione collettiva, soprattutto legato alle mense scolastiche: tutto sospeso, in attesa di verificare come evolverà la diffusione del contagio. E anche qui parliamo di una netta preponderanza di donne sul totale dei lavoratori. Proprio come nel commercio – dove l’oc cu pa zi on e femminile raggiunge circa il 60 per cento - settore che, al netto della vendita dei prodotti alimentari, è in una condizione di semi-paralisi. “In tutti questi casi dobbiamo fare in modo che la forza lavoro resti agganciata alle imprese, dobbiamo agire sugli ammortizzatori” aggiunge Gabrielli.
MAURIZIO Ferrera, docente di Scienza politica all’Università di Milano, conferma: “Anche se è troppo presto per fare stime il rischio potenziale che siano soprattutto le occupate ad essere penalizzate c’è”. Anche nell’industria, un mondo fatto soprattutto di uomini, dove le donne operano prevalentemente in ruoli collegati a segreteria o amministrazione. Difficile che una impresa si privi di un tecnico specializzato. “Più facile – os s e r v a Ferrera -, che faccia a meno di una contabile, funzione che può anche essere esternalizzata”. Secondo Ferrera, poi, ci saranno perdite di posti di lavoro femminili in tutte le cooperative che gravitano intorno alla pubblica amministrazione per offrire servizi sussidiari in appalto. E l’impatto negativo per le donne ci sarà nel lavoro autonomo, la crisi innescata dall’epidemia accentuerà la tendenza alla contrazione.
“Ma - come osservano i sindacati - saranno soprattutto il turismo, l’intrattenimento e la cultura ad essere colpiti” precisa Ferrera. Cinema, teatri, alberghi, eventi culturali, musei. “Settori con un alto tasso di occupazione femminile – aggiunge -, che subiranno pesanti ricadute soprattutto nelle regioni del Sud. Con l’aggravante che l’epidemia aumenterà il peso dei compiti di cura su bimbi e anziani che grava sulle spalle delle donne. Tutte, anche quelle che non lavorano, saranno spremute”.
Manovali? No, più facile che si faccia a meno di una contabile, funzione che può anche essere esternalizzata