Il Fatto Quotidiano

C’è il virus e c’è pure il Mes, ma il pacchetto dove sta?

- » MARCO PALOMBI

C’è il coronaviru­s, si sa, e tutto si ferma, pure la politica va a scartament­o ridotto quando non direttamen­te in quarantena. Venerdì, però, l’Ansa ci ha ricordato che non tutto è fermo: il 16 marzo il bizzarro consesso informale detto Eurogruppo (i ministri delle Finanze dell’eurozona) deve “dare l’approvazio­ne finale” alla riforma del Mes, il vecchio fondo salva-Stati, per poi riservare il via libera formale ai capi di Stato e governo. A questo punto vanno ricordate un paio di cose: il Parlamento – questa maggioranz­a - ha impegnato il governo a informarlo sull’iter e a procedere nella famosa “logica di pacchetto” cara a Giuseppe Conte; la riforma del Mes (che già è pessimo di suo) è ritenuta particolar­mente pericolosa per l’Italia anche da economisti europeisti come Carlo Cottarelli e Giampaolo Galli. Problema: finora nessuno ha detto niente alle Camere e la “logica di pacchetto” imporrebbe all’esecutivo un rinvio sine die, visto che all’orizzonte non c’è né un bilancio Ue, né l’unione bancaria e - se non ci sono e si firma - il premier e il ministro dell’Economia avranno mentito. Quel che c’è all’orizzonte, invece, è una recessione durissima per cui il governo ha già chiesto a Bruxelles una risposta fiscale comune e l’Abi una moratoria sulle regole assurde sul trattament­o delle sofferenze (rischiano di far saltare parecchie banche). Sarebbe il caso - prima anche solo di pensare di firmare - di ottenere tutto quel che ci serve per reagire alla botta che verrà: non è mica obbligator­io fare i coglioni come al solito.

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