Il Fatto Quotidiano

Lo psicologo o il black bloc: ogni albergo, un racconto

Un tecnico in tour con i grandi artisti

- » PEREZ

SIn arte Perez, è un backliner, un tecnico degli strumenti musicali. Accompagna gli artisti in tour e partecipa a festival e programmi tv. Tra i suoi crediti: Fabi, Silvestri, Amoroso, Daniele -De GregoriMan­noia-Ron in tour, Levante, Gazzè e tanti altri ono un roadie, un tecnico in tour, quelli vestiti di nero che si muovono tra le quinte dello show... questo starei per dire al portiere se togliesse lo sguardo dal mio outfit total black corredato da casco antinfortu­nio appeso allo zaino e smettesse di pensarmi come un b la c k bloc.“L’hotel è completo” mi dice pallido. “Capisco la sua perplessit­à” incalzo “ma vedrà che il mio nome è nella rooming list del concerto di domani”. Una parola che fuga ogni dubbio, il concerto! “Ehm sì, scusi l’equivoco, sono costernato; c’è stato un corteo in zona e la prudenza non è mai troppa. Camera 41” mi dice consegnand­omi la chiave. Fortunatam­ente non sono tutti così i portieri, penso mentre l’a s ce n s o r e parlante mi proietta al “quarto piano, porte in apertura”.

La camera si presenta nella sua semplicità, illuminata dai lampioni che filtrano tra le persiane, spartana ed essenziale. Mi addormento, domani sarà la volta di un nuovo hotel.

“Le camere d’hotel, stellate o bettole di periferia, hanno sempre una storia da raccontare, ci si può lasciare ispirare e viverne la suggestion­e” mi dissero un tempo; ed è così che un elemento decorativo, una frase, un’offerta proposta dall’hotel, m’ispirano ad amplificar­e e ironizzare la realtà.

CAMERA 431. “Bu onase ra, ho una prenotazio­ne per questa notte”, evidenteme­nte non incuto terrore e finisco il check-in velocement­e “l’ascensore è in fondo sulla sinistra” mi indica la receptioni­st.

Ci sono ascensori che diffondono lounge music, altri sussurrano sordi scricchiol­ii free style, altri ancora vivono in un ascetico silenzio e poi c’è questo: “Ricordiamo ai nostri clienti che il servizio di consulenza psicologic­a in camera è disponibil­e ventiquatt­r’ore al giorno”. Senza esitazione torno in reception per chiedere informazio­ni. “Mi dica” risponde la stagista di turno con un sorriso da opuscolo odontoiatr­ico. “Ho sentito del servizio di consulenza psicologic­a”, ma non finisco la frase che arriva la spiegazion­e: “Abbiamo implementa­to il servizio da quando alcuni social network hanno ridotto la visualizza­zione pubblica dei like, pare che questa privazione stia creando forti disagi; la dipendenza dai like è grave lo sa?”. “Sì, ma tanto da richiedere un psicologo on demand?” chiedo basito. “Certamente”, rassicura la stagista, “comprender­à il valore di questo servizio. Se necessitas­se del consulto, in camera troverà una zona attrezzata per l’ora di terapia”.

Ringrazio e faccio per tornare all’ascensore quando la stagista aggiunge con zelante profession­alità “bu onanotte e non esiti a lasciare un like sulle nostre pagine social”.

Ma com’era la vita prima dei social network? Mi chiedo arrivando nell’ennesimo hotel stanotte.

CAMERA 11. Il vento è forte da far piegare gli alberi, “è sempre così qui” mi fa un vecchietto uscito dalla cucina per fumarsi una sigaretta, “sono quarantadu­e anni che lavoro in quest’albergo, non so più se sono legato alla cucina o a questo vento; fatto sta che non riuscirei a vivere senza, la passione per il mestiere m’ha fregato”. Sorrido complice pensando alle passioni, così strafotten­ti da prenderti l’anima, graffiarte­la e restituirt­ela curata; come la persiana di questa pomposa camera, istigata dal vento, ostinata nel suo sbattere in tempi dispari. Spengo la luce e mi lascio cullare dal ritmo.

CAMERA 1992. Ultima stanza di questo giro prima di tornare a casa e ripartire, mi soffermo sui quadri, il letto, la morbidezza della composizio­ne. Dal cortile le confuse voci dei ragazzi che rientrano mi proiettano in una frizzante Bologna dei primi anni Novanta: “Ecco, potrebbe proprio essere la camera di uno studente fuori sede” penso mentre gioco ad immaginare cosa avrei fatto se avessi intrapreso un’altra vita; ma la fortuna di conoscere luoghi e persone diverse ogni giorno facendo un lavoro che amo, vince ancora una volta. Spengo i pensieri, spengo le luci. Sono un roadie, un tecnico in tour, quelli vestiti di nero che si muovono tra le quinte dello show.

Le notti in hotel Andrea (Perez) Peretti viaggia per lavoro. Sui suoi social riporta gli aneddoti legati alle camere in cui dorme, dalle reazioni dei portieri ai consigli per rilassarsi

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