Il Fatto Quotidiano

3. GISMONDO: “VIRUS QUI DA NOVEMBRE”

Maria Rita Gismondo L’infettivol­oga del Sacco di Milano: “Da noi l’epidemia potrebbe essere cominciata già a novembre”

- » DAVIDE MILOSA

“Ci salverà terapia da anticorpi”

Il virus Sars2Cov naviga con il vento in poppa. In Lombardia soprattutt­o. Tanto che gli esperti della task force in Regione parlano di una diffusione “fulminea” e prevedono, se le regole di contenimen­to non dovessero funzionare, un incremento fino a 10mila contagi entro due settimane. Bisogna prepararsi al peggio. E se la sanità fa muro, la ricerca lavora per una soluzione. L’ospedale Sacco di Milano è la prima trincea. Il lavoro dei ricercator­i è intenso. Sappiamo che il virus isolato in Germania il 28 gennaio è lo stesso del Basso Lodigiano. Sappiamo che i recenti studi segnalano in Lombardia nuovi focolai autoctoni. La professore­ssa Maria Rita Gismondo è uno degli eroi di questi tempi incerti. Ai suoi ordini il laboratori­o di microbiolo­gia, infettivol­ogia e bio-emergenza del Sacco. Insomma la persona giusta al posto giusto. Dice: “È una corsa contro il tempo”. Aggiunge: “Dai dati l’ipotesi è che questo virus fosse attivo da noi già a novembre”. Lo confermano i risultati filogeneti­ci sui ceppi e strane polmoniti registrate a dicembre. Fissato il punto a ritroso, ora come si procede, si fa il meglio possibile in attesa del vaccino?

Certo il vaccino è in assoluto

la soluzione migliore, perché è preventivo, ma ci vuole tempo e noi non ne abbiamo, stessi risultati possono arrivare dalle terapie che pur nell’emergenza possiamo individuar­e molto prima.

Quindi è inutile pensare al vaccino a breve?

Per arrivare al vaccino bisogna passare attraverso diversi fasi, la prima è quella in vitro. Si tratta di un presuppost­o teorico fatto il quale si passa alla prova sugli animali per capire la stimolazio­ne anticorpal­e, da qui ai test sulle persone. E questa fase, per quanto la si voglia accelerare, necessità tempo e tante prove. Ultimo ostacolo il budget: sono milioni di euro. Prima di un anno non se ne parla e tra un anno il virus potrebbe essere già scomparso, ma questo non significa che allo stesso tempo svaniscano le patologie.

Non c’è quindi soluzione?

No, invece, la soluzione c’è. Ed è quella delle terapie. Il Sars2Cov è un virus Rna (con un solo filamento genetico, rispetto alla doppia elica del Dna, ndr). E noi già conosciamo i meccanismi di alcune molecole che possono essere utilizzate per bloccarlo.

In che modo?

Partiamo col dire questo: il virus per moltiplica­rsi deve entrare nella cellula vivente e deve utilizzare la cellula per replicarsi. Così si integra con il Dna della cellula e impone alla cellula di produrre nuovi virus: è parassitis­mo biologico. Gli Rna hanno un ciclo replicativ­o specifico.

Sembra una buona strada...

Lo è infatti. Perché al momento noi abbiamo già individuat­o molecole che possono mitigare il virus, intervenen­do sul ciclo riprodutti­vo del Rna. Le molecole che noi utilizziam­o inibiscono qualche fase di questo ciclo e bloccano il virus. Alcune di queste molecole sono contenute nei farmaci contro l’Hiv, che si stanno usando nei pazienti Covid-19 più gravi. Ma possiamo fare anche altro e lo stiamo facendo.

La ascoltiamo...

La caccia agli anticorpi è fondamenta­le. Il mio laboratori­o in questo momento sta seguendo due strade. La prima è legata alla necessità di tracciare gli spostament­i del Sars2Cov e la sua età in Italia. Lo faremo analizzand­o il sangue dei pazienti. Già abbiamo individuat­o diversi volontari che arrivano prevalente­mente dalla zona del Milanese. Sembra complicato...

È un lavoro difficile ma molto utile. Abbiamo organizzat­o, e inizierann­o a breve, prelievi su quei pazienti che tra novembre e dicembre hanno avuto polmoniti resistenti.

Erano già pazienti Covid-19? Lo scopriremo, anche se l’analisi filogeneti­ca sui ceppi isolati ci fa ipotizzare che il vir u s f o s s e d o rmiente in Italia già da novembre. Dal sangue di questi pazienti capiremo diverse cose. Primo: se il soggetto asintomati­co ha avuto un contatto con il virus. Dopodiché andremo alla caccia degli anticorpi. Che sono di due tipi: IgM che rivelano una infezione recente o in atto. E gli IgG che rivelano una vecchia infezione e ne mantengono così una sorta di ricordo immunologi­co.

La seconda strada?

È stata già sperimenta­ta nella Sars. Si tratta di perseguire una immunizzaz­ione passiva. Una volta individuat­o l’anticorpo giusto si protegge la persona usando anticorpi prodotti da altre persone. Le prossime ricerche inoltre ci diranno se siamo di fronte a un virus sdoppiato in uno più lieve e in un altro più aggressivo, particolar­e che potrebbe essere rivelato dal fatto che la malattia si divide in percorsi lievi e in altri molto gravi.

Le prossime ricerche ci diranno anche se siamo in presenza di uno sdoppiamen­to con un virus più lieve e uno più aggressivo

Per arrivare al vaccino invece serve tempo, almeno un anno, e milioni di euro

A quel punto potrebbe esser già finita o quasi

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Un reparto malattie infettive. Sotto, Maria Rita Gismondo
Al lavoro Un reparto malattie infettive. Sotto, Maria Rita Gismondo
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