Turni in mensa e distanze: nessuno stop per gli operai
L’INDUSTRIA Quando il telelavoro non è possibile C’è chi misura la febbre, chi valuta interventi in catena di montaggio. Preoccupa il rischio negli spogliatoi
Prima di entrare in fabbrica, misurare la febbre: si può procedere solo se la temperatura risulta sotto la soglia. In catena di montaggio, quando la distanza tra un lavoratore e un altro è più breve di quella prescritta, si opera con la mascherina. Nella mensa si accede a gruppi ridotti per non sovraffollare le sale e il posto a tavola si aggiunge, la seggiola si sposta, ma solo per creare più spazio tra una persona e l’altra. Per gli operai, il telelavoro non è possibile, così gli stabilimenti diventano luoghi surreali, con la socialità ridotta ai minimi e i sindacati impegnati a trovare nuove forme di azione, perché le assemblee sono sconsigliate.
SI VIVE COSÌ nei distretti industriali e logistici lombardi ed emiliani, a pochi chilometri dalle zone rosse, ma anche in quelli piemontesi. Passata la reazione isterica dei primi giorni, quando le aziende hanno improvvisato per provare a contenere i rischi, qualsiasi precauzione ora è dettata o dalle disposizioni governative o da accordi con i rappresentanti dei lavoratori. Lo confermano i segretari Fiom di Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. “I primi giorni – dice Samuele Lodi, capo dei metalmeccanici Cgil in Emilia - molte aziende facevano compilare questionari sullo stato di salute e sugli spostamenti delle ultime settimane, ora abbiamo previsto che queste cose non si possono fare”.
Ad Agrate Brianza, c’è la St Microelectronics, che produce componenti elettronici. Tra i dipendenti diretti e quelli degli appalti, circa 8 mila persone frequentano la sede. Praticamente, come lo definisce chi ci lavora, è un piccolo paese. In questi giorni gli impiegati sono a casa in smart working, gli operai si stanno adattando alle nuove regole.
“Normalmente – dice Pietro Occhiuto della Fiom Monza Brianza – in mensa entrano fino 2mila persone, ma in questo momento hanno dilazionato i tempi per diradare la presenza di persone. Inoltre, chi non vuole andare in mensa avvisa la direzione e prende il pranzo a sacco. La turnazione rimane la stessa, ma cambia il periodo della pausa, quindi c’è una maggiore flessibilità”.
A Brugherio, invece, c’è la Candy che impiega circa
400 lavoratori.
Qui la mensa è stata sostituita dai ticket e l’orario è stato ridotto in alcuni giorni della settimana. Il problema, semmai, si sta ponendo per le distanze tra chi è in catena di montaggio: se ne parlerà in un incontro durante la prossima settimana. In una fase così concitata, sta prevalendo la responsabilità da parte di sindacati e aziende. All’Abb di
Dalmine, nell’hin te rla nd bergamasco, c’è però ancora qualche malumore. “Stanno facendo tutto in modo unilaterale – dice Mirco Rota della Fiom nazionale – zero coinvolgimento. E stanno misurando la febbre all’ingresso per tutti”. Per Andrea Agazzi, il segretario della Fiom di Bergamo, la maggiore preoccupazione nelle aziende locali è negli spogliatoi, con i lavoratori costretti a cambiarsi contemporaneamente (salvo dove sono previsti ingressi sfasati).
IN EMILIA Romagna, invece, c’è molta attenzione al centro logistico Amazon di Castel San Giovanni. Il colosso dell’e-commerce ha affisso vademecum ovunque, distribuito gel igienizzanti, gli addetti lavorano con i guanti e a distanza di sicurezza. Se qualcuno presenta qualche sintomo, viene invitato a mettersi in malattia. Sempre attorno Piacenza, ci sono molti lavoratori che non riescono a raggiungere le loro aziende poiché bloccati nella zona rossa.
Anche a Roma, ieri, c’è stata un po’ di tensione: il sindacato di base Flaica ha accusato l’Ikea di essersi limitata ad apporre un cartello per ricordare la distanza di sicurezza. L’azienda svedese si è difesa dicendo di aver predisposto addetti per garantire il rispetto della distanza, aver aumentato la disponibilità di registratori di cassa nelle aree vendita per evitare affollamenti e aver riposizionato le scrivanie negli uffici e i tavoli nel ristorante. “Stiamo inoltre lavorando con i nostri fornitori – aggiungono - all’incremento di erogatori di gel igienizzanti e alla messa a disposizione di posate monouso nelle aree ristorazione”.
Amazon
Ha stilato semplici raccomandazioni e distribuito gel igienizzanti
Ikea
Sta aumentando gli addetti per evitare affollamenti alle casse