Il Fatto Quotidiano

Italia: altri 200 morti Lombardia a pezzi Zaia: “Allarme contagi”

L’infezione continua Nella provincia di Bergamo quasi 2.000 positivi. Gli ospedali sono al collasso

- » DAVIDE MILOSA

La rincorsa è senza tregua. Sars2Cov non molla di un millimetro e da ieri la sua diffusione è diventata pandemica. Cresce, dunque, e lo fa a grandi passi. Numeri, calcoli, dichiarazi­oni. Tutto ruota attorno al concetto non più vago di contenimen­to e all’appello chiarissim­o di restare il più possibile in casa. Bisogna arginare, ormai è chiaro. E farlo su tutti i fronti. L’obiettivo è preservare, per quanto ancora possibile, il sistema sanitario nazionale.

La giornata di ieri, dopo la relativa pausa di martedì, ha ribadito come il cuore dell’epidemia sia la Lombardia che è arrivata a un tetto di 7.280 positivi, registrand­o 1.489 contagi in più rispetto al giorno precedente, arrivando. Cifra pressoché uguale a quella fatta registrare a livello nazionale nella giornata del 9 marzo. Insomma battere il virus qua significhe­rebbe vincere la guerra. Ma ora la paura percorre lo Stivale verso Sud. Soprattutt­o dopo le decine di migliaia di persone fuggite dalla Lombardia.

A LIVELLO NAZIONALE, secondo i dati della Protezione civile, i malati ieri sono arrivati a 10.590 con un aumento di 2.076 casi rispetto al dato di martedì (erano 8.514). I contagi invece hanno raggiunto 12.462. Mentre 1.028 sono i ricoveri nelle terapie intensive. Il bollettino dei deceduti per Covid-19 fissa la cifra a 827, martedì erano 631. Ben 617 riguardano la Lombardia che in un solo giorno ha fatto registrare l’incremento record di 149 morti. Tanto che l’assessore alla Sanità Giulio Gallera ha confermato alcune criticità negli ospedali anche per la gestione delle persone decedute. Per questo da oggi la Lombardia e l’intero territorio nazionale diventeran­no zona rossa a tutti gli effetti, come per due settimane lo è stata l’area del Basso Lodigiano, dieci comuni a partire dai focolai di Codogno, Casalpuste­rlengo e Castiglion­e d’Adda. Qui i contagi non sono affatto zero, ma in diminuzion­e con una curva di poche unità che superano appena la decina. La strada è giusta e il modello sarà replicato.

Anche se la riapertura dell’ormai ex zona rossa non ha convinto tutti. Tra questi il professor Massimo Galli, direttore del Dipartimen­to di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Spiega: “I risultati ottenuti nel Lodigiano sono evidenti. Togliere i controlli è però stato un errore. Sarebbe stato importante invece completare l’indagine epidemiolo­gica anche sulle persone asintomati­che che sono state in contatto con le persone certamente infette, per ridurre al minimo il rischio di una ripresa della circolazio­ne del virus”. Risultato simile è stato registrato nel primo focolaio veneto nel Comune di Vo’ Euganeo. Anche se ieri il governator­e Luca Zaia ha previsto, entro il 13 aprile, se le persone non si adeguerann­o alle norme, un incremento regionale fino a 2 milioni di contagi. L’allerta ora coinvolge Centro e Sud, nonostante la scelta di rendere zona rossa tutta l’Italia aiuta a contenere i rischi.

Nel mirino finiscono regioni come Lazio, Campania, Puglia e Calabria. Qui, tra martedì e ieri gli aumenti sono stati minimi. Con il Lazio a 125 casi, Campania a 149, Puglia a 71 e Calabria 17. Spiega il professor

Galli: “Dovesse presentars­i al Sud, ritengo che possa trovare un sistema sanitario già allertato, in grado prontament­e di riconoscer­ne la presenza, diversamen­te da quanto avvenuto al Nord. Se il virus dovesse accennare a dilagare diventereb­be cruciale la politica degli isolamenti, sia per i contatti, sia soprattutt­o per le persone risultate positive”. Prosegue ancora Galli: “La battaglia va vinta sul campo, con il contenimen­to della diffusione dell’infezione. Altrimenti gli ospedali non reggeranno all’urto. Il Sud, al di là delle molte oggettive eccellenze, ha un sistema sanitario più fragile rispetto alle regioni del Nord, i cui ospedali sono, come sappiamo, già in condizioni di grave crisi”.

Se continuiam­o a non rispettare le regole entro il 15 aprile avremo due milioni di veneti contagiati, lo dicono i nostri modelli

Se si continua così il 15 marzo tocchiamo il picco nelle terapie intensive

LUCA ZAIA REGIONE VENETO

Il problema delle salme L’assessore al Welfare Gallera denuncia criticità anche per la gestione delle persone decedute

LA NASCITA DI FOCOLAI al Sud e quindi lo spostament­o del virus non implica però il mutamento del suo genoma. Su questo concordano tutti i ricercator­i. Sars2Cov resta quello nato a Wuhan, tranne per alcune variazioni dovute agli errori prodotti nel suo replicarsi. Il centro della battaglia rimane dunque la Lombardia.

Ieri la sola provincia di Bergamo ha raggiunto il tetto di 1.851 positivi, superiore a tutta l’Emilia Romagna (1.739). Qui gli ospedali a Est e a Ovest di Bergamo sono al collasso.

Le ambulanze del 118 attendono anche ore per scaricare i pazienti. Mancano i posti letti. Quelli in tera

pia intensiva, a livello regionale, sono la prima emergenza. Ieri in Lombardia i ricoveri in queste strutture sono arrivati a 560, ben oltre il 50% del totale, cioè 910 tutti o quasi occupati. “Ogni giorno – ha spiegato Gallera – facciamo la corsa a recuperare ogni interstizi­o per attaccare anche una sola bocchetta dell’ossigeno”. Per questo la svolta potrebbe arrivare dai padiglioni della Fiera di Milano. Qui si può arrivare a creare 800 posti in più per la terapia intensiva. Un ospedale Covid-19 dedicato in stile Wuhan.

 ??  ??
 ??  ?? Epicentro
Tende e strutture di emergenza degli Spedali Civili di Brescia per il coronaviru­s
Epicentro Tende e strutture di emergenza degli Spedali Civili di Brescia per il coronaviru­s
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy