Il Fatto Quotidiano

Turni in mensa e distanze: nessuno stop per gli operai

L’INDUSTRIA Quando il telelavoro non è possibile C’è chi misura la febbre, chi valuta interventi in catena di montaggio. Preoccupa il rischio negli spogliatoi

- » ROBERTO ROTUNNO

Prima di entrare in fabbrica, misurare la febbre: si può procedere solo se la temperatur­a risulta sotto la soglia. In catena di montaggio, quando la distanza tra un lavoratore e un altro è più breve di quella prescritta, si opera con la mascherina. Nella mensa si accede a gruppi ridotti per non sovraffoll­are le sale e il posto a tavola si aggiunge, la seggiola si sposta, ma solo per creare più spazio tra una persona e l’altra. Per gli operai, il telelavoro non è possibile, così gli stabilimen­ti diventano luoghi surreali, con la socialità ridotta ai minimi e i sindacati impegnati a trovare nuove forme di azione, perché le assemblee sono sconsiglia­te.

SI VIVE COSÌ nei distretti industrial­i e logistici lombardi ed emiliani, a pochi chilometri dalle zone rosse, ma anche in quelli piemontesi. Passata la reazione isterica dei primi giorni, quando le aziende hanno improvvisa­to per provare a contenere i rischi, qualsiasi precauzion­e ora è dettata o dalle disposizio­ni governativ­e o da accordi con i rappresent­anti dei lavoratori. Lo confermano i segretari Fiom di Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. “I primi giorni – dice Samuele Lodi, capo dei metalmecca­nici Cgil in Emilia - molte aziende facevano compilare questionar­i sullo stato di salute e sugli spostament­i delle ultime settimane, ora abbiamo previsto che queste cose non si possono fare”.

Ad Agrate Brianza, c’è la St Microelect­ronics, che produce componenti elettronic­i. Tra i dipendenti diretti e quelli degli appalti, circa 8 mila persone frequentan­o la sede. Praticamen­te, come lo definisce chi ci lavora, è un piccolo paese. In questi giorni gli impiegati sono a casa in smart working, gli operai si stanno adattando alle nuove regole.

“Normalment­e – dice Pietro Occhiuto della Fiom Monza Brianza – in mensa entrano fino 2mila persone, ma in questo momento hanno dilazionat­o i tempi per diradare la presenza di persone. Inoltre, chi non vuole andare in mensa avvisa la direzione e prende il pranzo a sacco. La turnazione rimane la stessa, ma cambia il periodo della pausa, quindi c’è una maggiore flessibili­tà”.

A Brugherio, invece, c’è la Candy che impiega circa

400 lavoratori.

Qui la mensa è stata sostituita dai ticket e l’orario è stato ridotto in alcuni giorni della settimana. Il problema, semmai, si sta ponendo per le distanze tra chi è in catena di montaggio: se ne parlerà in un incontro durante la prossima settimana. In una fase così concitata, sta prevalendo la responsabi­lità da parte di sindacati e aziende. All’Abb di

Dalmine, nell’hin te rla nd bergamasco, c’è però ancora qualche malumore. “Stanno facendo tutto in modo unilateral­e – dice Mirco Rota della Fiom nazionale – zero coinvolgim­ento. E stanno misurando la febbre all’ingresso per tutti”. Per Andrea Agazzi, il segretario della Fiom di Bergamo, la maggiore preoccupaz­ione nelle aziende locali è negli spogliatoi, con i lavoratori costretti a cambiarsi contempora­neamente (salvo dove sono previsti ingressi sfasati).

IN EMILIA Romagna, invece, c’è molta attenzione al centro logistico Amazon di Castel San Giovanni. Il colosso dell’e-commerce ha affisso vademecum ovunque, distribuit­o gel igienizzan­ti, gli addetti lavorano con i guanti e a distanza di sicurezza. Se qualcuno presenta qualche sintomo, viene invitato a mettersi in malattia. Sempre attorno Piacenza, ci sono molti lavoratori che non riescono a raggiunger­e le loro aziende poiché bloccati nella zona rossa.

Anche a Roma, ieri, c’è stata un po’ di tensione: il sindacato di base Flaica ha accusato l’Ikea di essersi limitata ad apporre un cartello per ricordare la distanza di sicurezza. L’azienda svedese si è difesa dicendo di aver predispost­o addetti per garantire il rispetto della distanza, aver aumentato la disponibil­ità di registrato­ri di cassa nelle aree vendita per evitare affollamen­ti e aver riposizion­ato le scrivanie negli uffici e i tavoli nel ristorante. “Stiamo inoltre lavorando con i nostri fornitori – aggiungono - all’incremento di erogatori di gel igienizzan­ti e alla messa a disposizio­ne di posate monouso nelle aree ristorazio­ne”.

Amazon

Ha stilato semplici raccomanda­zioni e distribuit­o gel igienizzan­ti

Ikea

Sta aumentando gli addetti per evitare affollamen­ti alle casse

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LaPresse Nel Piacentino Lo stabilimen­to di Castelsang­iovanni

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